Le sanzioni occidentali contro il petrolio russo stanno già favorendo Arabia Saudita e Paesi del Golfo

4 dicembre 2022
  • Volete vedere che, alla fine, l’embargo contro il petrolio russo di Stati Uniti, Unione europea, Canada e Giappone creerà problemi a questi quattro Paesi?  
  • La sensazione è che Cina, Russia e i Paesi petroliferi facciano squadra non certo per favorire l’Occidente industrializzato. Siamo sicuri che la strategia americana ed europea per danneggiare la Russia sia sul fronte petrolifero giusta? 

Volete vedere che, alla fine, l’embargo contro il petrolio russo di Stati Uniti, Unione europea, Canada e Giappone creerà problemi a questi quattro Paesi?  

“Il tetto di $60 al barile di greggio pattuito tra G7, UE e Australia fa infuriare Ucraina, Polonia e i soliti chihuahua baltici che chiedevano che il tetto fosse stabilito a $30. Ma a questo punto perché 30 e non 10? Perché non farsi regalare i barili direttamente da Babbo Natale? Sembra che a spingere al rialzo del tetto siano state le societé greche e maltesi che nella UE dominano il trasporto marittimo di petrolio. In ogni caso stanno tutti facendo i conti senza l’oste, vale a dire l’OPEC+, che se si scogliona riduce la produzione. A quel punto resta l’opzione della letterina a Babbo Natale…”. Così si legge in un articolo tra l’ironico e il sornione pubblicato da Telegram. In effetti, chi la scritto ha visto giusto, perché l’OPEC – l’Organizzazione di tredici Paesi esportatori di petrolio – ha deciso di ridurre la produzione, mentre la Russia, al contrario, ha deciso di aumentare la produzione.

 

La sensazione è che Cina, Russia e i Paesi petroliferi facciano squadra non certo per favorire l’Occidente industrializzato. Siamo sicuri che la strategia americana ed europea per danneggiare la Russia sia sul fronte petrolifero giusta? 

E’ noto che i Paesi petroliferi del Golfo e l’Arabia Saudita non sono più in sintonia con gli Stati Uniti. Di fatto è una rottura storica che si è consumata con l’amministrazione americana del Democratico Joe Biden. Non c’è nemmeno bisogno di dire che, in questo momento, anche per il petrolio, l’Occidente è nelle mani dei Paesi che non sembrano in linea con l’area del dollaro. Domani scatta l’embargo al petrolio russo di Unione europea, Stati Uniti, Canada e Giappone. Per tutta risposta, la Russia ha aumentato la produzione di petrolio, mentre l’OPEC ha ridotto la produzione di petrolio di 2 milioni di barili, andando contro la richiesta degli americani. “In vista dell’entrata in vigore delle sanzioni UE – leggiamo su scenarieconomici.it – la Russia ha prodotto 10,9 milioni di bpd (barili di petrolio al giorno ndr) a Novembre e il mese scorso ha aumentato le esportazioni verso Cina, India, Corea del Sud e Giappone. Nonostante gli scarsi dati sui consumi in Cina, i dati di Refinitiv Research mostrano che l’Asia ha importato un record di 29,1 milioni di barili al giorno (bpd) di greggio a Novembre, rispetto ai 25,6 milioni di bpd di Ottobre e ai 26,6 milioni di bpd di Settembre”. La sensazione è che Cina, Russia e i Paesi petroliferi facciano squadra non certo per favorire l’Occidente industrializzato. Non possiamo non notare che, con l’attuale mossa, l’OPEC ottiene due risultati: risparmia il proprio petrolio, visto che è la Russia a immettere più petrolio nel mercato internazionale; e, in seconda battuta, mantiene alti i prezzi dello stesso petrolio. Quanto al Giappone, che partecipa all’embargo contro il petrolio russo, è evidente che ha fatto rifornimento di petrolio russo prima dell’embargo… Non sappiamo se le sanzioni al petrolio russo creeranno problemi alla Russia, ma già sappiamo che stanno favorendo Arabia Saudita e i Paesi del Golfo.

Foto tratta da Il Fatto Quotidiano 

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