- Questo articolo è stato pubblicato nel 2003. Era una potente sintesi di una inchiesta militante che TerraeLiberAzione conduce da un quarantennio. Mauro Di Mauro la ripropone 20 anni dopo: un “messaggio in una bottiglia”, lanciato nel mare dell’omertà e dell’alienazione coloniale. La bottiglia è arrivata a tanti: anche a Ginevra
- “Hanno bruciato pare il 40-50 per cento dell’acqua siciliana…”
- Il mare colore del mercurio
- La logica da petrolkiller è sempre la stessa, punta solo a massimizzare i profitti considerando la sicurezza e la salute “un dogma da distruggere”
@2003. Mario Di Mauro (TerraeLiberAzione)
Questo è stato pubblicato nel 2003. Era una potente sintesi di una inchiesta militante che TerraeLiberAzione conduce da un quarantennio. Mauro Di Mauro la ripropone 20 anni dopo: un “messaggio in una bottiglia”, lanciato nel mare dell’omertà e dell’alienazione coloniale. La bottiglia è arrivata a tanti: anche a Ginevra
Priolo (Sicilia) – L’hanno visto in tanti il mare color del mercurio il 10 settembre scorso su quella che fu, un tempo, la costa degli Dei Sikani e Siculi, pacifici coloni megaresi e mercanti punici, oltre tremila anni fa, celebravano la Vita a Thapsos e in quelle terre che galleggiavano sulle dolci acque di un’immenso lago sotterraneo… Questa natura generosa permise fioriture di civiltà almeno fino alla caduta della Siracusa di Archimede nella trappola di Roma, che saccheggiò la pentapoli aretusea e ridusse la Sicilia in granaio e galera di schiavi, i quali si rivoltarono in più occasioni restituendo all’uomo la dignità che un Potere devastante gli aveva sottratto. Questa Sicilia ne ha viste di tutti i colori…ma il mare color del mercurio, e i pesci morti, e i criaturi che nascono deformi, e i nostri amici di Priolo, e Melilli, ed Augusta, e Belvedere… che a quarantanni se li porta via il cancro fulminante, accuddhì… tutto questo non s’era mai visto. Ora, una tempesta giudiziaria nel mare color del mercurio, ci sta restituendo le cifre di quello che sapevamo già, anche se pochi hanno avuto il coraggio di parlarne, in questi anni di silenzi complici, ricatti e paure: 1100 bambini nati deformi, migliaia di aborti “terapeutici” (quasi uno al giorno!), cancro di massa…devastazioni ambientali irrimediabili. Se non è colonialismo questo!
“Hanno bruciato pare il 40-50 per cento dell’acqua siciliana…”
Il sottosuolo è stato svuotato d’acqua pura dall’idrovora del petrolchimico, per decenni, e riempito di melme all’arsenico e al nichel, al benzene e all’ammoniaca… Hanno bruciato pare il 40-50 per cento dell’acqua siciliana: ogni discorso sulla crisi idrica dovrebbe cominciare da questi dati (qualcuno li renda noti, c’è uno studio della Regione ammucciato ora non so dove, ma c’è!). Il novanta per cento dei rifiuti speciali prodotti in Sicilia finiscono non si sa dove, in violazione di ogni legge e di ogni regola di buon senso. Profitti! Profitti! Non vedono altro, e pure scherza qualcuno sulla morte della Terra: “butta a mare, sduvaca…che avveleniamo tutto!”, questo si dicevano certi di impunità…alcuni dei dirigenti Enichem arrestati il 16 gennaio 2003 su ordine della Procura di Siracusa, per “illegale smaltimento di rifiuti tossici”.Vorrei sperare che non finisca come a Marghera: tutti assolti, perchè non potevano sapere, lì, che il CVM provoca il cancro…In verità è addirittura dal 1949 che il CVM è segnalato come epatossico, causa del morbo di Raynaud e altre sciagure. La Corte marziale ci vuole e il reato è quello di strage!
Il mare colore del mercurio
Ecco: la Verità ci serve, tutta. Per restituire questo pezzo di Sicilia alla sua Bellezza originaria. E la Regione non faccia “spettacolo” annunciando di volersi costituire parte civile, veda piuttosto di porre fine alla cecità, di star vicina alle famiglie delle vittime che in massa, loro, dovrebbero costituirsi parte civile; la Regione, la Politica siciliana tutta, veda di elaborare un avvenire post-industriale per l’area siracusana, magari alzando uno sguardo siciliano sul Mondo, per scoprire che in Germania, nella Ruhr, che fu il cuore dell’industria tedesca (carbone ecc.), hanno messo in campo e realizzato in soli 10 anni ben 120 progetti integrati per la riconversione in polo culturale, turistico, per la ricerca e perfino per l’ecologia. Sarebbe la cosa da fare, ma non fra centanni. Intanto il mare ha ancora il color del mercurio e l’aria il sapore della morte.
La logica da petrolkiller è sempre la stessa, punta solo a massimizzare i profitti considerando la sicurezza e la salute “un dogma da distruggere”
Enrico Mattei si vantava spesso “di aver violato per ottomila volte leggi, decreti, ordinanze, perché l’Agip potesse svolgere i propri lavori senza rispetto per i suoli e per i centri abitati”…Qualcuno lo vorrebbe pure santificare. Oggi qualche magagna viene a galla, ora che l’ENI sta uscendo dalla chimica e che l’unico indotto in espansione è quello rappresentato dalle cliniche oncologiche e affini (dopo mille denunce, perfino l’O.M.S., l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, parla di abnorme incidenza dei tumori nelle città siciliane della chimica, nonché del 7 per cento di bambini nati deformi …Anche se Cuffaro, a Gela, disse: “l’inquinamento non esiste!” né si può tacere di quella nota associazione ambientalista che promuove campagne nazionali coi danari della Montedison!). Nella petrolchimica lo scenario è da sempre globale…Anche stavolta ciò che accade in Sicilia, accade nel Mondo. Ma neanche nella disperata Nigeria una multinazionale si può permettere di fare quello che stanno facendo in Sicilia e nel modo in cui lo stanno facendo. E la logica da petrolkiller è la stessa che, dai tempi di Cefis, punta solo a massimizzare i profitti considerando la sicurezza e la salute “un dogma da distruggere” (cito da un documento di programmazione della Montedison per il triennio 1978-1980). In questi ultimi decenni di saccheggio neocoloniale del territorio siciliano sono riusciti anche a far scomparire nel “nulla” qualcosa come 150 milioni di tonnellate di rifiuti nocivi della petrolchimica: e non ci si venga a dire che è colpa della mafia, perché quella, semmai, è solo una lurida “società di servizi”, nonché il più comodo alibi spettacolare della dominazione neocoloniale sulla Sicilia. U pisci feti da testa e, sebbene di teste fetenti ce ne siano molte anche qui, questa non è in Sicilia.
P. s.
E oggi? A che punto è la storia del depuratore consortile di Priolo?
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