- I cambiamenti climatici stanno penalizzando le agricolture degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Nessun problema in Russia. Senza la guerra anche l’Ucraina sarebbe ai massimi storici
- Si cerca di aiutare l’Ucraina ad esportare
- In India le stime dei danni da siccità sono state aggiornate e la situazione sembra meno grave rispetto allo scenario dei giorni scorsi
- Negli Stati Uniti d’America persistono i problemi di siccità
- Nessun problema di clima in Russia
I cambiamenti climatici stanno penalizzando le agricolture degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Nessun problema in Russia. Senza la guerra anche l’Ucraina sarebbe ai massimi storici
La settimana che si sta concludendo registra in Europa alti e bassi nel mercato del grano. Ad inizio settimana i prezzi sono schizzati all’insù, anche per effetto del contesto internazionale: brutte notizie da mezzo mondo per problemi di siccità e, soprattutto, l’India che ha deciso di ridurre drasticamente le esportazioni di grano sempre per problemi legati alla siccità. La situazione potrebbe peggiorare, perché le piogge scarseggiano in quasi tutta l’Europa. Problemi di scarse piogge anche nel Nord America, in Sudamerica, in Africa. Fanno eccezione la Russia – dove invece il clima è perfetto e si attende una produzione record di grano – e l’Ucraina, dove il clima funziona, ma la guerra rovina tutto. Insomma, i cambiamenti climatici tengono banco e ci sono molte preoccupazioni per il futuro. “Il mondo sta affrontando prezzi alimentari che non abbiamo mai visto prima e se l’andamento meteorologico dell’UE non cambia e non inizia a piovere nelle zone di grano della Francia, questo indice raggiungerà nuovi massimi, hanno affermato gli analisti a la conferenza GrainCom di Ginevra”. Così scrive nel suo report l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. Come già raccontato, in alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia, per sopperire alla mancanza di grano, stanno cercando altre alternative alimentari, a cominciare dal mais.
Si cerca di aiutare l’Ucraina ad esportare
“I mercati agricoli statunitensi – scrive sempre Puglisi – sono stati per lo più in rialzo all’inizio della settimana. Sabato l’India ha vietato le esportazioni di grano con effetto immediato, il che ha alimentato ancora più preoccupazioni per le forniture globali già tese dalla guerra in Ucraina. Pertanto, i futures sul grano di Chicago hanno raggiunto il limite di trading giornaliero di 70 centesimi, guadagnando il 5,94%. I mercati agricoli statunitensi hanno subito perdite ancora più significative, poiché le nuove stime di un raccolto di grano russo eccezionale nel 2022 e le speranze che le esportazioni ucraine aumenteranno il ritmo, hanno pesato sul sentiment degli investitori. Durante la conferenza sui cereali a Ginevra, infatti, la società di consulenza russa IKAR ha affermato che il raccolto di grano russo dovrebbe raggiungere gli 85 milioni di tonnellate in questa stagione. Nel frattempo, secondo quanto riferito, le Nazioni Unite stanno cercando di facilitare i colloqui con Russia, Ucraina, Turchia, UE e Stati Uniti per ripristinare le esportazioni di grano dall’Ucraina”.
In India le stime dei danni da siccità sono state aggiornate e la situazione sembra meno grave rispetto allo scenario dei giorni scorsi
Qualche buona notizia arriva dall’India. Dove sembra che la siccità non abbia creato uno scenario drammatico. I danni ci sono stati, ma non sono gravissimi. Tanto che le autorità hanno fatto sapere che “consentiranno alle vendite all’esportazione esistenti coperte da lettere di credito e accordi da governo a governo per soddisfare le esigenze di sicurezza alimentare”, scrive sempre Puglisi. E allora perché si è creato l’allarme? La spiegazione è che “le esportazioni non regolamentate avevano portato a un aumento dei prezzi locali”, così il governo di Nuova Delhi è intervenuto per evitare ulteriori crescite dei prezzi e speculazioni. Ora la situazione si va normalizzando. Non ci saranno grandi spedizioni, ma gli impegni assunti verranno rispettati. “La notizia – leggiamo ancora nel report – è arrivata come un enorme sollievo per gli autisti e gli addetti alle pulizie di circa 4.000 camion che stavano aspettando al porto di Kandla e nelle aree vicine con spedizioni provenienti da varie parti del Paese”.
