I tre ‘satrapi’ di Palermo che bloccano la politica: Leoluca Orlando, Gianfranco Miccichè e Antonello Cracolici/ MATTINALE 595

13 marzo 2022
  • Fino a quanto questi tre personaggi non entreranno a far parte del passato, Palermo rimarrà preda della vecchia politica. Anche per questo è tramontata la candidatura di Franco Miceli 
  • Leoluca Orlando sindaco con i voti dell’opposizione
  • Gianfranco Miccichè e le porte girevoli del centrodestra e del centrosinistra 
  • Antonello Cracolici o dell’immobilità della sinistra di Palermo

Fino a quando questi tre personaggi non entreranno a far parte del passato Palermo rimarrà preda della vecchia politica. Anche per questo è tramontata la candidatura di Franco Miceli nel centrosinistra    

“E’ terribile vedere come il comportamento di una parte dei gruppi dirigenti dei partiti sia in grado a Palermo di spegnere entusiasmi e letteralmente macinare risorse umane che potrebbero essere invece chiavi del cambiamento, calando dall’alto soluzioni costruite nel segreto delle stanze e non condivise con la città.
L’ossessione per i tatticismi e per la tutela dei (sempre più piccoli) recinti personali e degli stessi gruppi dirigenti denuncia la mancanza di capacità e forse di volontà di elaborare una proposta politica che metta al centro la città e non l’autoconservazione. Occorre recuperare e valorizzare ogni energia ed ogni risorsa utile
per la città. Occorre rinnovare la classe dirigente. Occorre avere coraggio e puntura su un vero e concreto rinnovamento. Oggi la vecchia politica ha toccato il fondo. Spero che da domani si possa ripartire consapevoli che errori come questi non debbano più essere commessi”. Così ha dichiarato qualche giorno fa Mariangela Di Gangi candidata sindaco di Palermo al di fuori dei recinti della vecchia politica. Già vicina a Rita Borsellino, Mariangela Di Gangi ha toccato un tasto dolentissimo per la politica di Palermo: l’autoconservazione di un ceto politico compromesso con le peggiori logiche della politica-politicante, che però, ancora oggi, condiziona la vita della città. Esempio emblematico del gioco dei veti incrociati è la candidatura a sindaco, tramontata dopo qualche giorno, di Franco Miceli, figura storica della sinistra cittadina post comunista. Sarebbe stato un ottimo candidato sindaco di Palermo, Franco Miceli. E lo scriviamo pur sapendo che Miceli – che noi conosciamo da anni – è favorevole al progetto Tram, che a nostro modesto avviso è sbagliato perché superato dalla storia. Ma, al di là del Tram, Miceli sarebbe un ottimo sindaco, perché la città la conosce molto bene (peraltro, negli anni ’90, è stato anche consigliere comunale). Ma su di lui sono arrivati i veti incrociati.

