- Ad eccezione dello scorso anno, quando il Canada, a causa della siccità, ha accusato una riduzione della produzione di grano del 50% circa, quasi sempre l’arrivo del grano canadese deprime il prezzo del grano italiano. Soprattutto del grano duro di Sud e Sicilia. Ma quest’anno non sarà così. Il perché lo illustra in questa intervista Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia e agricoltura
- In arrivo un’ondata di freddo
In Puglia ‘pioggia’ di navi cariche di grano duro canadese
Le tensioni internazionali che impattano sul mercato del grano non accennano a placarsi. Siamo dunque tornati a sentire Mario Pagliaro (nella foto sopra a sinistra), il chimico del Cnr con il quale da anni teniamo un dialogo sul grano e su molti temi legati all’agricoltura e sull’agroalimentare i cui episodi sono letti e ripresi in tutta Italia. Cominciamo con una notizia che ritrovo sulla sua pagina; Facebook: nei giorni scorsi 4 navi provenienti dal Canada hanno scaricato nei porti della Puglia quasi 160.000 tonnellate di grano duro. Una, attraccata a Bari, proveniva addirittura da Vancouver, sulla costa del Pacifico del Canada e portava quasi 56.000 tonnellate. Un’altra ha portato 30.000 tonnellate persino nel porto di Manfredonia.
Ci si aspetterebbe un immediato crollo dei prezzi del grano duro. E’ così?
“No. E infatti Martedì, con le navi che stavano scaricando, e il via vai dei camion sulla Foggia-Manfredonia per portare il grano importato alle aziende che lo hanno comperato, il prezzo è rimasto alto e invariato: oltre 51,5 euro al quintale contro i 52 della settimana precedente. Normalmente, come dice lei, il prezzo sarebbe collassato”.
Perché il prezzo del grano duro non è crollato?
“Perché il grano importato ha esso stesso un costo altissimo. Non è come nel caso dell’olio di oliva importato dal Nordafrica a prezzi irrisori. I produttori esteri hanno subito anch’essi l’aumento vertiginoso dei prezzi di urea e gasolio. Vi aggiunga quelli del trasporto, che avviene su nave bruciando olio combustibile derivato dal petrolio che ormai quota regolarmente a prezzi altissimi. Infatti, la Tunisia ha appena comperato 100.000 tonnellate di grano duro pagandole quasi 540 dollari a tonnellata. Riceveranno 4 cargo da 25.000 tonnellate: il primo a 529 dollari a tonnellata e l’ultimo a Gennaio a quasi 540 dollari. E’ interessante che all’asta abbiano partecipato otto aziende: i prezzi offerti sono stati compresi fra 528 e 595 dollari, cioè si è ormai vicini ai 60 dollari al quintale. Le ricordo infine che per mesi il valore dell’euro in un anno è sceso alla parità col dollaro, mentre un anno fa un euro comprava 1,13 dollari”.
IN ARRIVO UN’ONDATA DI FREDDO
Cosa accadrà dunque nelle prossime settimane? Il prezzo si manterrà stabile per poi diminuire o aumenterà?
“Arriva in queste ore sull’Italia e sulla piccola Europa occidentale un’ondata di freddo dovuta ad aria gelida proveniente dalla Russia che porterà neve a quote basse, piogge e un nuovo forte calo delle temperature. La goccia fredda orientale interagirà poi con una depressione di origine atlantica che dal 16 Novembre potrebbe far precipitare l’Italia in pieno inverno. Da domani, Domenica 13 Novembre, sarà al freddo gelido per molti giorni anche un’area enorme del Continente nordamericano. Le previsioni sono per una rottura precoce, a brevissimo, del vortice polare: se accadrà sarà un Inverno tanto freddo quanto mite è stato il mese di Ottobre. In queste condizioni, con la produzione di grano duro largamente insufficiente rispetto alla domanda, non potrà esserci alcun calo dei prezzi del grano duro, ma solo rialzi”.
Andiamo ai prezzi di pane, di cui si parla o scrive troppo poco. A quanto arriverà il prezzo del pane e perché se ne parla così poco?
“L’aumento del prezzo del pane è dovuto agli aumenti senza precedenti storici del costo della farina e del costo dell’energia. Il prezzo del pane, che è libero, ha raggiunto i 5 euro al chilo in alcuni centri siciliani come Palermo dove a 5 euro vengono venduti i panini e a 4 euro il pane (https://ilsicilia.it/caro-pane-protestano-i-panificatori-palermitani-aumenti-alle-stelle/) e in certi casi lo ha anche superato. Gli unici panifici che possono permettersi di vendere il pane a 2,5-3 euro al chilo sono quelli che bruciano legna, magari ottenuta gratuitamente da vicine coltivazioni di ulivo o dai boschi. Degli aumenti si parla, eccome! Ad esempio, Catania BLOG.it un mese fa scriveva (https://www.cataniablog.it/aumento-prezzi-pane-a-4-kg-ma-ce-chi-dice-no.html) del pane che aveva raggiunto i 4 euro al chilo, con la farina comprata dai panificatori passata da 37 a 84 centesimi al kg perché il mulino di Siracusa da cui si approvvigionava è passato da una bolletta media di 40mila a 180mila euro. Se il Governo, come pare stia accadendo, interverrà per ridurre il costo delle bollette di gas ed energia elettrica delle aziende, i prezzi dovrebbero stabilizzarsi”.
Un’ultima domanda: secondo lei gli agricoltori siciliani quest’anno coltiveranno il grano?
“Non solo quelli siciliani, ma anche quelli lucani e pugliesi. Le prime piogge dello scorso fine settimana hanno reso i terreni in condizioni ideali per seminare il nuovo raccolto. Le relazioni internazionali si sono deteriorate. I traffici commerciali sono divenuti molto più costosi oltre che difficili. La domanda di grano, nei Paesi del Mediterraneo, non fa che aumentare su spinta dalla giovane ed enorme popolazione nordafricana dove non richiedono solo grano tenero, fornito quasi integralmente dai Paesi della ex URSS, ma anche pregiato grano duro. I prezzi resteranno elevati. Le aziende siciliane cresceranno di dimensione, e si doteranno degli impianti di stoccaggio del cereale. Ciò di cui hanno bisogno, le aziende agricole siciliane, è che la Regione rifaccia tutte le strade interne della nostra Isola, il cui degrado in molti casi impedisce persino ai camion di avvicinarsi alle aziende per caricare il raccolto”.
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