Nel Novembre del 2021, dopo una terribile Estate contrassegnata da paurosi incendi (oltre 80 mila ettari di boschi siciliani andati in fumo), abbiamo lanciato una proposta: assumere subito, in pianta stabile, non meno di 30 mila operai forestali da dislocare nel territorio dell’Isola. Non soltanto nei boschi, ma anche nel verde a ridosso delle città piccole e grandi. Abbiamo più volte rilanciato la proposta in tutto il 2022. Alla conferenza stampa di fine Dicembre 2022 – quando l’allora appena eletto presidente della Regione Renato Schifani si è presentato per la prima volta ai giornalisti – abbiamo chiesto allo stesso Schifani se, con l’avvento del suo Governo, ci sarebbe stato un cambio di passo nella gestione degli incendi boschivi della Sicilia rispetto al passato. Il presidente ci ha risposto di sì e, in effetti, sul piano della programmazione sembrava che qualcosa si stesse muovendo, sia nella prevenzione degli effetti nefasti provocati dalle alluvioni, sia sul fronte della prevenzione degli incendi. I fatti di queste ore, però, ci dicono che, in materia di incendi boschivi, alle parole il Governo Schifani non ha fatto seguire i fatti. Quello che sta succedendo in Sicilia viene descritto in un comunicato della stessa presidenza della Regione siciliana:
“Massima attenzione e costante monitoraggio della situazione incendi, che in Sicilia è in continua evoluzione – dice il presidente Schifani -. Sono in collegamento e aggiornamento con il coordinamento operativo del Corpo forestale e con la sala operativa della Protezione civile, che ha rilevato oggi 43 incendi nel territorio regionale. Oltre un centinaio gli interventi eseguiti dal Corpo forestale sui roghi, che, alimentati dal vento di scirocco e dalle temperature altissime, hanno bruciato ettari di macchia mediterranea, soprattutto fra Palermo e Catania. Ringrazio la Protezione civile, il Corpo forestale e i Vigili del fuoco impegnati in queste ore difficili, e in condizioni proibitive per le temperature, nelle operazioni di spegnimento degli incendi anche con l’ausilio di mezzi aerei. Sono 107 gli interventi del Corpo forestale effettuati oggi in tutta la regione, con 174 squadre al lavoro e 788 addetti; 35 i velivoli, fra regionali e nazionali, impiegati. Solo per il vasto incendio di oggi (ieri per chi legge ndr) fra Monreale e San Martino delle Scale, sono stati impiegati sette mezzi aerei, di cui quattro canadair e tre elicotteri. La nostra attenzione rimane altissima tenuto conto che per domani (oggi per chi legge ndr) l’ondata di calore prevista è massima nelle tre città metropolitane e che il rischio incendi sarà ‘alto’ nelle aree di Palermo, Trapani, Enna, Messina Catania e Siracusa e ‘medio’ per le province di Agrigento, Caltanissetta e Ragusa. Per questa ragione invito i siciliani ad allontanarsi prontamente dalle aree di pericolo in caso di incendio e ad allertare immediatamente i vigili del fuoco”. Nel comunicato della presidenza della Regione si fa il punto della situazione degli incendi in Sicilia: “Interessate dalle fiamme, nel Palermitano, le località di Monreale, San Martino delle Scale, Piana degli Albanesi, la stazione ferroviaria di Fiumetorto, la quarta discarica di Bellolampo (in realtà è la quarta vasca della discarica di Bellolampo), Pizzosella e, ancora, Belmonte Mezzagno, Cefalù, Aliminusa, Terrasini e Termini Imerese. Roghi anche a Siracusa, Melilli, Portopalo, Augusta, Lentini e, nella provincia di Catania, a Mineo, Mascali, Pedara, Motta Sant’Anastasia, Ramacca, San Michele di Ganzaria e Aci Castello”.
