- L’Africa è sempre andata avanti con il grano russo e ucraino. Ma la guerra ha in buona parte ridotto le esportazioni di grano di questi due Paesi verso l’Africa. Si pensava che il grano indiano avrebbe risolto il problema. Invece…
- L’India, oltre che con la siccità, deve fare i conti con l’aumento delle tariffe di trasporto e, in generale, con l’inflazione
- La siccità sta colpendo tutto il mondo ma invece di cercare soluzioni si peggiora tutto con la guerra in Ucraina
- Ormai 15 giorni di siccità stringente distruggono i raccolti
L’Africa è sempre andata avanti con il grano russo e ucraino. Ma la guerra ha in buona parte ridotto le esportazioni di grano di questi due Paesi verso l’Africa. Si pensava che il grano indiano avrebbe risolto il problema. Invece…
Qualche settimana fa il primo carico di grano indiano è arrivato in Egitto. A costi elevati, certo, perché di questi tempi il trasporto via mare è sempre più caro. Insomma, sembrava che il grano asiatico avrebbe sostituito il grano dell’Ucraina, dove oggi – com’è noto – è in corso una guerra che non sembra mai finire. Fino a poco meno di due settimane fa il grano indiano segnava un grande boom. Ma con i cambiamenti climatici in corso nel mondo, ebbene, 10-15 giorni di intensa siccità possono fare la differenza. A quanto pare, nell’ultima settimana di Aprile e nei primi giorni di Maggio la temperatura, in India, è andata su e in alcune aree del Paese, scrive l’analista dei mercati internazionali Sandro Puglisi, si parla di “un potenziale crollo dei raccolti fino al 50%”. E dire che nei giorni scorsi il Governo indiano ha chiesto all’Organizzazione mondiale del commercio di potere aumentare le esportazioni di grano. Ma il caldo estremo che sta colpendo questo Paese rischia di mandare all’aria le previsioni ottimistiche di un paio di settimane fa.
L’India, oltre che con la siccità, deve fare i conti con l’aumento delle tariffe di trasporto e, in generale, con l’inflazione
Ai problemi del clima si aggiungono altri problemi: per esempio, le tariffe di trasporto alle stelle e l’inflazione in aumento. Una crescita dei prezzi che interessa, in particolare, i cereali e gli oli commestibili. “A Marzo – scrive Puglisi – l’inflazione al dettaglio è salita al 6,95%, il massimo su 17 mesi. Su questa scia, l’India ha alzato il suo tasso di interesse chiave con una mossa a sorpresa, facendo crollare obbligazioni e azioni. Nel frattempo, i prezzi al dettaglio del grano erano in media di circa 29 rupie al chilogrammo il 5 Maggio, circa il 7% in più rispetto all’anno precedente. E la farina ricavata dal grano è stata scambiata a quasi 33 rupie, un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno, secondo i dati forniti del Governo”. Che succederà? La decisione spetta al primo ministro indiano, Narendra Modi. Puglisi riassume lo scenario che si prospetta in India in una domanda: “Continuare a inviare grano nei Paesi colpiti dalla diminuzione delle forniture dalla guerra in Ucraina o accumulare cibo a casa per respingere l’inflazione elevata?”.
La siccità sta colpendo tutto il mondo ma invece di cercare soluzioni si peggiora tutto con la guerra in Ucraina
Bloomberg News fa sapere che il Governo indiano deve prendere in considerazione anche l’ipotesi di “restrizioni alle esportazioni”. Un mese addietro Piyush Goyal, Ministro dell’alimentazione e del Commercio, aveva programmato di esportare fino a 15 milioni di tonnellate di grano rispetto ai circa 7,2 milioni nel 2021-22. Un po’ più del doppio. Bisognerà capire, adesso, che cosa succederà. Sino al 22 Aprile l’India ha esportato 1,46 milioni di tonnellate di grano. Per la cronaca, l’India non è il solo Paese del mondo colpito dalla siccità. Ci sono problemi enormi in Francia, problemi nel Nord Italia, che è diventato un caso internazionale con il Po in secca a Gennaio. E problemi di siccità enormi nel Nord America sudoccidentale, in una vasta regione che si estende dalla California all’Arizona, dal New Mexico fino all’Oregon e all’Idaho. Ci sono gravi problemi di siccità in Africa, dove 13 milioni di persone rischiano di morire di fame. Problemi vengono segnalati in Kenya, in Etiopia, in Somalia, nel Corno d’Africa. Un Inverno asciutto ha creato problemi in Portogallo e in Spagna. In quest’ultimo Paese, dopo la siccità sono arrivate grandine e piogge torrenziali, che hanno pregiudicato le coltivazioni di pesche, nettarine e albicocche. Ci sono problemi di siccità in Sudamerica, a cominciare dal Brasile. Siccità storica per il Rio del Paranà, il secondo fiume dell’America Latina, dove si può attraversare a piedi il confine fluviale tra Argentina e Paraguay. Il riscaldamento globale sta colpendo i ghiacciai della Nuova Zelanda. Per non parlare dell’Antardide, dove quest’anno la temperatura è salita di 40 gradi centigradi.
Ormai 15 giorni di siccità stringente distruggono i raccolti
Tutti questi segnali non vengono percepiti in una dimensione globale. Ogni problema resta una questione in sé, sganciata dal contesto generale. Così come i teorici del liberismo e del globalismo economico sono convinti che si possa produrre all’infinito ed esportare all’infinito, gli attuali governanti del mondo – per capire, le potenze che decidono di fare o meno le guerre – sono convinti che sì, c’è la siccità, il clima sta cambiando, ma tanto le cose si aggiustano. Una prova dell’incoscienza che oggi pervade il mondo l’abbiamo con la guerra in Ucraina: tutti sanno che il grano ucraino e russo è indispensabile ai Paesi dell’Africa, eppure è in corso una guerra che sta bloccando buona parte dell’export di grano russo e ucraino verso il Nord Africa. Follia allo stato puro. E qui torniamo alla notizia iniziale di questo articolo: fino a 15 giorni fa l’India aveva raddoppiato la produzione di grano e, anche se a costi di trasporto un po’ più ‘salati’, il grano indiano sarebbe arrivato in Nord Africa. Insomma, la guerra in Ucraina può proseguire, tanto all’Africa, per il grano, ci pensa l’India. Ma 15 giorni di siccità stringente in India hanno cambiato lo scenario. Intanto, nel mare da dove partono i carichi di grano russo e ucraino direzione Africa – il Mar Nero – per ora la ‘priorità’ è la guerra…
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano
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