Una chiacchierata a trecentosessanta gradi con il parlamentare regionale Nino Malafarina. Un uomo dello Stato – nella vita fa il dirigente di Polizia – che in questi tre anni e mezzo ha potuto osservare la Sicilia vista da ‘politico’ un po’ fuori dagli schemi. Ne viene fuori un’Isola che arranca. Con il deputato che segnala tante anomalie, a cominciare da una pubblica amministrazione in tilt. Sua l’idea di fare luce sul mondo dei Parchi e Riserve naturali. Dando voce anche ai cittadini. E poi tante altre storie, dall’Istituto Zooprofilattico ai Consorzi di bonifica, dagli incarichi esterni ai depuratori, fino alle autostrade
Parchi e Riserve naturali della Sicilia: oltre ai gestori ci sono anche i cittadini che vivono e lavorato in queste aree protette. Agricoltori, ma anche artigiani e, in generale, imprenditori. Anche loro hanno diritti da far valere, ovviamente nel rigoroso rispetto dell’ambiente. Se oggi agricoltori e comuni cittadini che vivono e lavorano dentro i parchi e le Riserve naturali della Sicilia si sono riuniti in comitati è perché, negli anni, sono sorti problemi che non sono stati risolti.
Così, oggi, a Catania, si sono riuniti i rappresentanti dei comitati di imprenditori e, in generale, cittadini che vivono nel Parco dei Nebrodi, nel Parco delle Madonie, nel Parco dei Monti Sicani, nell’Oasi Vaccarizzo, nella Riserva naturale di Torre Salsa.
“La riunione di oggi – spiega il parlamentare regionale Nino Malafarina, componente della commissione legislativa Ambiente e Territorio dell’Assemblea regionale siciliana – è servita per raccogliere le istanze di questi cittadini e di questi imprenditori in vista del dibattito, in Aula, sul disegno di legge di riordino dei Parchi e delle Riserve naturali della Sicilia”.
Per la cronaca, il disegno di legge sul riordino delle attività e della gestione di Parchi e Riserve naturali è stato approvato dalla commissione Ambiente dell’Ars e, come dice l’onorevole Malafarina, dovrebbe essere esaminato e approvato dal Parlamento siciliano.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’onorevole Malafarina, perché l’argomento ci sembra interessante. E perché è un uomo delle istituzioni, un Questore prestato alla politica. Sì, il punto di vista di un uomo che arriva alla politica da tutt’altra esperienza ci incuriosisce. Anche perché, rispetto a certi argomenti, dà una chiave di lettura diversa da quelli dei politici tradizionali.
Insomma cittadini e imprenditori che vivono nei Parchi e nelle Riserve naturali vogliono far sentire la propria voce.
“E mi sembra anche corretto. Un elemento di grande importanza, che riguarda tutti, gestori, imprenditori e, in generale cittadini è la certezza del diritto. A cominciare dalla perimetrazione di questa aree protette, che fino ad oggi, in molti casi, è stata incerta. Nessuno vuole mettere in discussione la tutela ambientale. Ma va anche capito il perché, fino ad oggi, nelle zone B è stato impedito agli agricoltori di utilizzare i mezzi agricoli. Nel caso delle Riserve naturali, a impedire agli agricoltori di utilizzare quest mezzi agricoli sono stati soggetti privati che utilizzano soldi pubblici e non rendicontano le spese”.
Questo vale per i Parchi e per le Riserve naturali?
“In verità nei Parchi il controllo pubblico c’è. Per le Riserve naturali, gestite nella maggior parte dei casi da soggetti privati, mantengo le mie riserve”.
A proposito dei Parchi, nei giorni scorsi si è parlato molto dei problemi del Parco dei Nebrodi, con riferimento all’attentato al presidente Giuseppe Antoci.
“Il problema non è l’attentato, ma la totale assenza di verifiche circa l’applicazione delle leggi che regolano certe attività all’interno dei Parchi naturali. E’ un sistema che va rivisto”.
Il problema è politico.
“Certo, c’è un problema politico. Ma c’è anche una questione che riguarda la burocrazia. La politica, e questo succede spesso, si dà delle regole con le leggi. Ma poi queste leggi non vengono applicate. Tante volte si dà per scontato che, approvando una legge, il problema è risolto. Purtroppo non è così. Eclatante, sotto questo profilo, il caso dei Consorzi di Boinifica”.
Ovvero?
“Abbiamo scoperto che, per anni, i Consorzi di bonifica, che ricevono ogni anno ingenti fondi dalla Regione, non avevano mai presentato i bilanci. Durante la discussione sull’utima manovra economica e finanziaria, ho presentato un emendamento in commissione Bilancio e Finanze. Ho proposto di obbligare tutti i soggetti che usufruiscono di fondi regionali di rendicontare la spesa di tali risorse. E non erogare più fondi a chi non rendiconta le risorse”.
E com’è finita?
L’emendamento è stato bocciato”.
Quindi il problema, oltre che burocratico, è politico.
“Certamente. Nella mia esperienza di parlamentare ho maturato l’idea che nella pubblica amministrazione siciliana i controlli sono carenti. Due anni e mezzo fa ho proposto al presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta, l’istituzione di un ufficio ispettivo alle dirette dipendenze della presidenza della Regione. L’obiettivo sarebbe stato quello di verificare le omissioni, che sono tante”.
E com’è finita?
“La mia proposta non è mai stata presa in considerazione”.
Eppure lei è stato molto vicino a Crocetta.
“Oggi non più. I nostri rapporti si sono raffreddati. Tante, troppo le cose che il presidente Crocetta si era impegnato a realizzare e che non ha fatto”.