Nel comunicato della presidenza della Regione si fa riferimento alla Protezione civile, al Corpo forestale e ai Vigili del fuoco ma non c’è alcun accenno agli operai forestali dell’Antincendio. Il Governo regionale sta dicendo che non li sta utilizzando per fronteggiare l’emergenza incendi? Non ci risulta, se è vero che un operai forestale è finito in terapia intensiva. La verità è che la confusione e l’approssimazione, in materia di attività antincendio, regnano sovrane in Sicilia. Di fatto, vale quello che scriviamo da tre anni a questa parte: la politica siciliana, nel suo complesso, non crede nei cambiamenti climatici. Ciò è anche dovuto all’affarismo dell’Unione europea, che deve per forza di cose fare credere che il riscaldamento globale del Pianeta sia dovuto all’eccesso di C02, quando la scienza ci dice che la C02 è responsabile, al massimo, del 5% del riscaldamento della Terra, che è provocato in massima parte dal Sole. L’atteggiamento affaristico della Ue – si pensi alla demenziale spinta verso le auto elettriche in combutta con la Cina, scelta irrazionale, perché non si capisce dove, come e con quale energia dovrebbero muoversi queste auto elettriche – è stato ormai ‘sgamato’ e tanti cittadini europei non credono nei cambiamenti climatici sia perché non hanno fiducia nell’Unione europea, sia perché altri scienziati – correttamente – smontano la tesi dei cambiamenti climatici come fenomeno nuovo, dal momento che nei secoli passati non sono certo mancate alte temperature. La presenza di alte temperature nel passato non ci libera, però, dai problemi delle alte temperature che registriamo in queste ore, come tanti cittadini siciliani stanno provando sulla propria pelle. In questo dibattito non rientra la Regione siciliana, che guarda agli incendi boschivi come occasione di clientele (leggere mezzi aerei antincendio), salvo a saltare dalla sedia quando – come in queste ore – lo scenario si aggrava. E per fortuna, almeno fino ad ora, non ci sono scappati morti.
La situazione della Sicilia, in materia di incendi boschivi, è simile a quella della Grecia (dove in queste ore gli incendi boschivi dilagano). I Governi greci, di qualunque colore, investono tanto in arei ed elicotteri; e la stessa cosa si fa in Sicilia. Un semplice paragone ci fa capire in cosa sbagliano i Governi greci e siciliani. La Francia ha oltre 16 milioni di ettari di aree boscate e una flotta di aerei ed elicotteri antincendio che è pari a un quarto della flotta greca! In Grecia si contano, sì e no, quattro milioni di ettari di boschi e gli incendi sono spaventosi. In Francia – dove negli ultimi due anni la siccità non ha dato tregua – nonostante il caldo secco asfissiante gli incendi non hanno incenerito più di 160 mila ettari di aree verdi, che sono poche rispetto – lo ribadiamo – a 16 milioni di ettari di boschi. Il problema è che in Francia ci sono oltre 16 milioni di ettari di boschi, mentre in Sicilia si contano meno di 400 mila ettari di boschi. C’è o no un problema nella nostra Isola in materia di tutela dei boschi dagli incendi? Perché la Francia controlla gli incendi boschivi molto bene, anche in condizioni climatiche estreme, mentre in Grecia e in Sicilia, all’arrivo di una sciroccata, esplode l’emergenza incendi? La risposta è semplice: la Francia affronta il problema incendi boschivi con la prevenzione, in Grecia e in Sicilia si preferisce invece la gestione del fuoco. La differenza è fondamentale. Proviamo a illustrala.
