- Chissà come la prenderanno Stati Uniti d’America, Nato e multinazionali – che la ‘botta’ in Ucraina la stanno prendendo per davvero – quando si accorgeranno dello strano balletto tra Unione europea e Russia di Putin
- I prezzi del petrolio sono schizzati all’insù Giovedì scorso. Poi in parte sono rientrati. Ma allora da cosa dipende l’aumento dei prezzi, in Italia, di benzina e gasolio se la guerra in Ucraina non ci ‘azzecca’ niente?
Chissà come la prenderanno Stati Uniti d’America, Nato e multinazionali – che la ‘botta’ in Ucraina la stanno prendendo per davvero – quando si accorgeranno dello strano balletto tra Unione europea e Russia di Putin
La guerra in Ucraina continua. In questo momento, al mondo, non c’è uomo politico più minacciato di Putin. Che, però, se la prende con filosofia. Pensate un po’: mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, minaccia ritorsioni, blocchi, guerre bancarie e commerciali, mentre il capo del Governo italiano, Mario Draghi, invia mille e 350 militari, munizioni e lanciarazzi, il leader russo da un lato ricorda che ci sono sempre le armi nucleari e, dall’altro lato, si rende protagonista di un’azione distensiva: nessun blocco delle esportazioni di petrolio e di gas verso l’Occidente. I dati ufficiali, citati da Sandro Puglisi, raccontano i numeri dell’export russo di idrocarburi fino a questo momento: “Fino a 2,3 milioni di barili al giorno dei 4,6 milioni di barili al giorno di esportazioni di petrolio greggio della Russia vanno in Occidente”. Insomma – via anche per sdrammatizzare un po’ – come ‘nemici’ della Russia i Paesi dell’Unione europea non sono poi trattati così male da Putin… Chissà cosa penseranno di questa contraddizione – la Ue che promette sanzioni durissime contro la Russia, mentre la stessa Russia non riduce le esportazioni di idrocarburi in Europa. Chissà cosa penserà la ‘banda’ dei Dem americani, dal presidente Joe Biden a Obama, fino ai Clinton. Per non parlare delle multinazionali alle quali l’esercito di Putin, con una guerra-lampo, ha tolto i giacimenti minerari e le immense di distese di cereali dell’Ucraina.
I prezzi del petrolio sono schizzati all’insù Giovedì scorso. Poi in parte sono rientrati. Ma allora da cosa dipende l’aumento dei prezzi, in Italia, di benzina e gasolio se la guerra in Ucraina non ci ‘azzecca’ niente?
Un’altra stranezza che vogliamo segnalare è l’andamento del mercato internazionale del petrolio. C’è stato, è vero, tra Mercoledì e Giovedì della settimana che ci siamo lasciati alle spalle un incremento repentino del prezzo legato allo scoppio della guerra. Giovedì, per la precisione, l’invasione delle truppe russe in Ucraina ha fatto lievitare i prezzi sopra i 100 dollari al barile, cosa che non avveniva dal 2014, con il Brent che ha toccato i 105 dollari. L’indomani i prezzi del petrolio sono scesi. Bisognerà vedere cosa succederà Mercoledì prossimo, quando i rappresentanti dei Paesi esportatori di petrolio (e tra questi c’è la Russia) e dei produttori si riuniranno. A questo punto una domanda che potrebbe interessare gli autotrasportatori italiani che nei giorni scorsi hanno iniziato a manifestare per il caro-carburante: gli aumenti dei prezzi della benzina e del gasolio che vanno in scena in Italia da cosa dipendono? Sicuramente, almeno fino ad oggi, non dipendono dalla Russia… Forse gli autotrasportatori – ma anche i pescatori e, in generale, i cittadini italiani – dovrebbero porre la domanda al Governo dei ‘Migliori’ di Mario Draghi. O no?
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