Caro-bollette: Draghi vuole lasciare il Governo, patto PD-Forza Italia-Casini-Calenda-Lega, Sud e Sicilia ruote di scorta/ MATTINALE 575

21 febbraio 2022
  • Il governo di Mario Draghi non è in grado di reggere la tempesta economica e sociale che si sta scatenando con la crisi del gas e con le contestuali bollette di luce e gas alle stelle
  • Matteo Salvini ‘prigioniero politico’ delle Regioni del Nord 
  • In questo scenario Sud e Sicilia, senza un progetto politico, continuano ad essere martoriati dai partiti politici nazionali che gli imporranno anche l’Autonomia differenziata 

Il governo di Mario Draghi non è in grado di reggere la tempesta economica e sociale che si sta scatenando con la crisi del gas e con le contestuali bollette di luce e gas alle stelle

In queste ore si fa strada una nuova alleanza politica. Improvvisamente l’Italia scopre di avere un nuovo ‘statista’. si tratta di Carlo Calenda, già Ministro del disastroso Governo di Matteo Renzi, candidato sindaco a Roma e fondatore del nuovo partito che si chiama Azione. Da quello che si capisce, il PD e il Movimento 5 Selle, da soli, non sono in grado di vincere le elezioni politiche del prossimo anno. Tra l’altro, il progetto originario prevede lo ‘scioglimento’ dei grillini dentro il PD per dare a questo partito almeno un robusto 40% di voti. Ma la confluenza del Movimento grillino dentro il PD sta fallendo, perché non sono riusciti ad affossare Giuseppe Conte che, nonostante i continui ‘agguati’ politici di cui è oggetto resiste. Gli hanno anche tolto la guida del Movimento, ma hanno capito che Conte qualcosa la farà lo stesso e non si accontenterà di un seggio nel PD: magari farà qualcosa con Alessandro Di Battista, chissà. Insomma, girala come vuoi, ma il PD è sempre al 18-20%. Come si fa a governare l’Italia facendo gli interessi dell’Unione europea a ‘trazione’ franco-tedesca se manca il partito che dovrebbe rappresentare la stessa Ue in Italia, per giunta in un momento in cui la crisi del gas e le bollette alle stelle provocheranno un terremoto economico e sociale? I grillini non servono più: li hanno ‘usati’ e adesso li molleranno, tranne i Ministri e Sottosegretari, che dovranno essere ‘sistemati’ in qualche modo, o rieletti in collegi sicuri del PD o piazzati nei posti di sottogoverno. Hanno contribuito ad affossare il Movimento alleandosi con la Lega di Salvini, con il PD e poi con Draghi e vanno ‘premiati’. Tra l’altro, Conte, come già accennato, potrebbe presentare una lista con o senza il simbolo del Movimento 5 Stelle per prendere non certo il 20% come raccontano i sondaggi, ma un 7-8% che farebbe comunque danno al PD. Sì, siamo sempre lì, serve uno schieramento del 45-50% attorno al PD per garantire l’Europa dell’euro. E serve subito, perché Draghi vuole scappare dal Governo perché sa che il caro-bollette affosserà l’economia italiana. Dove trovare ‘sti voti per continuare a governare con o senza Draghi?

