Nella seduta in corso si cita l’articolo de l’Espresso che ha lasciato tutti di stucco. Doccia fredda sui deputati? Speriamo che alle parole seguano i fatti…
Ha preso il via oggi all’Ars la discussione generale sulle ipotesi di riforma dello Statuto siciliano. Al momento, lo diciamo subito, si tratta solo di teoria, nel senso che circola qualche bozza (di cui vi abbiamo parlato qua) , ma come precisato dallo stesso Presidente della Commissione Statuto, Nino D’Asero “il lavoro è appena iniziato”.
La seduta è comunque stata singolare. A legare gli interventi (pochi a dire il vero), infatti, non è stata la commemorazione storica dei 70 dello Statuto e della prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana (che saranno celebrate formalmente il 26), ma un articolo di stampa che sembra avere avuto l’effetto di una doccia fredda sui deputati. Parliamo, ovviamente, delle dichiarazioni rilasciate a l’Espresso dall’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei (di cui vi abbiamo parlato nel dettaglio qui).
In sintesi, Baccei nel suddetto articolo, ha ammesso (ed è questa la grande novità) che la parte di Iva e Irpef che spetterebbe alla Sicilia ma che lo Stato (illegittimamente) trattiene, costa alla Sicilia “sette miliardi di euro di entrate in meno”.
Sette miliardi di euro all’anno scippati ai Siciliani, mentre la Regione è sull’orlo del default, lo stesso, va da sé vale per i Comuni, annessi e connessi.
A citare quelle che ormai vengono definite ‘le confessioni di Baccei, nel primo intervento della seduta di oggi, lo stesso D’Asero. Il quale, nel ribadire che il cuore finanziario dello Statuto siciliano non è mai stato applicato e nell’esortare i colleghi a ritrovare “un sussulto di dignità” ha detto: “Sono sotto gli occhi di tutti le incredibili dichiarazioni di Baccei tradotte, forse in maniera un po’ rude, sui social network con la frase ‘Lo Stato ruba 7 miliardi di euro alla Sicilia’“. D’Asero cita proprio il titolo del nostro articolo in merito. Rude? Efficace, piuttosto.
Lo stesso articolo de l’Espresso viene citato da Toto Cordaro (PID- cantiere Popolare), sempre per sottolineare le ingiustizie subite dalla Sicilia. Il deputato lancia poi una proposta interessante: “E’arrivato il momento di studiare la via concreta per fare della Sicilia una zona franca che possa attrarre investimenti e quindi sviluppo, di dare dialogare la Sicilia con l’Europa ma senza voltare le spalle al Mediterraneo”.
Quindi Michele Cimino (Sicilia Futura) che in più passaggi del suo intervento cita l’articolo in questione svelando che “già nella passata legislatura si era arrivati a quantificare quelle somme di cui parla Oddo (l’autore) nell’articolo del settimanale e che sono somme che lo Stato continua a negarci”.
Cimino ha quindi lanciato “un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché si faccia una operazione verità sui conti della Sicilia e su quanto lo Stato ci ha negato e ci nega”.
Anche Sergio Tancredi (M5S) è partito dalle dichiarazioni di Baccei: “Anche io ho letto le dichiarazioni di Baccei che pure in Aula ha sempre negato che lo Stato ci deve quelle somme. Ora bisogna stabilire un percorso coraggioso, smettendola di applicare l’Autonomia solo nelle parti in cui fanno comodo alla solita politica”.
Ci voleva un articolo per risvegliare le coscienze?
Da segnalare il solito ascarismo del PD che oggi si manifesta con l’assenza massiccia dei deputati di questo gruppo dall’Aula mentre si parla di Statuto, come ha sottolineato il deputato Giovanni Greco nel suo intervento in cui ha accusato i colleghi di inerzia.
Ha preso la parola solo la ‘cambiacasacche’ Alice Anselmo (prima donna ad avere meritato il premio ascaro, come potete leggere qui), finita, dopo numerosi giri di valzer, a fare la capogruppo del PD, che, ovviamente, si è augurata che passi la riforma istituzionale di Ottobre sminuendo il significato dell’Autonomia e non facendo minimo cenno alle risorse scippate alla Sicilia.
A chiudere la seduta è stato il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che ha invitato tutti i deputati ad intervenire alla commemorazione del 26 (nel corso della quale due sale dell’Ars verranno intestate a Pio La Torre e Piersanti Mattarella) e ha sottolineato l’importanze di rivedere lo Statuto, per adeguarlo ai nostri giorni, prima che lo facciano a Roma.
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