- Lo fa notare in un post con molta amarezza il figlio del magistrato che presiedette il Maxiprocesso di Palermo, l’avvocato Stefano Giordano
- Chi rappresenta le Istituzioni non dovrebbe commettere certi errori con persone che hanno rischiato la vita nell’interesse della collettività
Lo fa notare in un post con molta amarezza il figlio del magistrato che presiedette il Maxiprocesso di Palermo, l’avvocato Stefano Giordano
Commento amaro, quello di Stefano Giordano, postato su Facebook alla fine della giornata di ieri, 23 Maggio, anniversario della strage di Capaci. Avvocato penalista, Stefano Giordano è figlio di Alfonso Giordano, il magistrato che presiedette il Maxiprocesso di Palermo alla mafia. Se è vero che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino istruirono il maxiprocesso di Palermo, è anche vero – mettiamola così – che ci fu qualche problema per trovare un giudice pronto a presiedere la Corte che avrebbe giudicato 475 imputati (che nel corso del processo diventarono 460). Ad accettare un incarico – mettiamola sempre così – molto complicato fu proprio il giudice Giordano. Scrive Stefano Giordano a proposito della commemorazione di ieri a Palermo: “Caro Papà, oggi nella fiera delle passarelle nessuno ti ha ricordato, né ha fatto il tuo nome. Nessuno della tua famiglia è stato invitato, come se il Maxiprocesso si fosse fatto da solo. So che tu lo sapevi, che era già ampiamente da noi previsto, che tu lo avevi già subito (evidentemente non si era trattato di un errore), che i tuoi ‘colleghi’ ti hanno isolato e dimenticato da tempo.
Hai fatto solo il tuo dovere, e questo non viene mai apprezzato per sé stesso, se non, talvolta, dalla gente comune, e dal buon Dio. Io sono con Te papà, per sempre.
Buonanotte papà mio”.
Chi rappresenta le Istituzioni non dovrebbe commettere certi errori con persone che hanno rischiato la vita nell’interesse della collettività
Come scrive l’avvocato Giordano, non è la prima volta che il giudice Alfonso Giordano, scomparso lo scorso anno all’età di 92 anni, non viene ricordato, elemento, questo, che viene stigmatizzato dal figlio, non senza amarezza: “… evidentemente non si era trattato di un errore). Ieri – lo abbiamo notato tutti – l’anniversario della morte di Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta è stata oggetto di una pesante strumentalizzazione politica. Ma questo non può certo giustificare una dimenticanza così moralmente grave. Oltre ai politici – che oggi, da Roma a Palermo, sono quello che sono – va detto senza giri di parole che i rappresentanti delle Istituzioni non dovrebbero commettere certi errori con persone che hanno rischiato la vita nell’interesse della collettività. Questo non è un problema politico, ma morale: quella morale che dovrebbe guidare l’attività pubblica, soprattutto nei momenti in cui si riflette sui grandi valori di una comunità e degli uomini che l’hanno rappresentato e nei ricordi che hanno lasciato nei cuori di tanta gente.
Foto tratta dalla pagina Facebook di Stefano Giordano
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