Matteo Salvini ‘prigioniero politico’ delle Regioni del Nord 

Forza Italia è già pronta. Berlusconi deve tutelare le ‘aziende’. In cuor suo, anche per chiudere bene la sua esperienza politica, vorrebbe far vincere il centrodestra: ma non lo può fare. Gli azzurri, insomma, sono già nel progetto ‘europista’ al servizio del PD, a propria volta al servizio della Ue. C’è da acchiappare, ad uno ad uno, gli ex democristiani: alcuni sono già in prima fila nel nome dell’Europa: per esempio, l’eterno Pierferinando Casini; ma c’è da convincere tutti gli altri: e non è una cosa facile. Ci riusciranno? In parte sì. Ma a quanto potranno arrivare in termini numerici? I conti li hanno già fatti: PD grosso modo al 20%, Forza Italia 6-7%, gli ex democristiani più i renziani al 4-5%. Morale: arriverebbero al 30-32%. Non basta. Così giocano la carta Calenda, che dovrebbe raccogliere un altro 4-5%. I conti sono lì: sforzandosi al massimo e sperando che tanti italiani non vadano a votare si fermerebbero al 37-38%. Troppo poco per finire di affossare l’Italia dentro l’Unione europea. E allora? E allora non restano che Lega e Fratelli d’Italia. La seconda opzione è stata scartata: Giorgia Meloni non è in vendita e, quel che di peggio, non vuole svendere l’Italia: e questo per la ‘Grande Europa’ è un problema serio. Non resta che la Lega, che in parte è già dentro. Non ci vuole molto a capire che il segretario della Lega, Matteo Salvini, da quando Mario Draghi è stato messo dall’Europa a Palazzo Chigi, è un ‘prigioniero politico’. In realtà, la spaccatura che oggi attraversa la Lega è frutto di un equivoco politico. I veri ‘capi’ delle Regioni leghiste del Nord – Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia – s’illudono che i loro territori verranno ‘risparmiati’ dal processo di ‘colonizzazione’ dell’Italia. Pensano di dare vita a una ‘cintura’ con gli stessi diritti e la stessa economia della Mitteleuropa, quasi una sorta di Lombardo-Veneto pre-unitaro, magari legati alla stessa Austria che, alla fine, la Germania ha sempre protetto. Di questo progetto fanno parte il citato Friuli, l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Liguria. E’ in nome di questo progetto che il segretario della Lega, Salvini, ha dovuto subire la partecipazione della Lega al Governo Draghi. In cambio anche dell’Autonomia differenziata, altri 60-70 miliardi di euro all’anno da scippare a Sud e Sicilia e da portare nel Nord Italia. Riuscirà a salvarsi il Nord con questa riedizione del Lombardo-Veneto allargata? No. Tale progetto è frutto, appunto, di un equivoco: il Nord Italia farà la fine che il Piemonte fece fare al Regno delle Due Sicilie. Anzi saranno i primi – pandemia e cambiamenti climatici permettendo – ad essere ‘inglobati’ come ‘sudditi’ nel sistema franco-tedesco.

In questo scenario Sud e Sicilia, senza un progetto politico, continuano ad essere martoriati dai partiti politici nazionali che gli imporranno anche l’Autonomia differenziata  

Magari chi leggerà questo MATTINALE penserà: questi sono visionari e un po’ matti. Noi invece rilanciamo e vi possiamo assicurare che, tra qualche settimana, il Governo Draghi varerà l’Autonomia differenziata che, ovviamente, non verrà presentata per quello che è – cioè come un nuovo scippo a Sud e Sicilia dopo lo scippo dei fondi del Pnrr e dopo lo scippo del FEARS sempre a Sud e Sicilia – ma come una “opportunità per Sud e Sicilia”: in pratica, ‘nna pigghiata p’u culu, come si usa dire dalle nostre parti. Vedete, in questo progetto quello che appare con estrema chiarezza è l’olimpica certezza dei nostri amici del Nord e dei partiti politici nazionali che considerano i venti milioni di meridionali, siciliani compresi, persone controllabili, incapaci di reagire, buoni solo a obbedire. In effetti, i ‘numeri’ gli danno ragione. Meridionali e siciliani non hanno ancora capito che continuando a votare per i partiti politici nazionali continueranno ad ‘auto-incaprettarsi’. Non si accorgono nemmeno che, sulle loro teste, il PD e i partiti alleati manovrano per continuare a governare Sud e Sicilia pur non avendo i voti per farlo: a parte la Campania, che forse è la Regione del Sud più libera, tutto il resto è un disastro: in Puglia Michele Emiliano, PD, ‘tresca’ con la Lega; in Sicilia il PD cerca di allearsi con Forza Italia e di coinvolgere la Lega. Di fatto, le Regioni del Sud sono nelle mani dei partiti politici nazionali. Tutt’oggi non esiste un soggetto politico in grado di rappresentare gli interessi del Sud e della Sicilia. Era stato messo su il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale, che ha dimostrati di non essere in grado di affrontare le sfide elettorali. Non solo. Nel Sud e in Sicilia il vecchio sistema regge perché tanti cittadini non vanno più a votare. Ma di questo parleremo in un altro articolo. Per ora prendiamo atto che, rispetto a uno scenario europeista- neocoloniale, Sud e Sicilia non hanno un progetto politico e sono nelle mani dei partiti politici nazionali che usano il Sud per favorire Nord, assicurando benedici e prebende agli ‘ascari’ di Sud e Sicilia, proprio come avveniva già ai tempi di Crispi e di Giolitti. Sono passati più di 150 anni, ma lo scenario neo-coloniale non è cambiato. Ribadiamo. Si salva un po’ la Campania perché ha una classe dirigente che riesce in parte a tenere testa ai partiti politici nazionali. Il resto del Sud e Sicilia, invece, sono colonie.

Foto tratta da QuiFinanza  

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