La verità è che quando i magistrati metteranno le mani su questa incredibile storia degli incendi che hanno funestato mezza Sicilia ci sarà da ‘divertirsi’. Si scoprirà che, oltre a non aver effettuato le opere di prevenzione dal fuoco ad Aprile e Maggio, l’attuale Amministrazione regionale ha lasciato marcire i pascoli. Ettari ed ettari di verde che, con il caldo arrivato quest’anno con circa trenta giorni di anticipo, si sono trasformati in immense distese di sterpaglie. Fenomeno che era visibile sui Nebrodi e in altre parti della nostra Isola. Era, perché ormai il fuoco ha bruciato tutto
I politici – a Roma e in Sicilia – si sono già auto-assolti. Mentre gli operai della Forestale siciliana sono già stati additati come i ‘colpevoli’ degli incendi che hanno funestato la Sicilia. Questo lo schema dei Tg e, in generale, dei ‘grandi giornali’. Sulla rete lo scenario è un po’ diverso, perché il potere, compreso quello mafioso (ci riferiamo alla vera mafia: colletti bianchi e finanza), non controlla questo mezzo d’informazione. Sulla rete qualcosa di diverso si trova. Anche se non mancano le accuse ai ‘piromani’, spesso identificati con i forestali.
Ma le cose stanno così? Proviamo a ragionare sui fatti – i fatti oggettivi, verificabili – e non sui luoghi comuni o sulle interpretazioni di comodo.
Cominciamo con gli operai della Forestale della Sicilia. Intanto non sono 30 mila o 28 mila: sono 23 mila e 500.
Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta – dichiarazione riportata da Tg nazionali e ‘grande stampa’ – ha detto di aver licenziato circa 120 operai forestali perché alle spalle avrebbero problemi con la Giustizia. Lasciando intendere che questi ultimi, per rabbia, avrebbero potuto fare chissà che.
A nostro modesto avviso, le dichiarazioni di Crocetta sono contarssegnate da imprudenza. Perché a noi risulta che tutti gli operai della Forestale ‘licenziati’ hanno presentato ricorso. E risulta, anche, che, fino ad ora, tutti i pronunciamenti dei Tribunali sono stati a loro favorevoli. Ed è anche logico: l’ordinamento italiano prevede il recupero e la reintegrazione degli ex carcerati, non il licenziamento!
Tant’è vero che la stessa Amministrazione regionale paga ancora oggi una certa categoria di precari che sono proprio persone che hanno avuto problemi, anche seri, con la Giustizia.
A che titolo la Regione licenzia alcuni ex carcerati e ne continua a pagare altri?
Noi, per suffragare le nostre supposizioni, abbiamo chiesto ‘lumi’ a qualche amico sindacalista. Che non solo ci ha confermato la reintegrazione di un folto gruppo di forestali frettolosamente ‘licenziati’, ma ci ha spiegato che chi non è ancora stato riassunto non è stato sostituito: in parole più semplici, nelle graduatorie il posto di chi è stato ‘licenziato’ non è stato sostituito da altri: proprio perché si dà per scontato che verranno reintegrati.
Come potete notare, sulla base di una semplice verifica abbiamo scoperto che la storia dei forestali ‘licenziati’ che si vendicano dando fuoco ai boschi della Sicilia non regge alla prova logica: che interesse avrebbero a dare fuoco ai boschi se alcuni di loro sono già al lavoro e gli altri, con molta probabilità, li seguiranno?
A questo punto, per cercare di capire cosa potrebbe essere successo dobbiamo fare una premessa: il presidente Crocetta, che non riesce proprio ad evitare di cacciarsi nei guai, in questa storia degli incendi ha solo una responsabilità politica in quanto capo dell’Amministrazione.
Ma è una responsabilità dimezzata, perché l’attuale Governo regionale non è altro che una sommatoria di compartimenti stagno dove ogni partito (o fazione di partito) che controlla uno o più assessorati gestisce la cosa pubblica come un ‘feudo’, in alcuni casi personale. Proprio sull’agricoltura, sui boschi e sull’assessorato al Territorio e Ambiente Crocetta non ha alcuna voce in capitolo.