Ci sono altre cose che in questi anni di vita parlamentare ha notato?
“Tante. L’Istituto Zooprofilattico, per esempio. Anche lì ci sono cose che non vanno e che andrebbero riviste”.
Ma la competenza sull’Istituto Zooprofilattico non è del Ministero della Salute?
“Le competenze, su tale Istituto, sono condivise tra Ministero della Salute e Regione siciliana”.
Cosa avrebbe notato di strano?
“A quanto mi dicono, lì il vulnus sarebbe rappresentato dal fatto di non aver tenuto sotto controlla la macellazione borderline di capi di bestiame. Si parla di Brucellosi per indurre gli allevatori a disfarsi degli animali. Insomma, piccoli allevatori costretti a svendere”.
Se non ricordiamo male, lei ha posto anche la questione delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP), con riferimento agli incarichi legali conferiti a soggetti esterni.
“Il fenomeno non riguarda solo le ASP, ma tanti settori della pubblica amministrazione siciliana. Sulla ASP di Palermo ho fatto presente che si spendono 5 milioni di Euro all’anno per incarichi legali conferiti a soggetti esterni. Mi sembra un’enormità. Ribadisco: è un fenomeno molto diffuso che è sotto gli occhi di tutti”.
Non le sembra che il contenzioso, nella pubblica amministrazione siciliana, a tutti i livelli, sia troppo alto?
“Decisamente sì. In Sicilia il contenzioso, nella pubblica amministrazione è elevatissimo. Il più alto d’Italia. In certi casi mi è capitato di osservare contenziosi anche tra rami dello stesso assessorato”.
Insomma, ogni occasione è buona per assegnare incarichi a soggetti esterni. Se sapesse quello che abbiamo trovato nelle società che fanno capo al Comune di Palermo: sono quasi tutti i deficit, ma gli incarichi ai soggetti esterni non si possono contare…
“L’ho detto: è un fenomeno diffuso”.
Da cosa dipende, a suo avviso?
“Intanto c’è un problema a monte: in Sicilia, in molti casi, la burocrazia non è in grado di assumersi le proprie responsabilità. Così si chiedono ripetutamente pareri”.
Paura o impreparazione?
“Direi entrambe. Anche se la paura, in molti casi, è il frutto dell’impreparazione. Detto questo, io non credo nella malafede. In Sicilia si bada molto alla forma e poco alla sostanza. La pubblica amministrazione si articola in un guazzabuglio di norme. Servirebbe una vera semplificazione. Anche perché, in questa confusione, i diritti dei cittadini non vengono garantiti”.
Lei ha più volte posto l’accento sui depuratori. In effetti lo scenario è delirante. In provincia di Agrigento lo stanno sequestrando tutti. Sembra incredibile: a San Vito Lo Capo, in una delle spiagge più famose e gettonate della Sicilia, hanno sequestrato il depuratore…
“Sulla depurazione delle acque quello che succede in Sicilia è semplicemente incredibile. Parliamo non di milioni, ma di miliardi di Euro ‘bruciati’. Tutto questo non è più tollerabile. Dovremmo puntare sul turismo e scarichiamo in mare le acque non depurate”.
Come le sembra il mondo degli appalti pubblici visto da parlamentare regionale?
“Altri problemi. In ogni gara d’appalto ci sono almeno due o tre ricorsi. Anche in questo settore servirebbero scelte forti”.
E sui rifiuti?
“Passo”.
Cioè?
“E che debbo dire sulla gestione dei rifiuti in Sicilia? E’ un disastro totale. Nel 2016 andiamo ancora avanti con le discariche avvelenando l’aria, l’acqua e, in generale, l’ambiente. E ci sono anche discariche che operano in prossimità di centri abitati che ancora non sono state chiuse. Problemi enormi che si ripercuotono sulla salute della gente. E che scoraggiano gli eventuali investitori esteri. Come si fa a investire in una regione con tutti questi problemi e dove regna l’incertezza del diritto?”.
Ma lei di queste cose ne parla con i suoi colleghi parlamentari?
“Certo”.
E che impressione ne ricava?
“Mi ascoltano. Sono gentili, educati. Ma ho la precisa sensazione che mi prendano per un marziano”.
Non è un po’ troppo pessimista?
“No, sono realista. E’ la politica siciliana che, nel suo complesso, è lontana dalla realtà. Io non credo che i parlamentari siciliani non conoscano lo stato dell’autostrada Messina-Catania. Mi creda: è un delirio: si rischia la vita”.
Lo sappiamo: ne abbiamo parlato più volte: ne abbiamo parlato qui. Ma non succede nulla.
“Questa autostrada, lo ribadisco, è pericolosissima. E’ abbandonata. So che ci sono verie denunce e inchieste. Credo che qualcuno debba intervenire”.
Dovrebbe intervenire il Consorzio Autostrade Siciliana (CAS) che fa capo alla Regione.
“Mi auguro che intervenga”.
Ora siamo noi ad essere pessimisti. Il CAS – tranne nell’anno in cui è stato retto dalla dottoressa Patrizia Valenti – si occupa ‘prevalentemente’ di collaudi… Detto questo, come la concludiamo la nostra chiacchierata?
“Vorrei essere ottimista. Ma davanti i miei occhi vedo una politica siciliana intenta ad occuparsi di precari, di Pip e altro ancora. Per carità, gente che ha maturato diritti. Però, e questo lasciatemelo dire, continuando di questo passo non solo la Regione, ma i siciliani che dovrebbero essere amministrati andranno a sbattere. Non si può pensare di amministrare la Sicilia pensando solo al ritorno elettorale che dovrebbe arrivare dalla gestione della disperazione sociale”.
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