Si era nel Novembre del 2021. L’Estate piuttosto calda e gli errori macroscopici del Governo regionale in materia di prevenzione degli incendi boschivi avevano provocato l’incenerimento di circa 82 mila ettari di boschi della nostra Isola. L’esecutivo siciliano guidato allora da Nello Musumeci, in perfetta sintonia con i sindacati tradizionali, si era rifiutato di stabilizzare gli operai forestali. I risultati erano sotto gli occhi di tutti: incendi spaventosi in Estate e alluvioni in Autunno, con effetti negativi sul territorio (soprattutto nella Sicilia orientale) aggravati dall’abbandono dei corsi d’acqua. In più – tanto per completare l’opera – una serie di trombe marine, a cominciare da quella che ha colpito Pantelleria, aveva creato non poche preoccupazioni. Dopo un’annata tragica per l’ambiente siciliano abbiamo lanciato la proposta: l’assunzione, immediata, in pianta stabile, di almeno 30 mila operai forestali per fro0nteggiare gli incendi boschivi e per provare a mitigare gli effetti delle alluvioni. Il Governo Musumeci, nell’anno successivo – il 2022 – non cambiò linea politica. Continuando a sbagliare tutto, ovvero ignorando le azioni di prevenzione degli incendi boschivi, nella Primavera del 2022 annunciò in pompa magna i ‘rimedi’ che stava mettendo in campo per fronteggiare il fuoco: convenzione con i Vigili del Fuoco, coordinamento con Corpo Forestale della Regione e Protezione Civile regionale, convenzioni con non ricordiamo più quante associazioni e i soliti, immancabili Canadair e gli elicotteri. Risultato? Un fallimento. Nonostante un’estate tutto sommato non calda, il Governo Musumeci, poco prima di andare via, ha lasciato la Sicilia con altri 68 mila ettari di boschi inceneriti.
Qualche settimana dopo aver lanciato la nostra proposta – ovvero l’assunzione in pianta stabile di almeno 30 mila opera forestali – incontrammo i vertici del Sifus Confali, forse l’unica organizzazione sindacale che si batte per la stabilizzazione dei lavoratori del comparto forestale. Uno dei sindacalisti del Sifus che noi stimiamo per la sua preparazione e per la sua correttezza – Ernesto Abate – ci chiese: “Mi dice perché continua a scrivere ripetutamente che servono subito 30 mila operai forestali stabilizzati?”. Rispondemmo ad Abate che, già da qualche anno, notavamo la presenza di incendi boschivi molto estesi in tante aree del mondo. Nel 2020 c’erano stati grandi ed estesi incendi in Australia, Nord Europa, Siberia, California, Amazzonia e anche in Italia. La presenza simultanea di grandi incendi incendi in estese aree boscate del mondo lasciava pensare a una sorta di strategia criminale e terroristica da parte di una setta di invasati. Conoscendo l’abbandono dei boschi siciliani e delle aree verdi dei Comuni e dei privati la cosa urgente da fare – questo, grosso modo, era la nostra riflessione – era assumere almeno 30 mila operai forestali per presidiare il territorio 365 giorni all’anno. Ciò significa pulizia del sottobosco, realizzazione di viali parafuoco e presenza degli operai forestali per spegnere gli incendi sul nascere. Ancora oggi pensiamo che questa sia l’unica strategia per combattere gli incendi boschivi. Non solo. Gli operai forestali dovrebbero agire di concerto con i Comuni per eliminare erbe e arbusti secchi dalle aree comunali. La stessa cosa si dovrebbe dare con i fondi privati: gli operai forestali dovrebbero, in comune accordo con i privati, eliminare le erbe secche e gli arbusti. Ricordiamo che, spesso, gli incendi boschivi partono da aree comunali e private. Di più: la presenza degli operai forestali nelle aree verdi tutto l’anno potrebbe aiutare a capire in che modo i pazzi e criminali innescano gli incendi. La presenza degli operai forestali nelle aree verdi tutto l’anno farebbe venire meno, o quanto meno ridurrebbe drasticamente, il ricorso agli aerei anfibi il cui impiego, nel 2018, costava alla pubblica amministrazione 14 mila euro all’ora!
