- Invece di fare previsioni su chi sarà il nuovo presidente della Repubblica proviamo a ipotizzare cosa succederebbe se venisse eletto uno dei tre politici in questi giorni molto ‘gettonati’ dal mondo dell’informazione: Sergio Mattarella, Mario Draghi e Silvio Berlusconi
- Sergio Mattarella bis?
- Mario Draghi?
- Silvio Berlusconi?
di Ciro Lomonte
Invece di fare previsioni su chi sarà il nuovo presidente della Repubblica proviamo a ipotizzare cosa succederebbe se venisse eletto uno dei tre politici in questi giorni molto ‘gettonati’ dal mondo dell’informazione: Sergio Mattarella, Mario Draghi e Silvio Berlusconi
Ci siamo. Con le votazioni del nuovo Capo dello Stato e l’Italia al collasso economico e sociale, i partiti della Seconda Repubblica, ognuno fedele ad una potenza straniera differente, sono finiti in un cul-de-sac, ovvero nella configurazione che in battaglia si conclude con la rapida sconfitta di chi vi è finito. Vediamola nel dettaglio per capire come alla Seconda Repubblica e alla sua inetta e rapace classe dirigente restino solo poche settimane. A scontrarsi sono il presidente uscente sostenuto dall’ex PCI, il capo del Governo ed ex banchiere centrale e il fondatore di Forza Italia, più volte capo del Governo. Invece di fare previsioni su chi sarà eletto, vediamo cosa accadrà nel caso fosse eletto uno di loro.
Sergio Mattarella bis?
Se fosse eletto il presidente uscente, il capo del Governo rassegnerebbe irrevocabili dimissioni raggiungendo a Londra i suoi figli che lì vivono e lavorano. È la città dove visse e lavorò anche lui prima di essere nominato alla guida della Bce. Poche ore dopo la sua partenza, partirebbe un attacco congiunto dei “mercati” a Btp e titoli azionari delle banche italiane, pressoché tutte guidate da manager stranieri. In pochi giorni l’Italia sarebbe costretta a far intervenire la “Trojka” e varare misure finanziarie draconiane con il prelievo forzoso dai conti correnti bancari e postali per evitare il default, che a nostro avviso sarebbe solo rinviato di qualche mese, la fine del Reddito di cittadinanza e di tutti i “ristori” con cui è stata messa a tacere ogni protesta, specie al Sud, nei due anni di folle gestione di quella che possiamo ormai chiamare “infodemia”. È impossibile infatti che da quasi tre anni nella confinante Svizzera si possa sciare liberamente, senza nemmeno la richiesta di un tampone, mentre in Italia è tutto paralizzato da altrettanto tempo.
Mario Draghi?
Se fosse eletto il capo del Governo ed ex banchiere centrale, l’ex PCI sconfitto che controlla buona parte (ma non tutto, vedremo fra poco) del cosiddetto M5S, farebbe subito cadere il Governo. Avrebbe perso per sempre il controllo sulla istituzione conquistata con l’elezione di Pertini, cui seguirà quella del cugino di Berlinguer. Da lì, da quando furono deliberatamente distrutti tutti i partiti tranne il PCI e il MSI, si controlla tutta la Repubblica. Il neopresidente diverrebbe di fatto il “dictator” dell’Italia. Constatata l’impossibilità di formare un Governo, scioglierebbe il Parlamento paralizzato indicendo le elezioni. Che si svolgerebbero nel caos finanziario che lui, ex banchiere centrale, gestirebbe con la “Trojka” franco-tedesca varando misure al cui confronto il prelievo di Amato dai c/c del 1992 è la finanziaria da 92mila miliardi di tagli sembrerà una misura espansiva. Almeno 10 milioni di italiani in età lavorativa lascerebbero l’Italia, che collasserebbe in pochi mesi, col risparmio italiano azzerato e conseguenze sociali che è facile immaginare.
Silvio Berlusconi?
Nel caso in cui fosse invece eletto il goliardico ed ancora molto influente 85enne, già potente imprenditore televisivo, il Governo attuale cadrebbe immediatamente. L’ex banchiere centrale (al momento capo illusionista del Governo) si sposterebbe subito a Londra. Ma il Parlamento non verrebbe sciolto: tutti i deputati e senatori franchi tiratori dell’ex PCI e del suo satellite M5S unirebbero i loro voti a quelli dell’ex centrodestra garantendosi così fra l’altro il vitalizio dovuto in caso di legislatura completa. L’attacco ai Btp e ai titoli azionari accadrebbe con lo stesso vigore devastante che in caso di rielezione dell’attuale presidente. A quel punto, con l’euro ormai finito per l’inevitabile default sul debito pubblico italiano, il neopresidente dopo aver messo fine in pochi giorni alla “infodemia” come fatto in questi giorni dal Regno Unito, varerebbe misure eguali a quelle con cui l’Italia dopo il 1945 e la Russia dopo il 1999 ricostruirono la loro economia. L’ex PCI infatti non controlla tutto il M5S. L’astuto imprenditore lo sa: e in queste ore i suoi emissari stanno usando argomenti molto convincenti per ottenerne il voto nel segreto dell’urna. Sullo sfondo, a gestire tutto, ci sono le potenze vincitrici della II Guerra mondiale. Con la Russia tornata maggiore potenza militare al mondo, Germania e Francia possono muovere le loro pedine sullo scacchiere italiano in modo molto più limitato di come vorrebbe la loro “Commissione europea”.
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