Egregio direttore,
ieri mattina mi trovavo nella Cattedrale di Palermo e sono rimasta tristemente stupefatta dalla disinvoltura con cui uomini e donne entrano nella Casa di Dio nel più lasso desabbiglié. Una donna aveva un abitino, sottile come garza e striminzito come un maglioncino di lana lavato a 90°, con una scollatura sul dorso che arrivava fino alla base della lordosi lombare e che lasciava intuire come la proprietaria avesse una totale avversione per la biancheria intima. Un’altra donna aveva un abitino, più raffinato, anche la proprietaria lo era, con una scollatura a V che davanti arrivava fino quasi alla vita e dietro fino alla solita lordosi lombare (per chi non sa dove è messa se lo vada a cercare su “Dottor Google”). La gonna poi, di questa seconda donna, non era meno striminzita: una piccola, piccolissima, ruota di stoffa che arrivava ampiamente sopra il ginocchio (lasciando vedere gran parte di tutto l’arto inferiore). Altre ragazze erano in pantaloncino ascellare, così piccolo, che anche per le vie della città sarebbe sembrato troppo disinvolto. Qualcuno in manica corta lo si poteva considerare tranquillamente esagerato: “Miiiih! Come è esagerato!!! Addirittura la manica corta!”.
Oggi ci sono tornata e ho visto un’altra edificante sfilata di signore (!), mezze nude (“mezze!” vabbè, tre quarti nude), che sarebbero già state vestite con un pessimo gusto anche solo per andare al supermercato a comprare il solito pacco di pasta dell’ultimo minuto, perché, vestite così…nemmeno a casa! Certo! Davanti la porta della Cattedrale c’era l’obbligatorio e negletto cartello del “divieto di accesso in abiti succinti”, ma tant’è, forse l’ho visto solo io. C’era anche un addetto, dietro un banchetto, che vendeva (credo di aver visto ad un euro, ma non potrei giurarci, forse erano in regalo) dei camicini di carta, simili ad un saio, che si allacciano sui fianchi. E lì, beh, un altro show! Donne con i camicini sbilenchi, sostanzialmente inutili, altre con i camicini messi su per figura e, ciliegina sulla torta, una ragazzina (non tanto “ina”, avrà avuto i suoi almeno diciotto anni), sostanzialmente in bikini, sotto il camicino, che non lasciava niente all’immaginazione; infatti aveva un minuscolo pantaloncino da atletica con un reggiseno di quelli che si usano in palestra). Tutto questo rutilante carosello umano distribuito, da un lato, nella coda immensa, che è perennemente in attesa di salire sui tetti e, dall’altro lato, nei gruppi guidati dai vari ciceroni che sciamano, nel loro moto perpetuo, da una cappella all’altra in una babele di lingue, affamati di storie sulla Santuzza e sul Sacerdote ucciso dalla mafia: carosello umano che vegeta immerso in un sottofondo di Messa da Requiem di Mozart (che c’entra poi!, perché siamo in chiesa?). Sottofondo mozartiano, che fa tanto “spiritual chic”, comunque ampiamente soffocato dalle migliaia di voci delle guide, dei visitatori, dei bambini. Mancavano solo i carretti dei gelati! Ogni tanto vedevo qualche persona, seduta in silenzio, che aveva tutta l’apparenza di pregare, “solo in questo popoloso deserto” mondano, che animava l’interno della Cattedrale.
Alla fine, quando il gusto ormai era stato ampiamente vituperato, per non parlare del rispetto dovuto al Signore nella Sua Casa, ho visto due Signore, belle, elegantissime, raffinate, sicuramente facoltose (tutti sanno che tre cose non si possono nascondere: bellezza, denaro ed amore) con degli abiti a manica lunga ed un velo in testa: erano due Signore musulmane. Certo, non penso che la temperatura esterna fosse diversa per le Signore musulmane rispetto alle donne occidentali, eppure, mentre le prime camminavano imperturbabili con la leggerezza della signorilità, le seconde – le occidentali – si trascinavano, più o meno affannate, con la pesantezza della sciatteria. Senza probabilmente volere, (oppure sì, considerato il rispetto che i Musulmani hanno di Dio), le uniche due Signore rispettose del Luogo Sacro, nella loro indubitabile eleganza, erano due Signore di cultura e di religione non occidentale. Soltanto un pensiero mi ha consolato in tutto questo squallore ed è stato che il Signore accetta anche questo pur di vedere i propri figli in Chiesa e di guardarli dal Tabernacolo, sia che essi lo salutino o meno, perché la Sua Misericordia si manifesta anche così. Ma è giusto approfittare della Misericordia in questo modo? O dovremmo ringraziarLa rispettandoLa e facendoLa rispettare, proprio noi che ci diciamo suoi amici?
Lettera firmata