Dicono che la vittoria dell’astensionismo alle elezioni amministrative che si celebrano in queste ore sarebbe allarmante. Non andare a votare, ci spiegano, sarebbe la prova che noi cittadini abbiamo perso ogni speranza di cambiamento. Appello un po’ tardivo, se è vero che tanta gente, ormai, diserta sistematicamente le urne. Prevalgono il pessimismo, la noia per la politica-politicante e, perché no?, anche la certezza che la politica italiana, a tutti i livelli, sia oggi al capolinea. Con i tedeschi che ormai dettano legge in Italia, com’è avvenuto in un passato non lontano. Da qui un rifiuto del voto a cascata: pochi elettori alle elezioni politiche, pochi elettori alle elezioni regionali, pochi elettori alle elezioni comunali. Il prossimo anno, con gli effetti economici e sociali nefasti che la guerra in Ucraina sta provocando e continuerà a provocare in tutta l’Europa, con molta probabilità, assisteremo alla ‘fuga’ dei cittadini dalle elezioni europee. Tornando alla nostra sempre più sfasciata Isola, va detto che le città siciliane, piccole e grandi, sono quasi tutte ridotte ai minimi termini: pochi servizi gestiti in modo approssimativo, fasce deboli e fragili della popolazione in buona parte abbandonate, servizi sanitari pubblici allo sbando o inesistenti (la medicina del territorio, in molti casi, è ancora oggi un miraggio), quasi tutti i Comuni dell’Isola senza Bilanci preventivi e consuntivi, illuminazione cittadina che definire carente è un eufemismo (tantissime strade di città siciliane grandi e piccole, se non ci fossero le luci degli esercizi commerciali, sarebbero al buio!), strade dissestate, immondizia che ristagna per giorni e giorni, Ztl e autovelox ad ogni piè sospinto per fare ‘cassa’, pressione fiscale alle stelle senza costrutto (nei Comuni della Sicilia, ormai da qualche anno, si assiste al crollo delle entrate tributarie: la gente ha sempre meno soldi e non paga tasse e imposte comunali: punto). Cosa hanno fatto, in questo scenario, i politici siciliani? Hanno raddoppiato gli stipendi ai Sindaci e, in generale, agli amministratori comunali! Si sono giustificati dicendo: è stato il Governo di Mario Draghi a raddoppiare gli stipendi a Sindaci e amministratori comunali in generale e la Sicilia non si era adeguata. Così la politica siciliana, un paio di mesi addietro, ha ‘adeguato’ agli amministratori comunali il raddoppio delle indennità. Dopo di che vorrebbero il voto degli abitanti di 128 Comuni per ‘sistemarsi’ per i prossimi cinque anni… Sulla scorta di promesse elettorali che solo gli ingenui pensano che verranno mantenute. Chi ricorda queste cose è un ‘qualunquista’ o sta solo mettendo, uno dietro l’altro, gli accadimenti politici e amministrativi degli ultimi tempi?
Diciamolo con chiarezza: nei Comuni siciliani, in meglio, non cambierà nulla. Semmai le cose peggioreranno. Chi immagina il contrario è un illuso. Sotto questo profilo, il Comune di Palermo fa scuola. Il centrodestra che lo scorso anno ha vinto le elezioni comunali ha promesso mari e monti. Di fatto, l’unica cosa certa è che i cittadini palermitani si ‘sciropperanno’ l’aumento dell’addizionale Irpef fino al 2031! Qualche settimana fa segretario politico di Siciliani Liberi, Ciro Lomonte, ha riportato i ‘buchi’ finanziari di alcuni Comuni italiani:
Milano: 3,6 miliardi
Napoli: 2,67 miliardi
Reggio Calabria: 1,96 miliardi
Firenze: 1,34 miliardi
Catania: 1,11 miliardi
Venezia: 1,04 miliardi
Potenza: 1,221 miliardi
Torino: 1,04 miliardi
Palermo: 975 milioni
Avellino: 727 milioni
Agrigento: 691 milioni”.
Palermo – scriveva qualche settimana fa Lomonte – aveva 1 miliardo di buco a inizio 2022: poco meno di Catania, da anni in dissesto. Persino la piccola Agrigento in silenzio ha cumulato 691 milioni di debiti. Questi numeri spiegano come, da Nord a Sud, in Italia gli amministratori locali ‘eletti direttamente dai cittadini’ facciano sostanzialmente ciò che vogliono. Il sistema dei controlli fatto di costosi revisori contabili e giudici contabili delle varie Corti dei Conti è totalmente inefficace: non riesce nemmeno ad impedire che una piccola città come Agrigento accumuli quasi 700 milioni di debiti”. Questi sono i fatti. Finita nel sistema monetario truffaldino e massonico dell’euro, lo Stato italiano a corto di risorse finanziarie taglia i fondi alle Regioni, ai Comuni e alle ex Province. Per i Comuni siciliani è una doppia beffa, perché ai tagli dello Stato si aggiungono i tagli della Regione. Fino a prima del Governo nazionale di Matteo Renzi – Governo che è stato rovinoso per il Sud e per la Sicilia – la Regione siciliana erogava agli enti locali quasi un miliardo di euro all’anno. Nell’anno in corso il Fondo regionale per le Autonomie è pari a 200 milioni di euro e non 264 milioni di euro, come ha cercato di fare credere l’attuale Governo regionale di Renato Schifani. Di fatto – parlano i ‘numeri’ – i Comuni siciliani, rispetto al 2014, ricevono l’80% dei fondi regionali in meno. Il resto sono chiacchiere.
Ci dicono che andare a votare – in questo caso per eleggere gli amministratori di 128 Comuni della Sicilia – sia un’occasione di libertà. Ma in che cosa consisterebbe questa libertà? Nel ‘sistemare’, per i prossimi cinque anni, i Sindaci con le indennità raddoppiate, mentre tutto intorno a noi crolla? I più ‘colti’ e ‘lungimiranti’, aggiungono che dobbiamo “investire su noi stessi”. La cosa veramente incredibile è che chi scrive queste cose o non si accorge di tutto quello che succede attorno a noi in Sicilia, o è completamente fuori dalla realtà. Il ricorso a paroloni vuoti, retorici è impressionante. L’espressione “legittimazione popolare”, nell’attuale momento storico, è quasi tragicomica: gli elettori siciliani cosa dovrebbero andare a “legittimare”? Lo sappiamo benissimo che, in democrazia, al voto popolare non c’è alternativa. E se dopo il voto le cose peggioreranno che si farà? Prendiamo il caso del Governo di Giorgia Meloni. Nell’Ottobre del 2021 – quando Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, era all’opposizione – a proposito della ‘colonizzazione’ dei cieli italiani, la Meloni diceva: “Hanno deciso di spolpare un asset strategico per trasformare Alitalia in una low cost, magari da svendere domani ai tedeschi della Lufthansa”. E’ di due giorni fa la notizia che è stato raggiunto l’accordo tra Governo Meloni e Lufthansa per la cessione di Ita Airways alla Lufthansa… Come abbiamo scritto lo scorso 7 Maggio, “I tedeschi della Lufthansa si prenderanno Ita e controlleranno i cieli “d’un volgo disperso che nome non ha…”. In cosa sbaglia Byoblu nel ritrarre Giorgia Meloni e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti con una bandiera tedesca (foto sopra)? Ora, come si può andare a votare per una politica del genere?