- Che farà adesso la presidente della Commissione europea?
- L’euro parlamentare Rob Roos chiama in causa la presidente Ursula von der Leyen. Adesso che succederà?
- Si arriverà anche alla condivisione del rischio del vaccino anti-Covid da parte della stessa Commissione europea?
Che farà adesso la presidente della Commissione europea?
Recita un vecchio adagio siciliano: “Dissi lu surci a la nuci: dunami tempu ca ti percio“(“Disse il topo alla noce: dammi tempo che ti buco”). Lo stesso discorso vale per chi ha acquistato a ruota libera i vaccini anti-Covid con il denaro pubblico. Ieri il sito d’informazione IL PARAGONE ha pubblicato un articolo su un possibile scandalo in relazione ai ‘presunti’ vaccini anti-Covid che riprendiamo e commentiamo. Sappiamo benissimo che gli algoritmi – lo strumento orwelliano che piace tanto al Partito Democratico americano, il Partito dei voti ‘postali’ – si scateneranno. Pazienza, ce ne faremo come sempre una ragione. Cosa racconta questo articolo e perché lo associamo al vecchio proverbio siciliano? Dice, sostanzialmente, che la presidente della Commissione europea, signora Ursula von der Leyen è un po’, ma solo un po’ preoccupata. Perché? Perché i magistrati della Corte dei Conti europea hanno aperto formalmente un’inchiesta su tutta la gestione dei vaccini anti-Covid, a cominciare dagli acquisti. Tra i parlamentari europei che per primi hanno sollevato dubbi su una vicenda ancora avvolta dalle ombre c’è Rob Roos, vicepresidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, “che da tempo – leggiamo su IL PARAGONE – punta il dito contro von der Leyen e pretende che sia resa pubblica la verità”. Ed è stato proprio questo europarlamentare a fare il punto sulle indagini in corso. Vediamo di che si tratta.
L’euro parlamentare Rob Roos chiama in causa la presidente Ursula von der Leyen. Adesso che succederà?
Roos è stato intervistato dal quotidiano La Verità: “Il problema – ha detto il parlamentare europeo – riguarda il contratto principale. L’Ue ha acquistato 1,8 miliardi di dosi da Pfizer e noi non sappiamo nemmeno quanto abbia speso realmente. E sono soldi pubblici. Io ho stimato che la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 31 miliardi di euro, una cosa pazzesca. Ma la cosa peggiore è che von der Leyen pare abbia negoziato in proprio con il vertice Pfizer Albert Bourla, tramite degli sms. Non c’è soltanto un problema di trasparenza, ma anche un atteggiamento di profonda arroganza nei confronti dei contribuenti. Adesso ha iniziato a indagare anche il Pubblico ministero europeo che esamina soltanto i casi di sospetta frode, corruzione o riciclaggio di denaro. Evidentemente sta accadendo qualcosa di grave”. E ancora: “E’ stata raccontata un’enorme bugia. Sono stati presi provvedimenti e varate leggi in base al principio che il vaccino era un gesto altruistico, che lo si faceva per proteggere gli altri. Ma non c’era nessuna prova che fosse vero. Gli italiani sono stati i più penalizzati a causa di questa bugia, secondo me”.
Si arriverà anche alla condivisione del rischio del vaccino anti-Covid da parte della stessa Commissione europea?
La questione è nota già da qualche mese. E il denaro pubblico speso potrebbe essere quantificato in una somma maggiora dei 31 miliardi di euro di cui parla Roos. Riprendiamo un passo di un nostro articolo pubblicato nel Settembre di quest’anno: “Entro Novembre 2021 – scrivevano qualche mese addietro i giudici della Corte dei Conti europea – la Commissione aveva firmato contratti di acquisto per conto degli Stati membri per un valore di 71 miliardi di euro fino a 4,6 miliardi di dosi di vaccino COVID-19. Questi contratti, per la maggior parte, non sono altro che ‘acquisti anticipati in cui la Commissione condivide il rischio di sviluppo di un vaccino’. Insomma, i cittadini europei hanno condiviso ‘il rischio di sviluppo di un vaccino’. Peccato che ce lo fanno sapere solo ora! ‘I negoziati hanno seguito una procedura di appalto prevista dal regolamento finanziario dell’UE – leggiamo sempre nella relazione della Corte dei Conti europea – mentre il cuore del processo sono state le trattative preliminari che hanno avuto luogo prima di una gara d’appalto… L’UE si era assicurata dosi sufficienti per vaccinare almeno il 70 % della popolazione adulta entro la fine dell’Estate del 2021, dopo aver sperimentato una difficile carenza di offerta da due produttori nella prima metà del 2021. La Commissione potrebbe, e in un caso lo ha fatto, citare i produttori in tribunale’. Nella relazione si dice che i termini dei contratti si sono evoluti nel tempo; quelli firmati nel 2021 sono caratterizzati da ‘disposizioni più forti su questioni chiave come i programmi di consegna e l’ubicazione di produzione rispetto a quelli firmati nel 2020. I termini negoziati sono diversi per ogni contratto, salvo adesione ai principi della direttiva sulla responsabilità per danno da prodotti difettosi’. Qui arriva un passaggio importante che, forse, la Commissione europea dovrebbe chiarire: ‘Gli Stati membri hanno convenuto di ridurre i rischi per i produttori legati alla responsabilità per effetti avversi (principio di condivisione del rischio nella strategia vaccinale)’. Insomma, le disposizioni nei contratti stipulati con i produttori di vaccini contro il COVID-19 differiscono dai vaccini prodotti prima della pandemia di COVID, perché ‘gli Stati membri si sono assunti alcuni dei rischi finanziari normalmente assunti dal produttori di vaccini’. Anche questo passaggio è interessante: ‘I revisori raccomandano di creare linee guida sugli appalti pandemici’ sulla base dell’esperienza del COVID e raccomandano di ‘sottoporre a stress test gli appalti di contromisure mediche’ per essere ‘meglio attrezzati se necessario in futuro’. Il finanziamento per l’acquisto di vaccini è venuto in parte dallo strumento di sostegno di emergenza (ESI), strumento di finanziamento gestito direttamente dalla Commissione, principalmente dai contributi diretti dei bilanci degli Stati membri”. La novità, rispetto a circa due mesi fa, è che adesso c’è un’inchiesta ufficiale.
Foto tratta da Il Riformista
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