Purtroppo, cari amici ‘Briganti’, l’Italia è piena di grano tenero canadese e di mais OGM che importiamo/ MATTINALE 604

22 marzo 2022
  • Siamo partiti da uno stimolante post pubblicato sulla pagina Facebook ‘Briganti’ per fare alcune precisazioni sulla importazioni agricole italiane
  • Ormai da anni l’Italia è letteralmente invasa da grano tenero canadese, varietà Manitoba (non ci sono solo problemi di grano duro canadese)
  • La caratteristiche del grano tenero Manitoba e perché è così diffuso
  • Il “No” di Ue e Italia agli OGM è solo ipocrisia. Il mais che viene importato è quasi tutto OGM! Nel Sud e in Sicilia ci sono realtà dove non si utilizzano OGM 

Siamo partiti da uno stimolante post pubblicato sulla pagina Facebook ‘Briganti’ per fare alcune precisazioni sulla importazioni agricole italiane

Nella pagina Facebook di Briganti leggiamo un post che merita di essere commentato: “Per alcuni questa guerra è un business, per altri, soprattutto il Sud Europa sarà l’ennesima mazzata! In un paese serio, con terre fertili, ‘benedette da Dio’, come le nostre, si punterebbe ad incentivare la produzione, e invece si pensa eventualmente ad importare grano OGM a stelle e strisce”. Si parla, ovviamente, della guerra in Ucraina e degli effetti che sta provocando nel mondo. “Le navi che non partono più dall’Ucraina e dalla Russia – prosegue l’articolo – stanno cambiando faccia al mercato agroalimentare. All’Italia viene a mancare il grano tenero (serve per il pane e la pasticceria), il mais, indispensabile per il mangime animale, i fertilizzanti nella fase cruciale delle coltivazioni. Il mais che manca lo andremo a prendere negli Usa, dove la maggior parte è #Ogm. Vuol dire che la filiera delle carni e formaggi Dop è in pericolo? Se il grano tenero lo prenderemo dal Canada sappiamo che è trattato con glifosato anche in fase di preraccolta (da noi vietata). Intanto i prezzi si sono impennati e cambiano le produzioni. Perché sarà la Cina a trarne vantaggio?”.

Ormai da anni l’Italia è letteralmente invasa da grano tenero canadese, varietà Manitoba (non ci sono solo problemi di grano duro canadese)

Solo alcune precisazioni. Cominciamo con il grano tenero. Assolutamente vero che in Italia manca il grano tenero. In realtà, la carenza di grano tenero – che è in assoluto il grano più coltivato nel mondo (il grano duro, gloria e vanto del Sud Italia e della Sicilia indispensabile per la produzione della pasta, è una piccola frazione rispetto al grano tenero) – manca in tutto il mondo, perché lo scorso anno i cambiamenti climatici hanno ridotto la produzione di grano in tutto il Pianeta e, segnatamente, in Canada (-50% di produzione), Stati Uniti d’America (-40% di produzione) e in parte anche in Russia, che è il maggiore Paese produttore di grano del mondo. Ai nostri amici della pagina Facebook Briganti diciamo che, purtroppo, dal Canada, da anni, non arriva solo il grano duro, ma anche il grano tenero. Cosa che abbiamo rinfacciato alla Lega di Matteo Salvini quando, nel 2018, i leghisti governavano con i grillini, quelli che avrebbero dovuto impegnarsi per il rilancio dell’agricoltura del Sud. Cosa sia successo lo scorso anno con il grano tenero canadese che arriva in Italia non sappiamo, perché il grano tenero lo importano in massima parte i nostri amici del Nord Italia: ma siamo certi che, anche con la crisi che ha colpito la granicoltura canadese lo scorso anno, i nostri amici del Nord avranno fatto arrivare lo stesso il grano tenero canadese. Sapete perché? Perché ormai da anni l’industria italiana non riesce a fare a meno di una particolare varietà di grano tenero che si coltiva in una Provincia canadese di Manitoba: e infatti la varietà di grano tenero canadese diffusissima in Italia si chiama Manitoba.

La caratteristiche del grano tenero Manitoba e perché è così diffuso

La varietà Manitoba presenta alcune caratteristiche molto gradite dalle industrie: “La caratteristica principale di questa farina – leggiamo su Wikipedia – è di contenere una grossa quantità di proteine insolubili (glutenina e gliadina) che, a contatto con un liquido nella fase d’impasto, producono glutine. È quindi una farina ricca di glutine e povera di amidi. Il glutine forma una tenace rete che, negli impasti lievitati trattiene i gas della lievitazione permettendo un notevole sviluppo del prodotto durante la cottura; nel caso delle paste alimentari trattiene invece gli amidi che renderebbero collosa la pasta e permette una cottura al dente. Si trova in confezioni industriali e anche in pacchi per uso domestico; viene usata dal fornaio, dal pasticciere, in pizzeria. In Italia per legge la pasta destinata al consumo interno (salvo la pasta fresca) si può produrre esclusivamente con il grano duro, ma in altre nazioni la farina Manitoba è adoperata anche nell’industria della pasta all’uovo. I mulini spesso l’adoperano per ‘tagliare’ altre farine, aumentando in questo modo il coefficiente W totale della farina. L’impasto fatto con la Manitoba risulterà più elastico e più forte, adatto per la lavorazione di pane particolare (baguette francese, panettone e pandoro), della pizza a lunga lievitazione, delle ciacce e torte al formaggio pasquali e di particolari paste alimentari”. Importante sottolineare che la farina del grano tenero Manitoba è ormai essenziale nella preparazione di prodotti dolciari lievitati. Qual è il problema della farina Manitoba? Quello indicato dalla pagina Facebook Briganti: e cioè il fatto che questa varietà di grano, se viene seminata nelle aree umide e fredde non matura naturalmente, ma viene fatta maturare artificialmente a colpi di glifosato utilizzato, come ricorda la pagina Facebook Briganti, in fase di preraccolta! Così il glifosato rimane nel grano e poi finisce sulle nostre tavole. In pratica, è lo stesso problema che si verifica per il grano duro canadese coltivato nelle aree fredde e umide. E ora diamo una brutta notizia: purtroppo il grano tenero Manitoba è arrivato anche nel Sud e in Sicilia. Sarebbe interessante sapere con quale grano opera il mondo dei dolci del Sud e della Sicilia: e pazienza se si offenderanno!

