- Dopo l’ubriacatura elettorale di questi giorni riprendiamo l’analisi dei mercati agricoli mondiali grazie al report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi
- Paesi europei più colpiti sono Spagna, Francia, Italia centrale e settentrionale, Germania centrale, Ungheria, Romania, Slovenia e Croazia. In Sicilia invece l’acqua c’è ma il sottosviluppo – culturale prima che economico – blocca tutto
- Europa: calo delle produzioni e prezzi in crescita
- La siccità sta colpendo duramente anche alcune regioni della Cina
- La Cina punta a ridurre la produzione di CO2
- Negli Stati Uniti d’America prezzi dei prodotti agricoli in crescita
- Si riduce la produzione agricola in Ucraina. Giù l’export di grano russo a Luglio-Agosto
- In Canada aumento della produzione di grano duro
- L’Italia acquista grano anche dal Kazakistan
I Paesi europei più colpiti sono Spagna, Francia, Italia centrale e settentrionale, Germania centrale, Ungheria, Romania, Slovenia e Croazia. In Sicilia invece l’acqua c’è ma il sottosviluppo – culturale prima che economico – blocca tutto
L’Europa sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi 500 anni. Da qui una diminuzione delle rese di varie colture agricole e, di conseguenza, un aumento dei prezzi. Questo, in estrema sintesi, lo scenario che si evince leggendo il report di metà settimana dell’analista dei mercato internazionali, Sandro Puglisi. “Le agenzie europee, tra cui il JRC MARS – scrive Puglisi – riferiscono che condizioni estreme di caldo e secco in gran parte dell’Europa, in particolare in Spagna, Francia, Italia centrale e settentrionale, Germania centrale, Ungheria, Romania, Slovenia e Croazia, continuano ad avere un impatto negativo potenziale di resa delle colture estive 2022/23, in particolare mais, girasole e soia. L’Europa sta affrontando la peggiore siccità degli ultimi 500 anni, con due terzi del Continente in uno stato di allerta”. La siccità sta creando problemi ai fiumi che sono sempre meno navigabili (il riferimento è alla navigazione interna). Problemi anche per la produzione di elettricità e, naturalmente, anche in agricoltura. “La grave siccità che ha colpito molte regioni d’Europa dall’inizio dell’anno – leggiamo sempre nel report -si è ulteriormente ampliata e peggiorata a partire dai primi di Agosto. Inoltre, è probabile che fino a novembre la regione dell’Europa occidentale e del Mediterraneo subirà condizioni più calde e più secche del normale”. In verità anche in Sicilia gli incendi non mancano e anche se l’acqua nelle dighe c’è, o l’acqua non si può utilizzare perché piena di fango, o le condutture sono colabrodo, nonostante dai primi anni del 2000 la Regione abbia consegnato quasi tutto il sovrambito a una società privata – Sicilacque spa – che rivende ai siciliani l’acqua dei siciliani, mentre ha fatto poco o nulla per sistemare le condotte. Una delle tante manifestazioni del sottosviluppo culturale, prima che economico, della Sicilia.
Europa: calo delle produzioni e prezzi in crescita
Inevitabili gli effetti negativi in agricoltura. Nel report si legge che le rese per il mais da granella, quest’anno, dovrebbero essere inferiori del 16% rispetto alla media dei cinque anni precedenti, mentre le rese di soia e girasole dovrebbero diminuire rispettivamente del 15% e del 12%. “Di conseguenza – scrive Puglisi – i mercati europei hanno visto un altro forte aumento dei prezzi di tutti i prodotti. In particolare, il grano di Dicembre su Euronext, con sede a Parigi, si è stabilizzato del 2,9% a 326,00 euro ($ 325,19) a tonnellata. In precedenza è salito a un massimo di una settimana di 326,75 euro mentre ha continuato a rimbalzare dal minimo di quasi sei mesi di 301,25 euro raggiunto giovedì scorso. Lo scivolamento dell’euro al di sotto della parità rispetto al dollaro ha anche sostenuto Euronext rendendo il mercato più attraente all’estero.