Leoluca Orlando sindaco con i voti dell’opposizione

Ma cos’è che blocca Palermo nel nullismo politico e nel disastro amministrativo di questi anni tra cimiteri, strade, marciapiedi, bilanci e verità che cadono a pezzi? A nostro modesto avviso sono tre i personaggi che, ancora oggi, condizionano in negativo la politica cittadina: e condizionano sia il centrosinistra, sia il centrodestra. E poiché a Palermo non è mai decollata una forza politica alternativa al centrodestra e al centrosinistra, condizionando questi due schieramenti, questi tre soggetti bloccano ogni possibilità di rinascita della politica cittadina. Chi sono questi tre personaggi? Il primo è l’attuale sindaco della città, Leoluca Orlando, che ancora oggi, dopo quarant’anni, continua a condizionare non soltanto la città, ma tutto lo schieramento politico di centrosinistra. Guardando lo stato di degrado in cui oggi versa Palermo si è portati a pensare che l’attuale sindaco ha impoverito la città, rendendola invivibile. In realtà, l’analisi non è corretta, perché Orlando non ha solo impoverito e resa invivibile la quinta città d’Italia, ma ha, prima di tutto, distrutto la sinistra della città. La sua ‘missione politica’ è sempre stata questa, a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo passato. Orlando ha attraversato tante stagioni politiche e, con l’avvento dei renzismo, si è posizionato nel filone nazionale del PD che ha sostituito i diritti sociali con diritti civili che, in alcuni casi, sono solo capricci di una borghesia minoritaria. Non è stato un caso se l’attuale sindaco di Palermo, quando Matteo Renzi era in auge da segretario del PD e da capo del Governo, gli era molto vicino. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che Renzi, nel 2016, quando veniva a Palermo, era sempre accanto al sindaco. Con il tramonto di Renzi è ancora in piedi, tenuto a galla dal PD e da Forza Italia. Con lui, in questi anni, Palermo è sprofondata piano piano. L’ultima cosa che restava in piedi in una città a perdere era il Teatro Massimo, una sorta di orchestra del Titanic. Ma la spaventosa crisi finanziaria sulla quale indagano Magistratura ordinaria, Corte dei Conti e Regione siciliana sta inghiottendo anche il simbolo massonico della Palermo di fine ‘800. Il sindaco, visto lo stato comatoso della città, dovrebbe essere a casa da un pezzo. Invece è ancora sindaco. Ancora oggi, pur essendo in uscita, Orlando continua a condizionare la vita politica di Palermo. Deve fare riflettere il fatto che oggi, pur avendo in Consiglio comunale una decina di consiglieri su 40 – e quindi è in netta minoranza – Orlando è sempre sindaco, perché l’opposizione, o presunta tale, lo tiene lì, nonostante lo sfascio totale della città.

Gianfranco Miccichè e le porte girevoli del centrodestra e del centrosinistra 

Chi è che ha impedito fino ad oggi di mandare a casa il sindaco Orlando con una mozione di sfiducia? Qui arriviamo al secondo personaggio che condiziona la vita di Palermo insieme con l’attale sindaco: Gianfranco Miccichè. Sulla carta, Miccichè è un esponente di Forza Italia; nei fatti, Miccichè passa da uno schieramento all’altro – dal centrodestra al centrosinistra per poi tornare nel centrodestra e, magari, per ripassare nel centrosinistra – a seconda della convenienza del momento. Orlando e Miccichè si sostengono a vicenda. L’obiettivo comune a entrambi è una parola: l’autoconservazione con ogni mezzo. Così come Orlando non esita a mettersi d’accordo con il centrodestra (alle elezioni comunali del 2017 ha ‘imbarcato’ seguaci dell’ex Ministro Angelino Alfano e altri personaggi pronti a cambiare casacca), Miccichè non esita a cercare accordi con il centrosinistra. Alle ultime elezioni comunali, da coordinatore di Forza Italia in Sicilia, in alcuni Comuni era alleato con il PD. Risultato: un disastro. Ma ci prova ancora. Il bello è che nel suo partito – almeno in Sicilia, a Roma il coordinatore nazionale Antonio Tajani non sembra apprezzi certi ghiribizzi – lo lasciano fare. Grottesche le trattative di Miccichè per le elezioni regionali siciliane per il prossimo Novembre: un po’ cerca accordi con il PD, gli danno buca e torna nel centrodestra. Poi ci riprova, gli va male e torna a fare il ‘leader’ del centrodestra. Gira e rigira. Il trasformismo polilico e il clientelismo è la sua politica. Abilissimo a fare prendere il ‘fuoco’. Solo che, ogni tanto, lassa quacchi muddrica: come nel caso dei trasporti via mare, o nell’Azienda Siciliana Trasporti (AST). Lui, Miccichè, come Orlando, dovrebbe essere in uscita, ma le sta provando tutte per ‘autoconservarsi’ da presidente dell’Assemblea regionale siciliana: o con il centrodestra o con il centrosinistra, l’importante è che lo rieleggano. La politica, le idee, i progetti, tutte cose per chi vuole perdere tempo… Miccichè va sempre al sodo.