Negli Stati Uniti d’America persistono i problemi di siccità
Negli Stati Uniti le notizie non sono esaltanti. “Per quanto riguarda l’offerta – leggiamo sempre nel report – la NASS ha pubblicato il rapporto settimanale sull’andamento del raccolto che riporta il raccolto di mais negli Stati Uniti al 49% piantato. Nonostante lo sforzo impressionante, il ritmo di quest’anno è ancora ben al di sotto del 78% del 2021 e della media quinquennale precedente del 67%. Dei primi 18 stati di produzione, il Texas (87%) è il più lontano, mentre il North Dakota (4%) è l’unico Stato a fare ancora progressi a due cifre. L’emergenza era al 14% a partire da domenica, rispetto al 5% di una settimana fa. Tuttavia, molto più lento del ritmo del 38% del 2021 e della media quinquennale precedente del 32%. Per quanto riguarda la soia, l’USDA (il Dipartimento Agricoltura degli Stati uniti) ha fissato il ritmo di semina della soia passando dal 12% di una settimana fa al 30% fino a domenica. Gli analisti avevano offerto un’ipotesi commerciale media del 29%. È aumentato del 18% nella settimana, ma è inferiore al 58% nel 2021 ed è inferiore del 10% alla media di 5 anni… Per quanto riguarda il grano, gli analisti speravano di vedere un miglioramento di un punto, ma l’USDA ha agganciato il raccolto di altri due punti, con solo il 27% ora valutato in condizioni da buone a eccellenti. Un altro 32% è valutato discreto (stabile rispetto a una settimana fa), con il restante 41% valutato povero o molto povero (in aumento di due punti rispetto alla scorsa settimana)”. Insomma, le cose non vanno bene: “Minnesota e North Dakota, in particolare – leggiamo sempre nel report – stanno registrando un trend ben al di sotto delle loro medie storiche dopo aver affrontato nevicate tardive seguite da forti piogge all’inizio di questa primavera… Per quanto riguarda l’avena, la piantagione è stata segnalata al 67% contro la media quinquennale dell’82% e il 45% dell’avena era emerso al 15 maggio, rispetto al 62% della media quinquennale precedente; Il 45% è emerso contro il 62% della media quinquennale precedente. Il rapporto ha anche indicato che a livello nazionale, l’umidità del terriccio è valutata come adeguata del 61% e eccedente dell’11%. L’anno precedente era del 57% adeguato e del 9% in eccedenza”. A differenza di quanto avviene nell’Unione europea, dove l’agricoltura è la scusa per favorire le speculazioni delle multinazionali che producono pesticidi ed erbicidi, il “Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha annunciato lunedì 6 miliardi di dollari in aiuti di emergenza per gli agricoltori colpiti da disastri naturali nel 2020 e nel 2021. Il finanziamento può aiutare a coprire i danni a colture, alberi, cespugli e viti causati da incendi, uragani, inondazioni, siccità e temperature estreme e proviene da un disegno di legge firmato dal presidente Joe Biden a Settembre”.
Nessun problema di clima in Russia
Le cose, invece, vanno molto bene in Russia, dove – come già accennato – il 2022, se il clima non giocherà brutti scherzi, si dovrebbe raggiungere la produzione record di grano di 87 milioni di tonnellate, come affermato la scorsa settimana il presidente Vladimir Putin. Ciò significa che la Russia potrà esportare più grano a partire da Luglio di quest’anno. Questa è una notizia molto importante per i Paesi del Nord Africa che oggi sono a corto di grano. “La Russia – scrive Puglisi – potrebbe esportare 39 milioni di tonnellate di grano nella stagione 2022/23”. Magari quello che scriviamo non piacerà, ma bisogna ammettere che il controllo di almeno i tre quarti delle coste del Mar Nero consente e consentirà alla Russia di esportare cereali e altri prodotti agricoli. Non altrettanto può dirsi per l’Ucraina, dove il clima va bene come in Russia, ma dove gli effetti della guerra si fanno sentire in agricoltura e nella logistica, ovvero nelle difficoltà di organizzare spedizioni di grano, mais, olio di girasole via mare. Forse sarebbe il caso di mettere fine a questa guerra. Viene da chiedersi: valeva la pena aver creato tutto questo ambaradan solo per entrare nella NATO?
Foto tratta da la Repubblica
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