- L’embargo a metà del petrolio russo deciso dalla Ue è solo il disperato tentativo della Commissione europea di evitare che gli americani chiedano all’Unione europea di fare a meno del gas russo
- L’OPEC non aumenterà la produzione di petrolio: e questo creerà enormi problemi ai Paesi europei
- Putin sta vincendo la guerra in Ucraina, ma gli americani stanno vincendo alla grande la guerra in difesa dell’area del dollaro incasinando le attività commerciali di mezzo mondo
- In Italia aspettiamoci un aumento del prezzo di benzina e gasolio. Positiva, in Sicilia, la chiusura della raffineria Lukoil. tanto inquinamento in meno!
L’embargo a metà del petrolio russo deciso dalla Ue è solo il disperato tentativo della Commissione europea di evitare che gli americani chiedano all’Unione europea di fare a meno del gas russo
Nella foga di dimostrare agli Stati Uniti d’America che l’Unione europea è schierata contro la Russia la Commissione europea ha deciso un mezzo embargo del petrolio russo. Più che altro è un tentativo di evitare che gli USA chiedano alla Ue di non acquistare più gas russo: cosa, questa, che farebbe collassare buona parte dell’economia europea nel giro di un paio di mesi. Quello in corso tra Unione europea e americani è un gioco delle parti. Questi ultimi sono troppo intelligenti per non sapere che fino a Febbraio l’Unione europea ha fatto da ‘sponda’ a Cina e Russia. Infatti, tra Gennaio e Febbraio, un mega contratto di fornitura di gas russo alla Cina avrebbe dovuto essere pagato in euro. Di fatto, cinesi e russi avrebbero voluto utilizzare la divisa della Ue per indebolire l’area del dollaro. Pensare che il presidente Biden e i Dem americani – che sulla difesa dell’area del dollaro sono, come dire?, molto interventisti (a differenza dei Repubblicani americani che sono tradizionalmente più ‘isolazionisti’ ma non per questo disposti a farsi fregare da russi e cinesi) – non siano a conoscenza della ‘furbata europeista’ sulla mega-fornitura di gas russo alla Cina è da stupidi. Però la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, novella Minerva, le sta provando tutte. Ora siamo al mezzo embargo del gas russo: che già di per sé è una barzelletta, perché un embargo o si fa o non si fa. La verità è che i vertici della Ue – che ormai sono osservati speciali da parte degli americani – non sanno cosa fare e annaspano adottando iniziative demenziali. Proviamo a illustrare il perché.
L’OPEC non aumenterà la produzione di petrolio: e questo creerà enormi problemi ai Paesi europei
Scriveva ieri l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, a proposito del mercato mondiale del petrolio: “Nei mercati energetici, Lunedì i prezzi del petrolio sono saliti sopra i 121 dollari al barile, toccando il massimo in due mesi. Come abbiamo detto, ieri, l’attività commerciale è stata interrotta a causa di un giorno festivo negli Stati Uniti e ha riaperto durante la notte. Nel frattempo, il contratto future sul greggio Brent per Luglio, che scadrà Martedì, è salito di $ 2,24, o 1,9%, a $ 121,67 al barile. I future sul greggio US West Texas Intermediate (WTI) sono aumentati di $ 1,99, o dell’1,7%, a $ 117,06 al barile alle 18,03 GMT, estendendo i solidi guadagni realizzati la scorsa settimana. Questa mattina (ieri per chi legge ndr), il greggio Brent di Luglio è salito di $ 2,19, o dell’1,8%, a $ 123,86 al barile alle 06:50 GMT. Il contratto più attivo di Agosto è salito da $ 2,25 a $ 119,85. Il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) è stato scambiato a $ 119,12 al barile, in rialzo di $ 4,05, o 3,5%, dalla chiusura di venerdì. Entrambi i benchmark hanno registrato guadagni giornalieri da Mercoledì. Shanghai ha annunciato la fine del suo blocco COVID-19 di due mesi. L’UE si riunirà Lunedì e Martedì per discutere un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia (e infatti è stato deciso il mezzo embargo di gas russo ndr)”. A questo punto Puglisi dà una notizia molto importante: “Sottolineando la rigidità del mercato, l’OPEC+ è pronta a respingere le richieste occidentali per accelerare gli aumenti della produzione quando si incontreranno Giovedì (cioè domani ndr). Probabilmente si atterranno ai piani esistenti per aumentare il loro obiettivo di produzione di Luglio di 432.000 barili al giorno”. Perché questa notizia è importante? Perché la speranza che il petrolio russo che verrà meno all’Europa possa essere compensato da un aumento della produzione da parte dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) è sfumata.
