- Qualche giorno fa ci siamo stupiti – guardando soprattutto alla Sicilia – del prezzo del pane schizzato a 5 euro al Kg. Ora prendiamo atto che la situazione peggiora di giorno in giorno con ulteriori aumenti del prezzo del pane e probabile chiusura di tanti panificatori a causa delle bollette di luce e gas alle stelle
- La protesta dei panificatori di Napoli
- Le grandi responsabilità dell’Unione europea, che ha agevolato gli speculatori, e l’ormai insopportabile retorica italiana sull’europeismo
Qualche giorno fa ci siamo stupiti – guardando soprattutto alla Sicilia – del prezzo del pane schizzato a 5 euro al Kg. Ora prendiamo atto che la situazione peggiora di giorno in giorno con ulteriori aumenti del prezzo del pane e probabile chiusura di tanti panificatori a causa delle bollette di luce e gas alle stelle
Qualche giorno fa – osservando soprattutto la Sicilia e qualche altra Regione italiana – ci siamo un po’ meravigliati del prezzo del pane, che in alcune delle grandi città della nostra Isola da 3 euro-3,50 euro al Kg è passato a 5 euro al Kg. E ci siamo chiesti che cosa sarebbe successo nella cosiddetta Prima Repubblica se il prezzo del pane fosse arrivato a 10 mila lire al Kg. Oggi scopriamo che la situazione si va aggravando. Il motivo è semplice: finite le elezioni sta per arrivare un aumento di quasi il 60% delle bollette. Di fatto, la politica italiana ha gabbato gl’italiani. E’ chiaro che, con questi costi di produzione che aumentano, molti panificatori saranno costretti a chiudere. L’unico modo per salvarsi è aumentare i prezzi del pane, che è quello che sta succedendo nelle città ricche del Nord Italia: a Ferrara, ad esempio, il pane viene venduto a quasi 10 euro al Kg; a Forlì si vende a 9 euro al Kg; a Venezia si scende appena un po’: un Kg di pane 8,50 euro al Kg; prezzi un po’ meno cari, ma sempre elevati, a Milano, Bari, Ancona, Bologna, Macerata, Bolzano, Modena, Reggio Emilia, Trento e Udine dove di ‘viaggia’ intorno a 6 auro per ogni Kg di pane (come potete leggere qui). Benevento, Napoli e Cosenza sono le città dove il pane costa meno: da 2,50 a 3 euro al Kg (meno per modo di dire, perché in lire si ‘viaggerebbe’ intorno a 5-6 mila euro per un Kg di pane, prezzi che nella Prima Repubblica, non ci sono mai stati, la dimostrazione – una delle tante dimostrazioni – del fallimento dell’euro, moneta unica europea che ha fatto perdere agl’italiani il senso dell’orientamento economico).
La protesta dei panificatori di Napoli
Abbiamo scritto che Napoli è una delle città dove il pane costa meno. Era così fino a qualche tempo fa, perché oggi, con le bollette di luce e gas alle stelle, anche a Napoli cominciano i problemi. In certe città del Sud Italia il prezzo del pane può essere alzato fino a un certo punto, perché se il prezzo va troppo su i consumatori fanno a meno del pane. Così le proteste dei panificatori cominciano anche a Napoli, dove il peso delle bollette è diventato insopportabile: da qui una manifestazione di protesta dei panificatori in Piazza del Plebiscito (qui un video). A Napoli le bollette recapitate ai panificatori sono passate da 1000 mila a 6000-7000 euro: costi di produzione praticamente insostenibili. Davanti a un’Italia colpita in uno dei suoi alimenti fondamentali – il pane – si rimane basiti dall’atteggiamento cialtronesco della politica italiana. Nessun provvedimento concreto. E nessuna critica ai responsabili di tutto quello che sta succedendo. I responsabili – o meglio, la responsabile dell’aumento del prezzo del gas e, di conseguenza delle bollette di gas ed energia elettrica – è l’Unione europea. La volgare speculazione sul gas è iniziata a fine Aprile dello scorso anno: è iniziata nel mercato del gas di Amsterdam e nessuno l’ha fermata e, ancora oggi, nessuno ferma questi banditi che stanno mettendo in ginocchio famiglie e imprese di mezza Europa.
Le grandi responsabilità dell’Unione europea, che ha agevolato gli speculatori, e l’ormai insopportabile retorica italiana sull’europeismo
In Italia, poi, si assiste ancora a una stucchevole retorica sull’europeismo, facendo finta di non sapere che l’Unione europea ha responsabilità gravissime rispetto a quello che sta succedendo e che succederà, con la chiusura di milioni di imprese e la disperazione di milioni di famiglie. E la situazione si aggraverà, perché l’Unione europea è appena entrata nel terzo mese senza il gas russo, essenziale per tenere in piedi il sistema produttivo europeo e per riscaldare le abitazioni di milioni di famiglie con l’Inverno che avanza. Questo a causa delle ottuse sanzioni alla Russia adottate dalla peggiore Commissione europea della storia della Ue, sanzioni che hanno costretto la Russia a tagliare il gas all’Europa. Se a questo aggiungiamo le bombe che hanno fatto saltare in aria i gasdotti Stream 1 e Stream 2 che collegavano la Russia con l’Europa, la frittata è fatta! Anche se finisse la guerra in Ucraina – e non finirà ma continuerà – il gas russo non potrà più arrivare in Europa chissà per quanti anni a venire, per la gioia degli Stati Uniti d’America, ben felici di vendere all’Europa il proprio gas; e per la gioia della Cina, che da due mesi si prende il gas russo che prima arrivava in Europa. La cosa incredibile è che in Italia ci sono ancora persone che vanno dietro all’Unione europea: c’è addirittura un partito politico che si chiama + Europa, che è rimasto fuori dal Parlamento per pochi voti, ma che con un ricorso ‘europeista’ – siamo pronti a scommettere – verrà fatto rientrare in Parlamento. Questa è l’Italia di oggi, un Paese alla frutta che tra qualche mese potrebbe cominciare a fare a meno anche del pane…
Foto tratta da Il Messaggero
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