Mentre in Emilia Romagna si passa di emergenza in emergenza – prima le piogge e le inondazioni, adesso l’acqua ristagnante inquinata con il rischio di malattie – in Sicilia la Giustizia ha concluso il processo per la villa realizzata a due passi dal fiume Milicia, a Casteldaccia, provincia di Palermo, una costruzione temeraria travolta da acqua e fango il 3 Novembre del 2018. Storia terribile, con nove morti e altre quattro persone salve per miracolo. Qua e là leggiamo della “alluvione di Casteldaccia”. In realtà, quel giorno, non c’è stata alcuna alluvione. C’era solo una villa abusiva realizzata a due passi sa un fiume. E c’era, questa sì, una pioggia torrenziale che quel giorno ha ‘inghiottito’ una villa che non avrebbe dovuto esserci. Non possiamo non notare una diversità di atteggiamenti tra quanto avvenne a Casteldaccia cinque anni fa e a quanto sta avvenendo oggi in Emilia Romagna. Qualche ora dopo la tragedia di Casteldaccia era chiaro a tutti che la villa sommersa da acqua e fango non avrebbe dovuto esserci: era abusiva ed era stata realizzata in un luogo pericoloso che si è rivelato fatale per nove persone. Nel caso dell’inondazione dell’Emilia Romagna è stato già deciso che non ci sono responsabilità umane. Del resto, siamo nel Nord Italia e i nostri amici del Nord Italia, per definizione, non sbagliano mai. Siamo sicuri che le cose stanno così?
Dice Mario Pagliaro (foto a destra), chimico del Cnr, esperto in meteorologia, a proposito delle cause che hanno determinato l’alluvione in Emilia Romagna: “Le piogge sono
In Emilia Romagna si contano 24 invasi. Come sono stati gestiti questi impianti? E che ruolo hanno avuto nell’inondazione? Come mai non se ne parla? Ricordiamo che fino a Marzo-Aprile i mezzi di informazione – televisione in testa – raccontavano della grande siccità del Nord. In realtà, nel Nord Italia non c’era affatto siccità, come abbiamo documentato in un nostro articolo del 23 Aprile. Anche allora abbiamo intervistato Mario Pagliaro, facendo, di fatto, controinformazione. Perché mentre il racconto ufficiale ribadiva la tesi della grande siccità del Nord Italia, Pagliaro, nella propria pagina Facebook raccontava i danni provocati dal maltempo nel Nord Italia. Altro che siccità! E’ dopo aver letto il post di Pagliaro che abbiamo deciso di intervistarlo, perché raccontava fatti – documentandoli – che andavano in controtendenza rispetto alla tesi ufficiale: “Sì, i danni alle produzioni agricole del Nord Italia sono pesantissimi – ci diceva Pagliaro il 23 Aprile -. E si estendono a quasi tutte le colture. Le prolungate notti di gelo, con la temperatura che in molte valli e persino in pianura ha toccato i -6 °C, hanno in alcuni casi completamente distrutto le produzioni. In Emilia Romagna si parla del 70% di danni alle produzioni agricole (come si legge qui). In Lombardia si è provato a salvare le mele con gli impianti di irrigazione antibrina (come si legge qui). In Trentino si è provato a salvare mele e ciliegie accendendo i fuochi fra i filari dei frutteti, ma anche delle vigne (come si legge qui). In questo modo si riesce a salvare parte della produzione. Ma le notti di gelo sono state troppe, e il maltempo di questi giorni con forti piogge e grandinate ha peggiorato ulteriormente la situazione”. Pagliaro ci raccontava “delle eccezionali precipitazioni un mese di Aprile di cui non si aveva memoria dal punto di vista meteorologico. Nessuno ricorda quasi 3 metri di neve a Campo Imperatore, cioè a 2000 m di altitudine in Centro Italia, il 22 di Aprile (come potete vedere qui). Basti pensare che hanno deciso di mantenere gli impianti aperti fino all’1 Maggio, come noi diciamo inascoltati da anni ai gestori degli impianti di risalita anche del Nord. Anzi, mi consenta di fare una previsione: gli amici abruzzesi terranno gli impianti aperti ben oltre il primo Maggio. Né, per tornare al Nord, i residenti ricordano nevicate come quella del 21 Aprile, capaci di far cumulare 30-40 cm ai Passi dolomitici dove normalmente ci sono già i fiori, mentre adesso è tutto ricoperto da una spessa coltre di neve (come si deve qui). Oppure, per trasferirci in città, vedere la pianeggiante Milano sotto la grandine nelle stesse ore (qui le immagini della grandinata di Milano)”. Tutto questo mentre la tesi ufficiale era la siccità nel Nord Italia e, in alcuni casi, l’Estate anticipata!
