- Una lettrice – che nella vita ricopre il ruolo di medico pubblico in un ospedale siciliano – ci scrive una lettera a proposito dell’assistenza ai malati
- La potenza del Santo Rosario
- La salute dello spirito diventa sempre la salute del corpo
Una lettrice – che nella vita ricopre il ruolo di medito pubblico in un ospedale siciliano – ci scrive una lettera a proposito dell’assistenza ai malati
Egregio Direttore,
in merito al suo articolo relativo alla mancanza di assistenza spirituale presso l’Ospedale Cervello di Palermo, le vorrei raccontare un episodio del quale sono stata protagonista, insieme con una malata, e che ci illustra con un unico, potente segno, quanto sia importante l’assistenza spirituale per i malati. L’episodio è accaduto proprio in un ospedale di Palermo in cui non c’è cappellano, non ci sono ministri straordinari della Comunione, non c’è nemmeno una piccola rete di volontari per l’assistenza morale e spirituale di questi derelitti, di questi veri ultimi della società: i vecchi, pluripatologici, che nessuno sa o vuole accudire. L’altra notte ero di guardia presso un reparto in cui sono sempre ricoverati malati anziani, affetti da gravi patologie, associate in quadri di complessa molteplicità e spesso in fase avanzata, patologie ormai arrivate al capolinea della gestione sanitaria, che possono solo avvalersi di trattamenti palliativi per la gestione della nutrizione o di eventi acuti, intercorrenti, su una cronicità che scivola verso il pendio inarrestabile della morte. Non è un reparto oncologico né un hospice, al di là di ciò che potrebbe sembrare. È un reparto internistico, dove vengono ricoverati i vecchi, malati, che arrivano in ospedale in condizioni a volte indescrivibili e, che nessun reparto vuole, perché hanno troppe cose tutte malgestite e che sono, a volte oltre la soglia della rianimabilità, perché troppo anziani o perché, effettivamente, in alcuni casi, sarebbe solo un accanimento terapeutico senza sbocco. Sono malati che i parenti, pronti a stracciarsi le vesti per ottenere di assisterli, rimanendo con loro tutto il giorno, quando ottengono questa possibilità, spesso poi li lasciano poi soli perché “anche loro hanno famiglia, lavoro, occupazioni quotidiane, per cui l’assistenza,
anche quella umana e affettiva è , di fatto, lasciata alla bontà ed alla disponibilità degli operatori sanitari, di tutte la fasce.
La potenza del Santo Rosario
Posso testimoniare, anche a costo di sembrare di parte, che l’assistenza da parte dell’ospedale è continua, completa ed estenuante. Ma questo non viene percepito, se non da pochissimi. Gli altri sono sempre pronti a sottolineare solo ciò manca. Ma torniamo al motivo per cui Le scrivo, Egregio Direttore. La nostra assistenza è presente ed è per i corpi. A volte ci fermiamo anche a sollevare le menti, apatiche ed annoiate, di persone che stanno giorni interi a guardare lo stesso soffitto o a rimanere in attesa di una ritrovata salute sulla stessa barella o sullo stesso letto. A volte ci fermiamo anche a rinfrancare lo spirito, come mi raccontava una collega, che in tempo di Covid, quando capiva che il paziente era sul pendio rapido e definitivo della morte, pregava accanto a lui, o a lei, la preghiera dei moribondi, perché nessuno avrebbe avuto il permesso di avvicinare quell’appestato dei nostri tempi moderni, povero moribondo destinato a morire senza il conforto dei Sacramenti.
Una notte, in uno di questi memorabili turni, infiniti e senza un minuto di riposo, perché i malati sono troppi e troppo gravi, in cui ci siamo solo noi, perché gli alti dirigenti della Sanità dormono il sonno del giusto, convinti di essersi impegnati ed indignati durante il giorno a sufficienza per migliorare le cose, salvo poi a gettare la spugna perché “più di questo non si può ottenere!”, in uno di questi turni, dicevo, sentivo, dalla stanza in cui mi trovavo, in sorprendente stand by ma sempre con un orecchio al rumore dei monitor, pronta a scattare se il bip costante fosse divenuto aritmico, sentivo un lamento, il lamento che sembrava di un gattino abbandonato. Sapevo che era la voce flebile di una paziente, una di quelle i cui parenti avevano ottenuto il permesso di rimanere. L’avevo sentita spesso in altri turni ed era sempre legata a qualche dolore fastidioso, anche se non pericoloso. Mi sono recata da lei per vedere cosa potevo fare per alleviarla nella sua sofferenza e alla mai richiesta “ha dolore qui o qui?” mi ha risposto in maniera flebile ma decisa “no”. Al che le ho chiesto se si sentiva sola, perché durante la sera la stessa vocina da gattino aveva invocato ripetutamente i nomi dei suoi familiari, e mi ha risposto in maniera flebile ma decisa “sì”. Aveva capito che l’avevo capita e che la potevo effettivamente aiutare. Le ho cominciato a parlare, ma continuava a lamentarsi, le carezzavo la fronte e un po’ chiudeva gli occhi e dormiva, per riaprirli subito appena levavo la mano. Dopo un po’ di tempo passato a consolarla mi è venuto in mente di chiederle se gradiva che le dessi una corona di Rosario. Questo perché, in altra occasione, avevo visto che le pazienti di una stanza in cui era ricoverata una suora avevano grandemente gradito le corone di Rosario che le consorelle della paziente avevano regalato loro. La mia paziente mi ha detto subito, in maniera convinta con una luce nuova negli occhi: “Sì”. Le ho preso una corona di Rosario e mentre gliela avvolgevo nel polso, perché non si perdesse e non le creasse fastidi, le dicevo: “Le lascio Il Crocifisso in mano, così le tiene compagnia”. E’ incredibile e commovente ciò che Le dico: si è addormentata subito ed ha dormito tutto il resto della notte. La voce da gattino che chiedeva conforto non l’ho più sentita e la paziente ha riposato fino all’indomani mattina.
La salute dello spirito diventa sempre la salute del corpo
Questo l’ho voluto raccontare perché anche io, credente ma razionale, sono convinta della fondamentale importanza dell’assistenza spirituale ai malati. San Giuseppe Moscati, che è stato durante la vita uno dei più grandi clinici del proprio tempo e che, dopo la morte, è stato proclamato Santo, diceva che la salute dello
spirito diventa sempre salute del corpo. E ritengo che le sue parole abbiano una grande valore, visto che lui è stato un credente credibile.
Lettera firmata
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