Succedono cose particolari in queste ore in Ucraina e in Russia. Mentre le forze militari russe stanno praticamente sbaragliando ucraini e occidentali, vanificando e forse ridicolizzando una controffensiva annunciata per “imminente” a fine Febbraio e che a fine Giugno è un totale fallimento, l’armata Wagner capitanata da Evgenij Viktorovič Prigožin, imprenditore e oligarca russo, un tempo legato al presidente della Russia, Putin, inizia una guerra interna contro il Governo russo. Ma arrivato a 200 Km da Mosca blocca tutto e ordina alle sue truppe di tornare indietro. Che è successo? Prigožin dice che ha voluto evitare uno spargimento di sangue russo. Tesi un po’ strana per chi ha iniziato una guerra fraticida. Tutto, comunque, è possibile. I mezzi di informazione occidentali – che, tranne pochissime eccezioni, sulla guerra non ne hanno azzeccata una – dicono che ci sarebbe stata la mediazione del presidente della Bielorissia, Aljaksandr Lukašėnka (o Lukashenko): e questo potrebbe essere vero. Aggiungono, i giornali occidentali, che per fermare la marcia verso Mosca Prigožin avrebbe chiesto e ottenuto l’allontanamento del Ministro della Difesa, Sergej Shojgu, e del capo di stato maggiore, Valery Gerasimo. A noi sembra una notizia poco credibile, soprattutto dopo le parole pronunciate da Putin contro chi ha “pugnalato alle spalle” la Russia. Forse va presa in considerazione una seconda tesi: Prigožin e la sua armata Wagner, giunti a 200 km da Mosca, si aspettavano una ribellione dei militari russi – quanto meno di un gruppo di militari russi e di soggetti alleati di Putin – contro lo stesso Putin. Ma questa ribellione contro il presidente della Russia non c’è stata. Così Prigožin avrebbe deciso di bloccare l’attacco a Mosca, forse anche grazie alla mediazione del presidente della Bielorussia.
E’ chiaro che si tratta di ipotesi. Anche se un post pubblicato su Telegram si legge che “Putin ha ringraziato Lukashenka per il lavoro svolto. Il presidente della Bielorussia ha informato in dettaglio il presidente della Russia sui risultati dei negoziati con la leadership di PMC Wagner. Il presidente della Russia ha sostenuto e ringraziato il suo collega bielorusso per il lavoro svolto”. La notizia, così leggiamo sempre su Telegram, arriverebbe dal servizio stampa di Lukashenko. Ricordiamo che tutto è iniziato con un video diffuso da Prigozhin, dove si accusa il Ministero della Difesa di aver fatto bombardare con missili le basi arretrate della Wagner. Sul suo canale, Yevgeny Prigozhin ha dichiarato: “Hanno lanciato attacchi missilistici contro i nostri accampamenti arretrati. Un numero enorme di soldati è morto. Decideremo come rispondere a questa atrocità. Il prossimo passo è nostro. Chiunque cercherà di resistere, lo considereremo una minaccia e distruggeremo, compresi eventuali blocchi stradali o qualsiasi aereo che vedremo sopra le nostre teste”. Il Ministero della Difesa russo ha smentito: “Tutti i messaggi e i frame video distribuiti sui social network per conto di Yevgeny Prigozhin sul presunto ‘colpo da parte del Ministero della Difesa russo sui campi arretrati di PMC Wagner’ non corrispondono alla realtà e sono una provocazione informativa. Le forze armate della Federazione Russa continuano a svolgere missioni di combattimento sulla linea di contatto con le forze armate dell’Ucraina nell’area dell’operazione militare speciale”.
Ramzán Kadýrov, politico, militare e capo della Repubblica Cecena, si è subito schierato con Putin: “Questa è una ribellione militare che deve essere soppressa. Amici, la notte si è rivelata difficile ei voli non hanno dato il tempo di esprimere qui la mia posizione su questo vile tradimento! Tutto ciò che accade è un COLTELLO ALLE SPALLE e un vero e proprio ammutinamento militare! Ho ripetutamente avvertito che la guerra non è il momento di esprimere lamentele personali e risolvere le controversie alle nostre spalle. La parte posteriore deve essere sempre calma e affidabile. Immagina come si sentono ora i ragazzi in trincea, di fronte al quale c’è un nemico, e alle loro spalle un’avventura insidiosa. Stiamo parlando di stabilità, di coesione dello Stato, di sicurezza dei cittadini. Quello che sta accadendo non è un ultimatum al Ministero della Difesa. Questa è una sfida allo Stato, e contro questa sfida è necessario stringersi attorno al leader nazionale: i militari, le forze di sicurezza, i governatori e la popolazione civile. I combattenti del Ministero della Difesa e della Guardia Russa nella Repubblica Cecena sono già partiti per le zone di tensione. Faremo di tutto per preservare l’unità della Russia e proteggere la sua statualità! La ribellione deve essere schiacciata e se ciò richiede misure dure, allora siamo pronti!”.
Per quello che si legge, nessuna unità militare dell’esercito russo ha tradito il presidente Putin. In questo scenario un fatto è certo: se fallirà quello che dovrebbe – o forse che doveva – essere un golpe contro il presidente Putin l’Occidente – che ha già perso la guerra in Ucraina – perderà la faccia mentre gli Stati Uniti d’America affonderanno con tutto il dollaro e con tutti i social americani, compresi gli algoritmi che, dal Dicembre 2020 – quando sono state ‘taroccate’ le elezioni presidenziali americane per fare perdere Donald Trump e per fare vincere Joe Biden – non hanno fatto altro che nascondere notizie che raccontano la verità sui fallimenti dell’amministrazione Biden. Intanto registriamo l’ironia che leggiamo su Telegram: “Media della NATO come al solito: quando è iniziata la ‘marcia’, sono diventate le forze Wagner i combattenti per la libertà. Dopo l’accordo, sono diventati di nuovo terroristi”. Sì, l’Occidente è veramente alla frutta!