Proviamo ora a capire chi sono i protagonisti di questo disastro. Per prima cosa ci dobbiamo porre e dobbiamo porre ai nostri lettori una domanda: gli assessori all’Agricoltura e al Territorio e Ambiente, rispettivamente, Antonello Cracolici e Maurizio Croce, nella vita che mestieri esercitano?
Di sicuro non sono agricoltori. Se fossero degli agricoltori saprebbero che quest’anno, in Sicilia, il caldo è arrivato con quasi un mese di anticipo. Basti pensare che tanti cerealicoltori della Sicilia hanno già iniziato a raccogliere il grano.
Che significa questo? Semplice: che un bravo agricoltore incaricato di occuparsi dei boschi, in presenza del clima estivo già nei primi giorni di Maggio, avrebbe fatto il diavolo a quattro per avviare a tamburo battente le operazioni di prevenzione degli incendi.
Oggi gli assessori Cracolici e Croce dicono che loro hanno fatto tutto quello che si doveva fare. Ma cosa hanno fatto di concreto?
Non per il vezzo di contraddire questi due bravi assessori regionali, ma negli anni passati le operazioni per avviare la prevenzione degli incendi iniziavano subito dopo la pubblicazione del Bilancio sulla Gazzetta Ufficiale della Regione. E anche da quando è iniziato il ‘rito’ dell’esercizio provvisorio fino ad Aprile, gli uffici regionali hanno fatto in modo che, già a Marzo, venissero compilate le prime perizie per avviare le prime opere di prevenzione degli incendi nei primi giorni di Aprile o, al massimo, nei primi giorni di Maggio.
Cosa vogliamo dire? Che con l’Inverno mite e con l’anticipo della stagione calda, gli assessori Cracolici e Croce hanno avuto un motivo in più per avviare, non certo a metà Giugno!, l’attività antincendio. Invece, proprio del giorno dello Scirocco, l’assessore Croce, candidamente, in un comunicato ufficiale, ha ammesso che il servizio antincendio è stato avviato a metà Giugno!
E le opere di prevenzione degli incendi che fine hanno fatto, assessore Croce?
Gli assessori Cracolici e Croce potrebbero difendersi – ma non lo faranno per non creare problemi al Governo Renzi – dicendo che, ad Aprile, non avevano i soldi per avviare le operazioni di prevenzione degli incendi nelle aree boscate siciliane. La Regione non aveva i soldi, aggiungiamo noi, perché i nostri soldi – i soldi della Regione siciliana – come questo blog scrive da quando è in rete, se li prende ogni anno il Governo Renzi.
Ma allora, onorevoli assessori, siccome i soldi della Regione – i nostri soldi – se li prende il Governo Renzi, noi lasciamo le aree boscate della Sicilia senza attività di prevenzione dagli incendi ad Aprile e Maggio, con la stagione calda arrivata in anticipo di trenta giorni? Non vi sembra una follia?
Come ormai hanno capito tutti, l’attuale Governo regionale ha lasciato le aree boscate della nostra Isola senza opere di prevenzione degli incendi. Perché queste cose, onorevoli assessori Cracolici e Croce, non le andate a raccontare al Tg1, al Tg2 , al Tg3, alle Tv di Berlusconi e a Sky tv? In fondo è la verità, no? Via, ogni tanto un po’ di verità, anche nella vecchia politica, non guasterebbe.
Queste dovrebbero essere, pressappoco, le vostre parole:
“Roma ci ha lasciati con le ‘casse’ vuote e, a fatica, stiamo avviando al lavoro i primi operai della Forestale solo a metà Giugno. Ci dispiace per le sterpaglie che sono rimaste nel sottobosco. E, purtroppo, sono state queste sterpaglie abbandonate a creare i presupposti per incendi su larga scala. Ma senza soldi che potevamo fare?”.
Invece i nostri ‘eroi’ preferiscono tacere. Mai parlare male del Governo Renzi. Sono tutti del PD o comunque riconducibili a questa bella area politica. E allora, tutti muti.
Assessore Cracolici, assessore Croce, temete forse di perdere la poltrona di assessore chiamando in causa il Governo Renzi che non vi ha messo nelle condizioni di ben operare?
Allora, assessori Cracolici e Croce, visto che siamo tra noi, la raccontiamo tutta la storia? In effetti, però, l’assessore Croce in questo secondo cunto c’entra poco perché, all’epoca dei fatti, non c’era. Non è giusto coinvolgerlo. Ma lei c’era, assessore Cracolici.