La siccità sta colpendo duramente anche alcune regioni della Cina
La siccità sta complicando la vita anche alla Cina. Nel report di legge di raccolti “devastati dal caldo estremo”. Con problemi anche nelle forniture elettriche. “Le autorità del bacino del fiume Yangtze si stanno arrampicando per limitare i danni causati dai cambiamenti climatici su colture e bestiame”. In alcune aree della Cina – per esempio nella regione sud-occidentale di Chongqing – il clima è caldo e secco. Nel distretto di Jiangjin – leggiamo ancora nel report – sia l’acqua che l’elettricità sono state tagliate dopo un incendio di quattro giorni”. Con le persone che “devono recarsi in un centro di alimentazione a più di 10 chilometri di distanza per caricare i propri telefoni. L’ufficio agricolo di Chongqing ha elaborato misure di emergenza per proteggere il bestiame in oltre 5.000 allevamenti di suini su larga scala. I danni alle colture e la scarsità d’acqua potrebbero “diffondersi ad altri settori legati al cibo, determinando un aumento sostanziale dei prezzi o una crisi alimentare nel caso più grave”. Puglisi riporta una nota di Hightower Report, stando alla quale la domanda cinese di tutti i cereali e semi oleosi potrebbe aumentare se l’ondata di caldo e la siccità nella Cina centrale causassero danni significativi ai loro raccolti”. Il Centro meteorologico nazionale cinese, leggiamo sempre nel report, ieri ha declassato il suo avviso di calore nazionale a “arancione” dopo 12 giorni consecutivi di “allerta rossa”, ma si prevede che le temperature supereranno ancora i 40 gradi Celsius (104 Fahrenheit) a Chongqing, nel Sichuan e in altre parti del bacino dello Yangtze. Sui cambiamenti climatici la Cina è piuttosto pessimista e mette nel conto la possibilità che i disastri naturali proliferino nei prossimi anni a causa di condizioni meteorologiche più instabili.
La Cina punta a ridurre la produzione di CO2
In Cina, a quanto pare, sono convinti che i problemi dipendano dall’eccesso di anidride carbonica, e si stanno impegnando, leggiamo nel report, “a portare la CO2 al picco prima del 2030 e a diventare carbon neutral entro il 2060, e sta anche correndo avanti nello sviluppo delle energie rinnovabili”. I propositi sono buoni, ma il contesto politico internazionale non aiuta. C’è la guerra in Ucraina, fattore di instabilità, e come si segnale le report di Puglisi, c’è la visita a Taiwan della portavoce della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, che non agevola i rapporti tra Cina e Stati Uniti d’America: anzi. “Su questa scia – scrive Puglisi – la Cina ha annullato i colloqui sul clima con gli Stati Uniti, ponendo fine a un canale importante che ha contribuito a promuovere politiche più ecologiche”. Lo scenario geopolitico rimane complicato. “Gli Stati Uniti – leggiamo nel report – hanno vietato le importazioni dallo Xinjiang nel tentativo di salvaguardare il mercato statunitense da prodotti potenzialmente contaminati da violazioni dei diritti umani. La Cina nega che ci siano abusi”.
