Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi dal 2013 al 2018, ha denunciato in passato gli interessi dei clan messinesi sui fondi europei. “Sono una persona normale che ha fatto il proprio dovere, quello che dovrebbe fare qualsiasi amministratore o qualsiasi cittadino: ho tentato di ascoltare e dare dignità agli agricoltori che venivano minacciati e vessati da anni”, mentre “milioni di euro raggiungevano le mani e le tasche di boss mafiosi di calibro importante”, mentre il Paese “commemorava i morti delle stragi”.
Da lì è partito lo “storico maxiprocesso dei Nebrodi che ha comminato più di sei secoli di carcere: abbiamo liberato tante persone da vessazioni e abbiamo evitato che miliardi di euro andassero alle mafie”, mentre il protocollo Antoci “è diventato legge dello Stato il 27 settembre 2017” e anche “la Commissione Europea ha scritto agli Stati membri” invitandoli “a seguire le orme dell’Italia” nell’adottare “uno strumento eloquente di lotta alla mafia”, sottolinea Antoci, ricordando anche le tante persone che “in questo Paese, nel silenzio, senza i fari mediatici e senza le protezioni denunciano gli estorsori e poi se li trovano sotto casa a minacciare i loro figli. Non sapremo mai di loro, non conosceremo mai i visi di queste persone: penso che gli eroi del nostro Paese siano loro”.
Con il reddito di cittadinanza una parte del Paese “si è liberato dalle mafie, abbiamo messo alcune persone nelle condizioni di vedere la luce in fondo al tunnel. Personalizzando la battaglia politica su quello strumento, invece, le abbiamo riconsegnate nelle mani” della criminalità: “tutto è perfettibile, ma questo è un Paese che non sta pensando agli ultimi: non si possono buttare al mare 5,7 milioni di poveri. Sui temi della dignità, sulla sanità, sulla lotta alle mafie non ci possono essere colori politici. Dobbiamo dare dignità al ruolo della politica dando delle priorità” e una di queste è “consentire a tutte le persone di avere il diritto a curarsi”.
In Europa “vogliamo essere costruttori di pace: nessuno mette in discussione che l’Ucraina andava e va difesa” o che “Israele aveva il diritto di reagire anche con un’operazione militare dopo quello che è accaduto il 7 ottobre” ma “stiamo facendo accadere delle cose orribili”. Serve “un’Europa che migliori nella parte decisionale” e serve “un maggiore coordinamento degli Stati membri” su diversi temi. Ad esempio, l’informazione: “Se un giornalista scopre delle intercettazioni telefoniche di un politico che, pur non commettendo un reato, parla al telefono con un mafioso o subisce tentativi di infiltrazioni criminali, da cittadino voglio essere informato perchè voglio esercitare il mio diritto nell’urna”. Oppure sulla magistratura, la cui autonomia “è un perno della Costituzione del nostro Paese e ci viene invidiata da tutto il mondo”.
Oltre a quella sulla giustizia, anche l’autonomia differenziata e il premeriato “in questo momento non solo non sono una priorità per il Paese, ma penso proprio che non si debbano fare”. L’autonomia differenziata “spaccherà il Paese” mentre sul premiato “noi vogliamo che il nostro presidente della Repubblica mantenga la sua forza e che tuteli questo Paese”.
Per l’attacco al capo dello Stato “sono indignato”, perchè “il Presidente della Repubblica è un faro per il nostro Paese”, ribadisce. “Ho la sensazione che stiamo cominciando a picconare tutti i pilastri: ci vuole qualcuno che puntelli il tetto prima che caschi”, dice ancora Antoci che sfiderà da capolista “i leader dei partiti che chiedono il voto ai cittadini e non andranno a Bruxelles: questo è irrispettoso nei confronti degli elettori. L’unica cosa che posso promettere ai cittadini siciliani è che farò quello che ho fatto in questi dieci anni: semplicemente il mio dovere con disciplina ed onore”, conclude.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).
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