Quindici giorni fa le cronache hanno registrato atti di violenza al Pronto Soccorso del Policlinico di Palermo. In queste ore si registrano atti di violenza al Pronto Soccorso dell’ospedale Civico, sempre di Palermo. La motivazione è sempre la stessa: utenti innervositi dalle lunghe attese che optano per la violenza contro il personale medico. La protagonista della vicenda di queste ore è una donna di 36 anni che ha cominciato a inveire contro i sanitari del Pronto Soccorso dell’ospedale Civico del capoluogo siciliano perché, a suo dire, il padre sessantenne non veniva curato (qui la cronaca). Torniamo su questa vicenda perché, a nostro modesto avviso, ci sono due aspetti – nella gestione della sanità pubblica siciliana – che andrebbero chiariti. Il primo aspetto riguarda la sanità della nostra Isola in generale, il secondo aspetto riguarda la gestione dei Pronto Soccorso. Proviamo a sintetizzarli.
Il primo aspetto fa riferimento ai fondi per la sanità siciliana. Ormai da alcuni anni, sulla carta – noi facciamo riferimento al Bilancio regionale – i fondi per la sanità siciliana ammontano a 9 miliardi e mezzo di euro circa all’anno. La metà di questi fondi è a carico del Bilancio della Regione siciliana; l’altra metà è a carico dello Stato. Com’è possibile che, se i fondi pr la sanità siciliana iscritti nel Bilancio della Regione sono sempre gli stessi, il servizio sanitario pubblico della Sicilia peggiora di anno in anno? Quando parliamo di peggioramento del servizio sanitario ci riferiamo al fatto che si nota una crescente mancanza di medici e, in generale, di personale, con particolare riferimento ai Pronto Soccorso. La Regione mette meno fondi rispetto a quanto deve approntare a norma di legge? Dal Bilancio regionale non risulta. Anzi, negli ultimi due anni, grazie alla Corte dei Conti e alla Corte Costituzionale, l’amministrazione regionale ha smesso di scippare al Fondo sanitario regionale siciliano 280 milioni di euro all’anno che si prendeva dal 2016 per pagare spese che con la sanità non avevano nulla a che spartire. Lo Stato, ogni anno – come si legge nel Bilancio regionale – versa alla Regione siciliana, per le spese sanitarie, oltre 4,5 miliardi di euro. Oltre 2 miliardi e mezzo di euro sono fondi dello Stato; gli altri 2 miliardi circa sono fondi Irap che vengono considerati fondi statali, anche se, com’è noto, l’Irap la pagano le imprese siciliane. Lo Stato mette meno soldi per le spese della sanità siciliana e la politica della nostra Isola fa finta di niente? La nostra è una domanda.
C’è una terza possibilità. Dando per assodato che i fondi pubblici disponibili per la sanità siciliana siano sempre 9 miliardi e 500 milioni di euro all’anno circa – come del resto risulta dal Bilancio – considerato che, come già accennato, a parità di fondi disponibili, il servizio pubblico sanitario siciliano peggiora, va considerata la possibilità che una parte importante dei fondi sanitari venga impiegata per pagare soggetti che operano nel servizio sanitario siciliano ma non in area medica. Da qui la domanda: quanti sono i dipendenti amministrativi e i precari di area non medica – che operano nelle nove Aziende Sanitarie Provinciali (ASP) e nelle aziende ospedaliere – pagati con le risorse del Fondo sanitario regionale della Sicilia? In parole più semplici: qual è la proporzione, nel servizio pubblico sanitario della Sicilia, tra personale medico e personale amministrativo e, in generale, personale non medico, precari compresi? Il dubbio è che ci sia una sproporzione, nel senso che il personale amministrativo e il personale non medico (precari compresi) possa essere cresciuto a dismisura rispetto al personale medico. Se fosse così si potrebbe ipotizzare che parte dei fondi che dovrebbero servire per curare i pazienti venga stornata per pagare il personale non medico. La nostra è un’ipotesi. Su questo aspetto ci auguriamo faccia luce la Corte dei Conti per la Sicilia nel giudizio di ‘parifica’ del Bilancio della Regione. Con riferimento al caos nei Pronto Soccorso ci potrebbe essere una quarta possibilità: e cioè che ci siano medici che si rifiutano di andare a lavorare nei Pronto Soccorso. Anche in questo vaso, si tratta di un dubbio. Anche se – questo va detto per completezza d’informazione – negli ospedali pubblici siciliani mancano anche i posti letto: e questo è un elemento che sta alla base del caos che si registra negli ospedali pubblici della Sicilia.