Con la fine dell’esperienza del Governo regionale Musumeci – esperienza nefasta in materia di gestione dei boschi – ci siamo illusi che il nuovo Governo di Renato Schifani avrebbe voltato pagina. Ci siamo sbagliati. C’è stato, è vero, qualche segnale positivo in materia di prevenzione dei danni da possibili alluvioni. Ma sul fronte della lotta agli incendi boschivi è rimasto tutto come prima. Con molta probabilità, il presidente Schifani è stato mal consigliato. Forse farebbe meglio a lasciar perdere Corpo Forestale e Protezione Civile, provando a coinvolgere, in materia di prevenzione degli incendi boschivi, le Università siciliane. A differenza degli ultimi anni non ci sono state sciroccate a Maggio e a Giugno. Ma sono bastati due giorni di caldo a 46-47 gradi centigradi per scatenare l’inferno. Chi ha innescato centinaia di incendi è andato ‘sul burro’: ha trovato i boschi siciliani quasi del tutto privi di opere di prevenzione del fuoco, ovvero boschi con il sottobosco pieno di erbe ed arbusti secchi e presenza minima di viali parafuoco; per non parlare delle aree comunali e private prive di manutenzione, con erbe ed arbusti secchi pronti per le fiamme. Una follia. La dimostrazione che l’allarme che abbiamo lanciato nel Novembre del 2021 non era campato in aria. Attenzione: fino ad oggi la temperatura più alta registrata in Sicilia è ancora quella del 2021: quasi 50 gradi a Prizzi, nel Palermitano, e a Floridia, nel Siracusano. Nei giorni scorsi la temperatura è stata di due, tre gradi centigradi in meno rispetto al 2021, con la differenza che i 46-47 gradi non hanno colpito solo un paio di centri della Sicilia ma quasi tutta l’Isola. Da qui il patatrac. Che è frutto, sì, delle alte temperature e dei criminali invasati che appiccano il fuoco in modo scientifico, ma anche di una Regione che continua ad ignorare la prevenzione del fuoco: che può essere assicurata solo dalla presenza dell’uomo nelle aree verdi della Sicilia che ormai non sono molte.
Per la cronaca, va detto che nel 2020, in Sicilia, si contavano poco meno di 340 mila ettari di boschi. Da questa cifra vanno tolti gli 82 mila ettari di boschi inceneriti nel 2021, i 68 mila ettari di boschi inceneriti lo scorso anno e i danni provocati nei giorni scorsi di cui non abbiamo contezza. Ma abbiamo una sensazione: e cioè che, in meno di tre anni, la nostra Isola abbia perso, a causa degli incendi, più del 50% dei propri boschi. Può sembrare incredibile ma i fatti parlano chiaro. Lo scenario è sicuramente meno grave nelle altre Regioni italiane dove il problema comunque esiste. A nostro avviso – lo ribadiamo – l’unico modo concreto per contrastare gli incendi boschivi è la prevenzione: e la prevenzione si può fare soltanto con la presenza fisica dell’uomo nelle aree boscate, ovvero con la stabilizzazione degli operai forestali. E qui casca l’asino, perché la stabilizzazione del personale forestale cozza con gli interessi – economici – di chi lucra sulla presenza di operai forestali a vita e sui grandi affari dello spegnimento degli incendi con i mezzi aerei. Temi che affronteremo in un prossimo articolo. Detto questo, notiamo una certa rilassatezza da parte della politica siciliana, come se i problemi fossero finiti. Noi ce lo auguriamo ma dobbiamo ricordare che, nel 2021, gli incendi boschivi non diedero tregua per tutta l’Estate. Ci permettiamo di ricordare che le peggiori sciroccate sono quello di Agosto e Settembre. Lo ricordiamo perché non sappiamo se nei boschi siciliani ancora in piedi- e nelle aree comunali e private – siano stati eliminati erbe e arbusti secchi. Se si dovesse materializzare una nuova sciroccata ci potrebbero essere altri problemi. In più, nel 2021, dopo il grande caldo estivo, arrivarono, come già ricordato, alluvioni e trombe d’aria. Insomma, meglio stare in campana…
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