Ricorda il Governo di Raffaele Lombardo, assessore Cracolici. Sì, proprio lui, il presidente Lombardo, quello dei “reati bagatellari”, poi finito condannato per mafia in primo grado. Lei, assessore Cracolici, era uno sponsor di quel Governo. Un grande sponsor. Insieme con il suo amico senatore Giuseppe Lumia. Vi ricordate quando avete iniziato l’opera di ‘riforma’ dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione?
L’opera l’avete ‘completata’ con l’attuale Governo. Assessore all’Agricoltura era lo ‘scienziato’ dottore agronomo Dario Cartabellotta. Un ‘tecnico’, come si dice dal Governo Lombardo in poi. Una bella riforma, quella di Cartabellotta, non c’è che dire. Chissà, magari la racconterà tutta quando, come Cesare Abba, deciderà di raccontare la sua avventura. Noi un’idea sul tutolo della sua opera l’abbiamo. Prendendo esempio da Da Quarto a Volturno, Cartabellotta potrebbe scrivere: Da Cuffaro a Lumia…
Ironia a parte, nel silenzio generale, guarda caso a partire da quest’anno (quante coincidenze…), l’Azienda Foreste Demaniali della Regione è stata smantellata. Le competenze sono passate al dipartimento regionale per lo Sviluppo rurale e territoriale.
Sembra incredibile ma è vero: hanno smantellato una delle strutture regionali che funzionava meglio: è stata l’Azienda Foreste Demaniali della Regione, infatti, che, nel corso degli anni, ha rimboschito mezza Sicilia, ha gestito benissimo demanio forestale e alcune Riserve naturali (dove ha impedito ogni sorta di speculazione) e, ogni anno, contribuiva ad avviare con razionalità e professionalità gli operai della Forestale al lavoro tra i boschi della Sicilia.
Guarda caso – ma quanti ‘casi’, quest’anno… – la confusione, in questi primi giorni di lavoro, per gli operai forestali, è stata pressoché totale (come potete leggere qui).
Pesantissima la denuncia di Salvatore Ferrara, del MAP:
“Il mal funzionamento della ‘macchina’ regionale siciliana sugli incendi si deve andare a cercare altrove. In questo momento siamo in servizio, ma non attivi. I mezzi antincendio in nostra dotazione dopo un anno risultano in cattive condizioni di funzionamento, se non addirittura inutilizzabili e sporchi. Mezzi che dovrebbero al momento della consegna essere controllati e resi efficienti; la stessa situazione riguarda il sistema di radiocomunicazione della dorsale pluridigitale. Ricordiamo che i collegamenti tra mezzi e sala operativa regionale o provinciale per noi che operiamo risultano di fondamentale importanza sia per la sicurezza del personale, sia per l’attività di protezione civile e spegnimento incendi. Inoltre segnaliamo che gli operai forestali AIB già in servizio non sono stati utilizzati dall’Amministrazione per la manutenzione delle postazioni, strade di servizio, invasi e torrette di avvistamento, tuttora invase dalla vegetazione e molto sporche”.
Insomma, su 23 mila e 500 forestali, la Regione ne ha avviati, sì e no, 5 mila. Solo i centocinquantunisti, lasciando fuori i centunisti e i settantottisti (il riferimento è a chi deve effettuare 150, 101 78 giornate lavorative in un anno).
Leggendo le ‘carte’ si scopre che coloro i quali, da qualche giorno, blaterano su “quasi 30 mila forestali che non fanno nulla” hanno preso una cantonata. Al lavoro, da qualche giorno, di operai della Forestale, ce ne sono appena 5 mila per tutta l’Isola, male equipaggiati e senza la possibilità di comunicare.
Si vede o no che a gestire questo personale non è l’Azienda Foreste Demaniali? Si vede o no che tutto procede alla carlona?
Ultima notazione: i pascoli.
Nei primi anni ’80 del secolo passato un docente di Zootecnia – erano gli anni delle prime ‘Università Verdi’ in Sicilia – a un giovane ambientalista un po’ estremista spiegò che, anche nella gestione dei pascoli, bisogna evitare posizioni estreme.