Putin sta vincendo la guerra in Ucraina, ma gli americani stanno vincendo alla grande la guerra in difesa dell’area del dollaro incasinando le attività commerciali di mezzo mondo
Di fatto, le sanzioni ‘europeiste’ contro la Russia, ancora una volta, colpiranno la stessa Unione europea. Lo sanno benissimo i governanti della Ue, ma non possono farne a meno perché, come già accennato, debbono sperare che gli Stati Uniti d’America si ‘sazino’ con questo mezzo embargo del petrolio russo e non chiedano alla Ue di rinunciare al gas russo. E gli americani che dicono? Stanno vincendo alla grande. Se, infatti, è oggettivo che Putin stia vincendo la guerra in Ucraina, è altrettanto oggettivo che gli USA stanno raggiungendo il vero obiettivo geopolitico che li ha portati a scatenare la guerra in Ucraina: ovvero il caos in alcuni mercati mondiali. Infatti, è attraverso gli scambi commerciali internazionali con monete diverse dal dollaro che la Cina – insieme con Russia, India e parte di Africa e Sudamerica – punta a indebolire l’area del dollaro. Ma se la guerra in Ucraina – cosa che è sotto gli occhi di tutti – crea enormi intralci al commercio di cereali dal Mar Nero verso l’Africa e, in generale, verso altri Paesi, gli americani raggiungono il proprio obiettivo: che non è quello di ‘vincere’ la guerra in Ucraina, ma di incasinare mezzo mondo con disordini economici e sociali, magari con guerre qua e là, per rendere problematiche le attività commerciali dei Paesi che vogliono indebolire l’area del dollaro. A tal proposito va detto che Putin non ha mai detto che renderà fluide le attività commerciali del Mar Nero, ha detto invece che è disposto a rendere fluide le attività commerciali del Mar Nero – magari consentendo all’Ucraina di esportare grano, mais e olio di girasole – a patto che l’Unione europea tolga le sanzioni alla Russia. Ma in queste ore la Ue ha appioppato nuove sanzioni alla Russia – a cominciare dal mezzo embargo sul petrolio – e la Russia, in questo scenario, non ha alcun motivo per fare sconti all’Ucraina. Dobbiamo ammetterlo: oggi i migliori interpreti del pensiero di Machiavelli sono gli americani, che stanno mettendo in mezzo mondo gli uni contro gli altri.
In Italia aspettiamoci un aumento del prezzo di benzina e gasolio. Positiva, in Sicilia, la chiusura della raffineria Lukoil. tanto inquinamento in meno!
Proviamo adesso a illustrare cosa potrebbe succedere in Italia e in Sicilia una volta che verrà meno parte del petrolio russo. In Italia – considerato che l’OPEC non aumenterà la produzione di petrolio – dovrebbero aumentare i prezzi di benzina e gasolio. In un Paese con l’economia alla deriva come l’Italia – che sta completando la ‘svendita’ dei propri beni con il Disegno di Legge Concorrenza – assisteremo alle proteste degli autotrasportatori che il Governo dei ‘Migliori’ di Mario Draghi fronteggerà con un aumento del debito pubblico. In Italia la stragrande maggioranza delle merci ‘viaggia’ sul gommato e il Governo on potrà fare a meno di fare nuovo debito per evitare che fermi l’economia italiana. In Sicilia si va verso il blocco della raffineria Lukoil, nell’area industriale di Siracusa. La politica siciliana e i sindacati, sbagliando, protestano perché fanno sapere che si perderebbero 10 mila posti di lavoro. A parta che sono meno di 10 mila i lavoratori, va detto che quella della politica siciliana e dei sindacati è ipocrisia a 24 carati. Da quando è esplosa la guerra in Ucraina la Lukoil di Siracusa ha subito attacchi di tutti i tipi e oggi lavora solo con la Russia. Ma se gli americani hanno deciso che la Lukoil di Siracusa deve chiudere i battenti per aumentare il caos anche nel trasporto via mare del petrolio – cosa molto probabile – in Sicilia i ‘presunti’ difensori della Lukoil si potranno attaccare al Tram (magari possono utilizzare il Tram di Palermo che gira a vuoto sprecando ogni anno 10 milioni di euro: magari trasportando governanti siciliani e sindacalisti che protestano per la chiusura della Lukoil di Siracusa si darebbe un senso ai 15 Km di Tram di Palermo che somigliano a una delle splendide storie dell’assurdo umano raccontate nei suoi film dal grande registra Luis Buñuel). I governanti siciliani e i sindacalisti, invece di perdere tempo a parlare di fatti molto più grandi di loro farebbero bene a guardare agli effetti positivi della probabile chiusura della raffineria dell’area industriale di Siracusa: fine di un focolaio di inquinamento. Il nostro augurio è che non solo chiuda la raffineria Lukoil, ma che anche le altre attività inquinanti dell’area industriale di Siracusa chiudano al più presto, per fare di tale area la più grande scuola di Teatro classico del mondo. Al diavolo il petrolio grezzo, la chimica e, in generale, l’inquinamento!
Foto tratta da Open
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