Attenzione adesso a un articolo pubblicato in queste ore da ITALIA FRUIT NEWS dedicato all’alluvione in Emilia Romagna: “L’areale romagnolo è stato colpito in appena 15 giorni da due eventi meteorologici particolarmente violenti, ovvero quello di inizio Maggio e quello del 16-17 Maggio, con accumuli pluviometrici mai visti prima. In questo lasso di tempo, nelle aree più colpite, che vanno dall’appennino riminese alle porte di Bologna, ci sono stati accumuli pluviometrici che hanno toccato punte di 400-500 mm (localmente anche oltre) quando in media in un anno ne piovono poco più di 900. In pratica in due settimane è piovuta l’acqua di 6 mesi, e già questo ci fa capire la portata dell’evento, che è stato aggravato dalla intensità, come ha spiegato a Meteored Italia Pierluigi Randi, presidente AMPRO
Proprio la vicinanza dei due eventi è stato l’altro elemento che ha contribuito a provocare il disastro, in quanto, se nel primo evento, i terreni erano secchi ed hanno assorbito buona parte dell’acqua caduta (nonostante qualche presunto esperto dica il contrario), dopo due settimane il suolo era ancora saturo di acqua e quindi tutta la pioggia caduta si è accumulata negli invasi presenti sul territorio”. Domanda: come facevano i terreni ad essere “secchi”? Forse l’Emilia Romagna è l’unica Regione del Nord Italia dove non ha piovuto? Se i terreni erano “secchi” e, quindi, non ci sono state piogge l’invaso di Ridracoli come si è riempito di acqua? Gli altri 23 invasi di questa Regione non si sono riempiti? Di più: siamo nel pieno dei cambiamenti climatici e, di conseguenza, vanno messi nel conto gli eventi estremi. Chi li ignora non dovrebbe amministrare la cosa pubblica e non ha alcuna giustificazione.
Andiamo ai fiumi. Leggiamo sempre su ITALIA FRUIT NEWS: “I problemi sono nati dalle esondazioni, vuoi per tracimazione vuoi per rottura dell’argine, che hanno interessato quasi tutti i fiumi romagnoli. L’acqua, una volta uscita, segue la pendenza che la porta al mare, e allaga tutto ciò che incontra. Difatti, i canali si sono riempiti tracimando a loro volta e provocando ulteriori allagamenti, poiché non hanno la capacità per gestire l’acqua di un fiume che ha una portata nettamente superiore. Una sorta di effetto domino che tutt’ora non si è concluso in quanto l’acqua è arrivata in zone a pochi metri sul livello del mare e questo rallenta il defluire delle acque generando acquitrini che devono essere pompati dall’uomo all’interno dei canali. La domanda che molti si pongono è: i fiumi potevano essere gestiti meglio? Il tema è molto complesso, ma su alcuni punti ci sono delle convergenze. Sicuramente le tane degli animali (istrici, tassi e nutrie) indeboliscono gli argini e possono provocare rotture fatali. L’altro tema riguarda la pulizia dei fiumi. In letteratura gli esperti del settore sostengono che dragare un fiume porti più danni che vantaggi in quanto, per esempio, si rischia di creare infiltrazioni agli argini e di indebolire i piloni dei ponti. Sugli alberi all’interno dell’alveo, invece, se ne sentono di tutti i colori e ci sono due posizioni agli antipodi: quelli favorevoli alla ‘forestazione’ e quelli che invece lo vorrebbero pulito come la canna di un fucile. La via di mezzo, come spesso accade, sembra la strada migliore da percorrere. Infatti, se da un lato un fiume pieno di alberi riduce la portata (si stima anche di 1/3) dall’altro lato se l’acqua scorre troppo velocemente, potrebbe provocare la rottura dell’argine e sviluppare fiumane improvvise a valle. L’ideale sarebbe una ‘alberatura controllata’ che prevede una gestione puntuale e precisa delle autorità competenti”. E’ la prima volta nella nostra vita che leggiamo che “dragare un fiume porti più danni che vantaggi”. Per come la vediamo noi, i fiumi dell’Emilia Romagna – come del resto i fiumi e i corsi d’acqua della Sicilia, che esondano ad ogni minima pioggia – non sono stati gestiti bene: come dice Pagliaro, i mancati dragaggi, la mancata pulizia dei corsi d’acqua, in presenza di piogge intense generano inondazioni. Non ci possono essere giustificazioni per chi ha gestito male il territorio. Ed è veramente singolare che nell’alluvione dell’Emilia Romagna non si parli di responsabilità umane. Ribadiamo: anche avere ignorato il pericolo legato ai cambiamenti climatici è segno di pessima amministrazione della cosa pubblica. Ancora sui fiumi dell’Emilia Romagna: che tipo di lavori sono stati effettuasti in questi fiumi? Possibile che non se ne parli? In Sicilia, negli anni ’70 e nei primi anni anni ’80 del secolo passato le Fiumare del Messinese sono state cementificate con effetti nefasti nel territorio. Qual è la situazione nei fiumi dell’Emilia Romagna?