Si parlava se fare entrare o no gli animali al pascolo negli stessi pascoli e nelle aree boscate. Il docente disse che, soprattutto in Sicilia, sarebbe stato un bel problema abbandonare i pascoli in prossimità della stagione estiva. Insomma, meglio lasciare entrare gli animali, evitando eccessi, perché gli stessi animali avrebbero ripulito i pascoli che, se abbandonati, con il caldo, avrebbero potuto creare seri problemi con gli incendi.
Perché ricordiamo questo? Perché, a nostro modesto avviso, quest’anno tante aree a pascolo della Sicilia non hanno ricevuto la visita degli animali. Il terreno non è stato calpestato e ne avrà avuto giovamento. Ma ci sono stati altri problemi: per esempio, gli incendi. Questo è avvenuto in tante aree dei Nebrodi e in altre parti della Sicilia. Questo è successo, su larga scala, il giorno della grande sciroccata.
Diciamola tutta anche in questo caso: la Regione lasciata senza soldi dal Governo Renzi, per fare ‘cassa’, ha tassato gli agricoltori aumentando i canoni idrici e ha tentato di tartassare pure gli allevatori siciliani, che da quando è stata ‘azzoppata’ l’Associazione regionale allevatori godono di tutele molto deboli.
Le polemiche sui Nebrodi – tra attentati e veleni vari – si iscrivono in questo filone: lì molti allevatori si sono rifiutati di pagare il ‘dazio’ a un Governo regionale che, invece di difendere i Siciliani, chiedendo a Renzi la restituzione dei soldi che ci scippa ogni anno (più di 7 miliardi di Euro all’anno), difende il Governo Renzi, provando a torchiare anche gli agricoltori e gli allevatori.
Certo, la faccenda, sui Nebrodi, l’hanno condita con la solita antimafia e tiritipt e tiritapt. Ma, come si usa dire dalle nostre parti, la cucuzza la puoi girare e rigirare come vuoi, ma sempre cucuzza resta.
Il problema è che la Primavera, quest’anno, è arrivata a Febbraio (ammesso che ci sia stato un Inverno). Così i pascoli sono rimasti non pascolati fino ad oggi. E se fino ad Aprile erano pascoli verdi, oggi sono – anzi erano, perché sono andati a fuoco – pascoli secchi. Pronti, appunto, per il fuoco.
Il fenomeno è visibile sui Nebrodi, ma non soltanto. Perché il tentativo del Governo regionale di far pagare anche agli agricoltori e agli allevatori della nostra Isola i soldi scippati alla Regione siciliana da Renzi e compagni è stato portato avanti in tutta la Sicilia.
Riassumendo abbiamo registrato:
l’assenza di opere di prevenzione degli incendi nelle aree boscate nei mesi di Aprile e Maggio;
le aree destinate a pascolo – nelle quali gli allevatori non hanno fatto pascolare gli animali perché si sono rifiutati di pagare l’obolo al Governo regionale a caccia di soldi – diventate secche e quindi soggette a pericolo di incendi;
l’Azienda Foreste Demaniali della Regione smantellata;
appena 5 mila operai forestali avviati al lavoro a metà Giugno in un’atmosfera da Armata Brancaleone.
Il tutto con temperature estive e con una tremenda sciroccata prevista dai meteorologi.
Ci permettiamo di ricordare che il giorno della grande Sciroccata in tante aree della Sicilia la temperatura ha raggiunto i 46 gradi centigradi. In pratica, un inferno. Il tutto con un vento di Scirocco fortissimo.
Le autorità fanno bene a cercare gli eventuali piromani. Ma dobbiamo ricordare che con 46 gradi e con un impetuoso vento di Scirocco basta un mozzicone di sigaretta per dare l’avvio a un disastro.
P.S.
Siamo rimasti basiti nel leggere e nell’ascoltare le dichiarazioni dei vertici dei Parchi della Sicilia. Parlavano, questi signori, come se fossero ‘terzi’ rispetto alla gestione – e alla protezione – delle aree boscate dagli incendi.
Ci chiediamo e chiediamo: il ruolo di chi gestisce i Parchi naturali della Sicilia qual è? Solo studiare e appioppare paletti, divieti e balzelli? O, anche, proteggere il territorio?
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
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