di Andrea Piazza
Resto sinceramente TRASECOLATO dal fuoco di polemiche a grappolo ( al pari delle bombe ) che si è generato dopo l’annuncio proposito del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, altamente qualificato ( non come ex dj…) Procuratore della Repubblica di Venezia. Tutti sanno, addetti ai lavori e non, che il reato di ” concorso esterno in associazione a delinquere mafiosa ” non è tipizzato ( disciplinato espressamente come ipotesi di reato ) nel nostro codice penale. È esclusivamente il frutto dell’evoluzione giurisprudenziale. Le decisioni dell’autorità giudiziaria in ogni grado di giudizio ” merito e legittimità ” ovverosia primo, secondo grado e Cassazione nell’applicazione concreta del diritto esercitano la funzione più nobile del diritto vivente che, ancora prima del legislatore, intercetta come un termometro il cambiamento e la percezione sociale sotto il pungolo della dottrina. Proprio la strutturazione di questo reato è un frutto esclusivamente giurisprudenziale, non è tipizzato nel nostro codice penale e possiamo con orgoglio rammentare che è nato in un laboratorio scientifico palermitano.
Rammento a tutti che l’evoluzione normativa della scienza giuridica trova il suo primo Big Bang dalla dottrina ( sintonizzata alla percezione sociale… contestualizzazione temporale ). Il Ministro Nordio non mette in dubbio l’ipotesi delittuosa, non parla di abolitio criminis ma da qualificato operatore del diritto, essendo stato già Procuratore della Repubblica, ritiene necessario, nella logica di dare corpo strutturale, di tipizzare nel codice penale il reato. Sinceramente, valuto le dichiarazioni propositive del Ministro Nordio espressione di buon senso, tipizzare significa dare ordine, certezza e limitare le teorizzazioni delittuose fini a se stesse. Al solito, è il caso di dire, non appena si vuole aprire un ragionamento analitico per avviare un dibattito, al pari delle manifestazioni commemorative per le stragi del 1992, si è aperta la bagarre. Iniziamo ad assistere ad un fuoco di sbarramento, tipico di un certo clima ideologico antimafia incendiario ( inaccettabile ed illogico per il sottoscritto ), il rilascio di dichiarazioni autorevoli e/o di familiari sapienti di vittime di mafia che rifiutano un confronto, tracciando uno iato confilluale irreversibile… vita o morte.
In conclusione, tirando le fila cosa possiamo affermare con buona pace di tutti:
a. che in Italia il potere legislativo, ovverosia la classe politica è inibita da una cerchia autoreferenziale ad aprire il dibattito funzionale ad avviare un percorso di riforma. Su taluni argomenti la reazione è istantanea e ad alto voltaggio con la corrente a 380 ( trifase )… sappiamo tutti che chi si ritrova a maneggiare il flusso a mani nude è destinato ad una morte atroce e istantanea;
b. la riedizione del classico schema di ingaggio/contrasto, come accade per le manifestazioni antimafia nella città di Palermo, taluni pacifisti armati di retorica continuano ad alimentare un fuoco ideologico, per NON pacificare lo spirito che alimenta le nostre comunità, che diversamente dovrebbe legittimare NOI TUTTI puri ed impuri, presunti NON peccatori e riconosciuti o dichiarati peccatori ad unirci per un nobile fine. Viviamo ancora in questa bolla bidimensionale, priva di una rinascimentale profondità prospettica. Ritengo opportuno di invitare tutte le persone di buon senso che non si sentono rappresentati dagli animi guerrafondai di intervenire per aprire le menti al dialogo. È necessario giungere ad un CAMBIO CULTURALE che sino ad oggi, nell’assenza di valori solidaristici e nella discriminazione ipocrita, ha trovato la propria motivazione per egemonizzarsi