Negli Stati Uniti d’America prezzi dei prodotti agricoli in crescita
Intanto negli Stati Uniti i prezzi di tanti prodotti agricoli sono cresciuti. “I prezzi del mais – leggiamo sempre nel report – hanno registrato il rialzo maggiore, salendo del 4,18%. Anche i semi di soia hanno ottenuto grandi guadagni, con il contratto di settembre in aumento del 2,6%. I prezzi della farina di soia hanno chiuso con un aumento dell’1,74%. I prezzi del petrolio di soia hanno chiuso in rialzo dell’1,19%. I mercati del grano hanno esteso il rimbalzo di lunedì, con i prezzi del mese anteriore che chiudono in rialzo di altre due cifre. In particolare, il prezzo del grano CBOT SRW ha chiuso la giornata in rialzo dell’1,59%. Il grano HRW di Kansas City è andato a casa dell’1,99% in più. Il grano primaverile di Minneapolis ha chiuso con un guadagno dell’1,29% nella giornata”. I prezzi vanno sui anche se Lunedì “l’USDA ha mostrato valutazioni di qualità inferiori al previsto sia per il mais che per la soia, il che ha innescato molti acquisti tecnici. Inoltre, durante il tour annuale di Pro Farmer nei principali stati di produzione degli Stati Uniti, gli scout hanno riscontrato prospettive di resa del mais inferiori rispetto allo scorso anno e inferiori alla media triennale”. E’ così per gli Stati già esaminati, non per tutti gli Stati agricoli americani nel loro insieme.
Si riduce la produzione agricola in Ucraina. Giù l’export di grano russo a Luglio-Agosto
In queste ore in Ucraina è festa nazionale per celebrare l’indipendenza dal dominio sovietico nel 1991. Festa per modo di dire, perché c’è sempre la guerra e non si escludono problemi. Nel report si legge che l’Associazione dei cereali ucraini ha ridotto le prospettive di raccolta del mais del 12% dalla stima precedente di 27,3 MMT a 24 MMT, citando un’area di raccolta più piccola. Hanno anche ridotto le prospettive per il raccolto di grano del 2022 dell’8,7% dalla loro stima precedente a 19 MMT”. La guerra sta logorando la produzione agricola russa. “Il flusso di merci dall’Ucraina – leggiamo sempre nel report – è in forte calo rispetto allo scorso anno nonostante la creazione del corridoio dall’inizio del conflitto, con solo 10 milioni di tonnellate di grano esportate contro le 19,5 dell’anno precedente nello stesso periodo”. La Russia, da parte sua, fa sapere che è “completamente impegnata” nell’accordo mediato dalla Turchia per sbloccare le esportazioni di grano dall’Ucraina raggiunto a Istanbul il mese scorso. Puglisi ci informa anche sull’export di grano della Russia. Le esportazioni, quest’anno, nel periodo Luglio-Agosto, sono state pari a 5,9 milioni di tonnellate, un calo del 27% rispetto al periodo dell’anno precedente e il volume più basso dal 2017/18.
In Canada aumento della produzione di grano duro
In Canada, leggiamo sempre nel report, “nella stagione 2022/23 tutta la produzione di grano è stata aumentata di 0,8 Mt, a 34,5 Mt (21,7 Mt l’anno precedente) e le esportazioni di 0,6 Mt, a 23,0 Mt (15,0 Mt)”. Va a gonfie vele la produzione di grano duro canadese, con “con la stima di produzione rivista di 786.000 tonnellate in più”, aumento che porta la produzione a 6.265 milioni di tonnellate (+ 136% rispetto al 2021), mentre le scorte finali ammontano a 900.000 tonnellate. In aumento anche la produzione di orzo e avena.
L’Italia acquista grano anche dal Kazakistan
Una notizia che ci ha colpiti riguarda il Kazakistan. Dove le esportazioni di grano sono state pari a 6,1 milioni di tonnellate nel 2021/22, con un aumento del 6%. I Paesi che hanno importato grano dal Kazakistan sono Ubekistan, Tagikistan, Iran. “Il Kazakistan – leggiamo nel report – ha aumentato le esportazioni di grano nell’UE di 3,5 volte a 354,3 thsd tonnellate nel 2021/22 MY”. Tra i Paesi europi che hanno importato grano dal Kazakistan c’è anche l’Italia (324 mila tonnellate). Chissà dov’è finito questo grano.
Foto tratta da Città Clima
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