In Francia poco prima dell’arrivo della stagione calda, i boschi risultano ‘puliti’. La pulizia del sottobosco, con l’eliminazione delle erbe e degli arbusti secchi, viene effettuata sistematicamente prima dell’arrivo dell’Estate. Così come vengono realizzati per tempo i viali parafuoco. Non solo. Tutti i boschi francesi sono monitorati con un servizio h24 da personale forestale, con l’ausilio di moderne tecnologie. Quando esplode un incendio nei boschi francesi intanto si diffonde lentamente perché il sottobosco non presenta erbe e arbusti secchi; e poi perché, grazie ai sistemi di rilevamento e al personale forestale presente, il fuoco viene subito circoscritto e spento in tempi rapidi. In Francia gli incendi gravi nei boschi si registrano sono quando agiscono bande di criminali piromani che appiccano il fuoco in tanti punti (per la cronaca, quasi tutti gli incendi boschivi sono dolosi: ma di questo parleremo in un articolo a parte). La stessa cosa non si può dire per la Grecia e la Sicilia, dove la presenza nel sottobosco di erbe e arbusti secchi moltiplica la velocità di diffusione degli incendi. Tranne casi rari, non ci sono sistemi di monitoraggio (in Sicilia molte torrette di avvistamento del fuoco presenti nelle aree verdi sono state abbandonate e il personale antincendio arriva quando ormai l’incendio è divampato). Noi abitiamo a Palermo. Dalla nostra terrazza si vedono le abitazioni di Boccadifalco, Poggio Ridente e i monti che corrono sopra la Circonvallazione. Al tramonto il fuoco sembrava sotto controllo. Dalle 21 in poi le fiamme hanno cominciato a circondare Poggio Ridente, per proseguire a destra verso Monreale e San Martino delle Scale. Un inferno. Qualche ora più tardi il fuoco ha colpito anche la parte alta di Boccadifalco. Non parliamo dei monti che sovrastano la Circonvallazione: al tramonto il fuoco era circoscritto, durante la notte le fiamme si arrampicavano ovunque. Un disastro. Quello che abbiamo visto ieri sera e stanotte è il frutto della mancanza di prevenzione del fuoco.
Nell’Estate del 2021, in tante aree verdi cittadine, sono stati registrati incendi. Quando abbiamo elaborato la proposta dell’assunzione di almeno 30 mila operai forestali in pianta stabile abbiamo ipotizzato possibili soluzioni anche per tali aree. Le aree verdi a ridosso delle città grandi e piccole della Sicilia possono essere di pertinenza comunale o proprietà private. In queste zone dovrebbero operare, in raccordo con i Comuni e i privati, piccoli gruppi di operai forestali. Coadiuvando Comuni e privati nell’opera di rimozione di erbe e arbusti secchi e intervenendo in tempi brevi in caso di incendi. Prendiamo come esempi alcuni luoghi di Palermo dove in queste ore il fuoco ha creato problemi. Ci riferiamo a Mondello, Capo Gallo e Poggio Ridente. Che senso ha non effettuare una vigilanza preventiva antincendio in queste tre aree in Estate? Se in queste tre aree ci fossero stati i piccoli gruppi di operai forestali a partire da Aprile – un piccolo gruppo per ogni area – chi ha appiccato il fuoco avrebbe avuto grandi difficoltà, perché non avrebbe trovato erbe e arbusti secchi da dare alle fiamme. Noi queste cose le scriviamo da tre anni. Dovrebbero essere gli abitanti di Poggio Ridente, di Mondello e di chi abita a ridosso della Riserva di Capo Gallo a sollecitare la presenza dei piccoli gruppi di operai forestali. Perché non si attivano? L’hanno capito o no che corrono grandi rischi, dal fuoco nelle abitazioni alla loro stessa incolumità? Tra l’altro, Capo Gallo è una Riserva naturale istituita dalla Regione siciliana nel 2001 e gestita dall’ex Provincia di Palermo. Come può andare a fuoco una Riserva naturale della Regione siciliana? L’eliminazione di erbe e arbusti secchi era stata effettuata? I signori della Regione siciliana e ex Provincia di Palermo dicono vero o scherzano? Discorso a parte merita l’incendio della discarica di Bellolampo, a Palermo,che tratteremo in un altro articolo.