Antonello Cracolici o dell’immobilità della sinistra di Palermo

Il terzo personaggio che condiziona la vita politica di Palermo è Antonello Cracolici, deputato regionale in carica del PD. Anche lui, come Orlando e Miccichè è inamovibile. Cracolici ha cominciato nel vecchio Pci da Folena-boys, quando Pietro Folena, alla fine degli anni ’80 diventa segretario regionale del Pci, che di lì a poco si trasformerà in PDS. I suoi rapporti con Orlando cominciano allora. Cracolici è un dei protagonisti del disastro elettorale del Pci-PDS alle elezioni comunali del 1990, quando il partito perde il 50% dei voti. Da quella sconfitta la sinistra post comunista di Palermo non si risolleverà più. E siccome Tangentopoli ha fatto scomparire il Psi, da allora quello che resta della sinistra di Palermo è nelle mani di Orlando, che ha fatto il bello e il cattivo tempo. Nessuno oggi sa quanti siano i voti reali della sinistra a Palermo, perché negli ultimi due appuntamenti elettorali – nel 2012 e nel 2017 – lo spoglio delle schede per il Consiglio comunale è stato caos allo stato puro: due mesi per lo spoglio delle schede nel 2012, un mese nello spoglio delle schede nel 2017. Tutte cose ‘archiviate’, come se il caos in atmosfera sudamericana tra verbali che spariscono e voti ‘ricostruiti’ fosse una cosa normale. Non c’è da stupirsi: anche la seconda elezione a sindaco di Diego Cammarata è stata molto contestata. A Palermo le cose vanno così, dall’avvento dei Savoia ai nostri giorni, tra mafia e antimafia. Sarebbe interessante capire, con lo spoglio delle schede normale quanti voti prenderebbero oggi i candidati al Consiglio comunale.

Leoluca Orlando, Gianfranco Miccichè e Antonello Cracolici sono uniti tra loro e divisivi con tutti gli altri

E’ in questa politica che si muovono quasi all’unisono Orlando, Miccichè e Cracolici. Miccichè e Cracolici, oltre ‘spatuliare’ su Palermo, sono stati insieme nel Governo regionale di Raffaele Lombardo. Per la cronaca, senza i voti del PD Gianfranco Miccichè, cinque anni fa, non sarebbe mai stato eletto, anzi rieletto presidente dell’Assemblea regionale siciliana (ha ricoperto questa carica nella legislatura 2006-2008). Cracolici rappresenta la continuità politica della sinistra di Palermo ‘orlandizzata’ dove l’immobilismo da fine anni ’80 è la regola. Ribadiamo: questi tre soggetti – Orlando e Cracolici da quasi 40 anni, Miccichè arrivato circa dieci anni dopo – sono in uscita ma non vogliono mollare. E siccome ancora un po’ contano – e contano anche perché si sostengono l’uno con l’altro, bloccando qualunque novità nel centrodestra e nel centrosinistra – tutto rimane immobile. Bloccando centrodestra e al centrosinistra, regolarmente piegati ai disegni di potere e di autoconservazione, Orlando, Miccichè e Cracolici tengono in ostaggio la politica cittadina. E’ difficile, anzi impossibile che qualcuno possa passare senza di loro. Con questi tre è chiaro che la candidatura di Franco Miceli non sarebbe mai passata: e infatti non è passata. Tra l’altro, nella sinistra posto comunista di Palermo Cracolici e Franco Miceli, da sempre, parlano una lingue differente: Cracolici è un uomo di apparato, Miceli un intellettuale. Impossibile capirsi. Sia nel centrodestra, sia nel centrosinistra, se i candidati sindaco di Palermo non vanno bene a questi tre, ebbene, non vanno bene e basta. Tutt’e tre lavorano per bloccare qualsiasi ipotesi di cambiamento. Fino ad oggi con la copertura politica romana di PD e Forza Italia. Questo schema politico, fino ad oggi inamovibile, sta affondando Palermo. Ma loro tre restano a galla. Orlando, Miccichè e Cracolici sono uniti tra loro e divisivi con tutti gli altri. Così tutto è bloccato in attesa che i tre satrapi della città vengano messi da parte dagli unici che possono liberare Palermo: gli elettori. Ovviamente con lo spoglio delle schede civile e non sudamericano…

Foto tratta da DBcok Easy

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