La presenza a Parigi della Khelif era diventata un caso a poche ore del suo esordio contro l’azzurra Angela Carini per la squalifica di un anno fa: ai Mondiali di Nuova Delhi del marzo 2023, quando stava per andarsi a giocare il titolo, l’algerina fu estromessa per un elevato tasso di testosterone. Il ritiro della Carini appena dopo 46 secondi aveva finito col gettare benzina sul fuoco, con la Khelif suo malgrado finita anche al centro dello scontro fra Cio e Iba, la Federazione internazionale di boxe ‘scomunicatà un anno fa dallo stesso Comitato Olimpico. Da un lato Thomas Bach a difendere la Khelif e la taiwanese Lin – pure lei sanzionata dall’Iba che però nel suo caso ha parlato di gender test non superato – e dall’altro il russo Kremlev a sparare a zero, cadendo anche nel cattivo gusto.
Imane era venuta a Parigi per inseguire un sogno e invece si è ritrovata a dover affermare di essere una donna. Non sono mancate le lacrime e gli sfoghi di una ragazza schiacciata dalle pressioni e da una curiosità diventata morbosa. La sua Olimpiade non era più una questione personale, era una lotta per tutte le donne, per la sua Algeria. E sospinta dai tanti connazionali accorsi attorno al ring per dirle che non era sola, Imane Khelif è andata avanti per la sua strada, match dopo match, fino a conquistare quell’oro che in parte la ripaga di tutte le sofferenze. E che spera di adesso potersi godere in pace, lontano dalla luce di quei riflettori destinati a spegnersi.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).
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