La verità è che gli attentati di mafia, quando falliscono, sono più inquietanti di quelli che riescono. Un attentato mafioso non riuscito ci catapulta in uno scenario di indefinito, di sospeso. Dove, spesso, a prevalere è l’angoscia. Perché la mafia, quando decide di colpire qualcuno, di solito non sbaglia
Potrà sembrare un paradosso, ma gli attentati di mafia, quando falliscono, sono più inquietanti di quelli che riescono. Lasciano dietro di sé una sensazione di indefinito, di sospeso, e, quindi di angoscia.
Perché la mafia, quando vuole colpire veramente, non fallisce.
E allora?
Domanda che chiama altre domande.
Che cosa è veramente accaduto? Che cosa accadrà adesso? Era questo che si voleva? Dare un segnale a chi deve intendere, a chi è andato oltre, perché si fermi, oppure a chi non è andato oltre, perché si affretti?
La mafia, sia sa, crea dipendenza, crea modelli, paradigmi; spesso ci siamo trovato davanti a fatti che, nonostante l’apparenza, nulla avevano di mafioso.
L’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, in quale categoria si colloca?
Mentre la magistratura indaga e sicuramente risponderà a tutte queste domande, noi cerchiamo di leggere quantomeno lo scenario in cui l’attentato si colloca, sperando di riuscire a farci un ‘idea. A partire dagli interessi in giuoco.
Abbiamo cominciato a ragionare su questa vicenda (come potete leggere qui), ma crediamo che una seria riflessione sulla gestione complessiva (istituzionale e delegata) dei Parchi e delle Riserve naturali della nostra Isola sia ormai improcrastinabile.
Parco dei Nebrodi e attentato ad Antoci: ma non è stato il Governo regionale ad abbandonare le aree montuose?
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