I fertilizzanti e le grandi speculazioni in corso sul gas in Italia 

Correttamente, la pagina Facebook Briganti fa notare che mancano i fertilizzanti. E questi fertilizzanti mancano perché l’Unione europea (e l’Italia a ruota) ha creato una demenziale dipendenza dall’estero. Oggi i più grandi produttori di fertilizzanti del mondo sono la Cina e la Russia: proprio la Russia alla quale una ‘intelligente’ Unione europea ha appioppato sanzioni per andare dietro alla guerra assurda scatenata in Ucraina da USA, Nato e multinazionali e non dalla Russia di Putin, che si sta soltanto difendendo. Di fatto, l’Europa non dipende solo dalla Russia non solo per il gas, ma anche per i fertilizzanti. Di più: per produrre i fertilizzanti serve il gas, senza il gas non si possono produrre fertilizzanti. I gatto che si morde la coda. Sul gas, in Italia, è in corso una grandissima speculazione da parte di alcune società. Hanno messo in giro la voce che il prezzo del gas è aumentato a causa della guerra in Ucraina. Falso. Il prezzo del gas, in Italia, è aumentato prima dell’esplosione della guerra in Ucraina e la speculazione di alcuni grandi gruppi economici è stata segnalata alla Camera dei deputati nel corso di un question time. Dalle parti del Governo Draghi sono perfettamente a conoscenza di quello che è successo e che continua a succedere e nulla è stato fatto per fermare questa incredibile speculazione che dà la misura di quanto l’Italia di oggi sia un paese alla deriva. E che sia un Paese alla deriva lo dimostra il fatto che una parte considerevole dei giacimenti di gas italiani sono stati bloccati. Su mille e 298 pozzi di estrazione, 752 pozzi non sono attivi. Nel 2000, dal solo Mare Adriatico, si estraevano 17 miliardi di metri cubi di gas. Oggi le estrazioni si attestano in torno a 800 milioni di metri cubi di gas. Grosso modo, il 95 per cento circa in meno. Sono dati forniti da Domenico Macaluso, uno dei più grandi conoscitori dei fondali marini italiani. Invece di estrarre il gas italiano si preferisce acquistarlo all’estero. Chissà perché…

Il “No” di Ue e Italia agli OGM è solo ipocrisia. Il mais che viene importato è quasi tutto OGM! Nel Sud e in Sicilia ci sono realtà dove non si utilizzano OGM 

Il mais, infine. Il Nord Italia è vocato per la produzione di mais. Ma i nostri amici del Nord hanno scelto di non coltivarlo. Così la zootecnia italiana dipende dalle importazioni di mais da Paesi esteri. Se per cause varie – cambiamenti climatici, la Cina che acquista grandi quantitativi di mais nel mondo e, adesso, la guerra in Ucraina – gli allevamenti italiani rimangono senza mangimi e rischiano di mandare al macello tantissimi animali. Che è quello che sta succedendo in questi giorni in Sicilia. Senza mai e senza soia è quasi impossibile allevare animali. E l’Italia – questa è la realtà – non coltiva né mais, né soia. C’è un’altra brutta notizia che dobbiamo dare: l’Italia, ormai da anni, importa mais OGM (Organismi Geneticamente Modificati), cioè mais geneticamente modificato. Il “No” agli OGM dell’Unione europea e dell’Italia è ipocrisia allo stato puro, perché i governanti europei e i governanti italiani non possono non sapere che in altri luoghi del mondo dove si producono grandi quantitativi di mais e di soia gli OGM sono la regola. Si potrebbe evitare di non ‘inquinare’ le filiere di carne e formaggi con gli OGM? Certo, promuovendo la sovranità alimentare che l’Unione europea ha bandito nel nome del liberismo economico globalista. Basterebbe cominciare a coltivare mais e soia naturali, tenendo presente che le produzioni sarebbero inferiori. Non dimentichiamo, infatti, che gli OGM vengono creati per avere piante che resistono agli insetti dannosi per l’agricoltura, per resistere a problemi climatici e per resistere ai pesticidi e agli erbicidi e, in ultima analisi, per avere produzioni maggiori. La quantità a capito della qualità. Ciò non significa che tutte le filiere di carni e formaggi italiani siano inquinati dagli OGM. Nel Sud Italia e in Sicilia ci sono realtà che sanno bene come stanno le cose e non utilizzano OGM.

Foto tratta da ilTamTam.it

 

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