Ora leggiamo un post del nostro amico Enzo Lionetti, meridionalista da sempre. Lionetti ricorda che la Regione Emilia Romagna è a guida PD con Stefano Bonaccini e fino a Settembre 2022 con vice presidente Elly Schlein, ora parlamentare e segretario PD. E ricorda la grande cementificazione che si registra nel territorio dell’Emilia Romagna. “È la stessa Agenzia per l’Ambiente ISPRA del Ministero dell’Ambiente – scrive Lionetti – che ha mappato le aree pericolose ed a rischio alluvione. Carenza di gestione di un territorio fragile e delicato, pensando a cementificare anche dove non era possibile. Ora il PD per mostrare il suo vero aspetto, ovvero partito che guarda a Nord e che per fare concorrenza alla LEGA NORD non ha badato a cambiare la Costituzione togliendo il Mezzogiorno come questione prioritaria e lanciando l’Autonomia Differenziata con il Governo Gentiloni, propone di utilizzare i soldi del PNRR per l’Emilia Romagna.
Ma quanti soldi non lo dice – scrive sempre Lionetti – dove andare a trovarli non lo dice, ma soprattutto non dice che i Fondi del PNRR li dovrà sottrarre al Mezzogiorno. Già, perché il refrain e la vulgata che viene continuamente utilizzata dalle televisioni e dai giornaloni settentrionali è che il NORD ha già utilizzato il PNRR mentre il SUD arranca, non fa progetti, non riesce a spendere i soldi. Già i Sindaci e Presidenti di Regione della LEGA NORD e del PD avevano lanciato la CROCIATA contro i fannulloni ed incapaci meridionali che non utilizzano i Fondi del PNRR. Ora con la tragedia emiliana romagnola ecco che si presenta una memorabile occasione. Togliere i soldi al Mezzogiorno inefficiente e impreparato a gestire progetti e spendere i soldi, è ormai la fissazione della LEGA NORD e del PD. Già prima erano coalizzati nel Governo Conte II, poi con il Governo Draghi. Il collante era l’Autonomia Differenziata ed il PNRR. Ora si presenta l’occasione per portare avanti il progetto, con la riforma costituzionale (ci sono distinguo ma l’impianto è del PD, Renzi ci fece pure un Referendum), con l’Autonomia Differenziata e con la rimodulazione del PNRR. La falsa Sinistra del PD, neoliberista e capitalista forse più di Fratelli d’Italia addirittura, vuole i soldi per l’Emilia Romagna, dimenticando il Mezzogiorno con livelli di povertà enormi, aree abbandonate e arretrate, spopolamento delle aree marginali e emigrazione in aumento. La stessa presa di posizione il PD non l’ha mai presa per il Mezzogiorno. Ma si sa, il PD a trazione Veltroni, Bersani, poi Renzi poi Letta ed ora Schlein (con Vice Bonaccini), al Mezzogiorno ha dato solo briciole e l’ha usato come serbatoio di voti. Tanto è vero che il Mezzogiorno l’ha capito e non l’ha più votato. Ma ora, con la richiesta di rimodulazione del PNRR per l’Emilia a scapito del Mezzogiorno, fornisce l’assist più importante alla LEGA NORD ed al Governo. Ed a Musumeci, siciliano doc al Governo, non gli par vero di essere riesumato e tornare in corsa, servendo gli interessi del Nord ovviamente.