di Andrea Piazza
Condivido parte della riflessione articolata del giornalista Saverio Lodato (nella foto a destra) pubblicata in data 8 giugno 2023 su Antimafia Duemila (qui l’articolo di Saverio Lodato). Ho un giudizio positivo dell’uomo giornalista che, nel silenzio di tanti (suoi colleghi) ha dimostrato coraggio ed onestà intellettuale. A titolo indicativo, le sue dichiarazioni in occasione di una puntata della trasmissione televisiva Atlantide condotta da Andrea Purgatori “il giudizio critico sull’ex Presidente della Repubblica
Diversamente, non sono in linea al pensiero di Lodato in ordine a parte delle sue valutazioni sulla trincea “Trattativa Stato Mafia”, che ritengo al pari di Carmine Mancuso, Gioacchino Genchi e Michele Costa una ” DISTRAZIONE DI MASSA. Insomma non idonea a spiegare gli articolati depistaggi di Stato” endemici nelle vicende con connessioni esterne della mafia siculo-americana e una sorta di prodotto civetta che ha sortito l’effetto di distrarci a discapito della ricerca di verità.
In buona sostanza, non abbiamo concentrato le ricerche per riscontrare il reale movente stragista, di indiscutibile (per il sottoscritto e tanti altri) caratura SOVRANAZIONALE strutturato e riconducibile ALLE INTELLIGENCES RAFFINATISSIME, in stretta connessione agli interessi geopolitici ed al conseguente grande reset delle agenzie come la CIA (commissariata dalla FBI) post caduta muro di Berlino e gli eventi macropolitici ed economici del 1992, ovvero gli accordi di Maastricht, la stagione delle stragi, la mancata elezione di Giulio Andreotti, la crociera sul Britannia, l’avvio di Tangentopoli e la programmata caduta a tempo della classe politica della cosiddetta Prima Repubblica, sotto i colpi ad effetto del terzo potere costituzionale dello Stato, la nostra Magistratura.
Differisco dal pensiero di Saverio Lodato anche in merito alla sua riflessione sul mio amico Totò Cuffaro . Ricordo “giorno e luogo ” in cui l’ho incontrato, presso l’aula bunker dell’ Ucciardone oggi “Falcone e Borsellino” entrambi citati innanzi la Corte di Assise di Palermo al processo sulla morte dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Ricordo la sua espressione accigliata quando in corridoio gli dissi di rivestire l’incarico di Responsabile regionale Legalità e Antimafia della Democrazia Cristiana a guida Cuffaro. Sul punto voglio sinteticamente ribadire che, in relazione alla complessa vicenda processuale di Totò Cuffaro – da semplice avvocato quale sono – in ordine alla contestazione di “favoreggiamento aggravato” la penso come esplicitato in REQUISITORIA dal sostituto Procuratore Generale della Cassazione dott. Giovanni Galati (ovvero colui che rappresentava la pubblica accusa innanzi la Suprema Corte) che aveva chiesto l’assoluzione per assenza dei requisiti sostanziali per configurare il reato. Ovviamente, come onestamente riconosciuto dallo stesso amico Totò Cuffaro, la sua espiazione ha un fondamento ad altro titolo, ovvero l’illecito meccanismo per distribuire prebende o scambi elettorali. In conclusione, a tutti coloro che riscoprono nelle sentenze giudiziarie certezza di verità & giustizia, rappresento che non sempre la verità reale e processuale percorrono la medesima strada. Nel nostro SISTEMA DI DIRITTO è “ambito delicato e complesso” garantire la terzietà dei giudicanti in composizione monocratica e/o collegiale anche in rapporto al meccanismo di nomina legate all’associazionismo correntizio. È altamente probabile che il clamore mediatico e le legittime convinzioni personali possano umanamente influenzare in buona fede la capacità di giudizio di ciascuno chiamato nel gravoso compito di giudicare e condizionare le vite future delle persone.