- Parla Mario Pagliaro, chimico del Cnr, esperto in climatologia ed energia
- SE, QUANDO SI SVUOTANO GLI INVASI ARTIFICIALI CHE SI RIEMPONO CON LE PIOGGE, CI SONO PICCOLI FIUMI IN PIENA CHE NON SONO STATI DRAGATI E RIPULITI E – NEL CASO DEL NORD ITALIA – CON IL PO’ IN PIENA SI VERIFICANO GLI ALLAGAMENTI
- LA PRODUZIONE DI ENERGIA IDROELETTRICA E LA FRANCIA CHE HA NAZIONALIZZATO L’INDUSTRIA ELETTRICA
- LA PRODUZIONE DI ENERGIA IDROELETTRICA IN SICILIA
Parla Mario Pagliaro
Cosa è successo, in realtà, in Emilia Romagna? Bastano due giorni di pioggia, anche intensa, per giustificare un’alluvione spaventosa? Ci sono altre cause, oltre a quelle naturali, compresa la pioggia? Perché nel Nord Italia, fino a un mese fa, dovevano fare passare un messaggio in base al quale si doveva fare sapere che questa parte dell’Italia era stata colpita dalla siccità? Perché hanno detto e ripetuto in tutte le salse che il Po – il più grande fiume italiano – era in secca e oggi, in alcuni punti, è addirittura esondato? Perché in altre parti d’Italia si produce tanta energia idroelettrica e in Sicilia questa produzione di energia non è molto ‘gettonata’? La Francia ha nazionalizzato la produzione di energia elettrica, alla faccia dell’Unione europea. E l’Italia? Affrontiamo questi argomenti con Mario Pagliaro (nella foto a destra), chimico del Cnr e grande esperto in materia di climatologia e energia.
Noi la seguiamo su vari argomenti e, tra questi, il clima. A suo avviso, due giorni di pioggia, anche intensi, possono giustificare la spaventosa inondazione che ha colpito ampie fasce dell’Emilia Romagna?
“Le piogge sono state l’agente, ma non la causa. La causa è un insieme di fattori che comprende il mancato dragaggio e la mancata pulizia dei tronchi dei corsi d’acqua durante i periodi di bassa portata degli stessi corsi d’acqua; il riempimento degli invasi, che poi comporta la necessità di scaricare l’acqua per evitare quello che successe nel Vajont; e infine le piogge prolungate, di cui quelle avute al ciclone mediterraneo che due giorni prima aveva investito la Sicilia sono state, letteralmente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.
SE, QUANDO SI SVUOTANO GLI INVASI ARTIFICIALI CHE SI RIEMPONO CON LE PIOGGE, CI SONO PICCOLI FIUMI IN PIENA CHE NON SONO STATI DRAGATI E RIPULITI E – NEL CASO DEL NORD ITALIA – CON IL PO’ IN PIENA SI VERIFICANO GLI ALLAGAMENTI
Sulla rete si discute molto del grande invaso di Ridracoli, che sovrasta l’area alluvionata. Lei cosa pensa di questa storia?
“La diga aveva già tracimato i primi di Marzo (come potete leggere qui), segno evidente che le piogge abbondanti l’avevano già riempita due mesi fa. E’ una diga ad arco-gravità capace di contenere 33 milioni di metri cubi d’acqua, un terzo del Lago Rosamarina, in Sicilia, che è la più grande diga italiana ad arco-gravità. A differenza di quella siciliana, però, l’impianto di Ridracoli è equipaggiato con turbine idroelettriche da 7 MW (megawatt), che solo nel 2021 hanno prodotto quasi 32 milioni di kWh (chilowattora), ovvero hanno funzionato nell’anno per quasi 5mila ore a piena potenza. Ricordo che un anno è composto da 8760 ore. Semplicemente, quando l’acqua supera una certa soglia, per motivi di sicurezza è necessario aprire le paratie e farla defluire in modo controllato. Ad esempio, per la diga Rosamarina in Sicilia la soglia di sicurezza è ben lontana dalla capacità massima di quasi 100 milioni di metri cubi. E quando si supera la soglia, le paratie vengono aperte e l’acqua scaricata nel fiume San Leonardo. In pochi minuti, l’onda di piena raggiunge la costa tirrenica, come ben sanno i residenti. Se, come avviene in Romagna, a valle ci sono molti piccoli fiumi in piena e il Po stracolmo di acqua, con la situazione dei dragaggi e della mancata pulizia dei corsi d’acqua dagli alberi, si causano gli allagamenti che purtroppo abbiamo visto”.
Quindi l’inondazione dell’Emilia Romagna è stata causata anche dall’acqua che arrivava dall’invaso Ridracoli e dagli invasi più piccoli che si sono riempiti con le piogge e che sono stati svuotati?
“E’ una delle tre cause che hanno provocato l’inondazione. Come già accennato, sono il mancato dragaggio dei fiumi, ovvero l’operazione di scavo eseguita mediante draghe; l’eliminazione dei tronchi d’albero dai fiumi e, in generale, la pulizia degli stessi fiumi; e naturalmente le piogge. In Veneto, ad esempio, sono molto attenti ai fiumi e ai corsi d’acqua”.
Perché per lunghi mesi al Nord hanno parlato di siccità mentre come lei ha documentato pioveva a dirotto e c’era anche la neve? E come mai il Po che veniva dato in secca qualche mese fa adesso rischia di straripare?
“Non solo al Nord, ma anche al Centro e in Sicilia c’è ancora la neve a fine Maggio. A Campo Imperatore il 12 Maggio i corridori del giro d’Italia hanno pedalato fra enormi cumuli di neve. In quota, sull’Etna, c’è ancora la neve. Sulle Dolomiti si registravano enormi nevicate ancora pochi giorni fa. In Piemonte, l’altro ieri nevicava al Sestriere. Per capire che non si tratta di nevicate sporadiche, ma di uno strutturato perdurare di condizioni simil-invernali che dura in Italia dal mese di Aprile bastano un dato: negli ultimi due giorni è caduto più di 1 metro di neve fresca al Rifugio Gastaldi, a 2600 m di altitudine, in provincia di Torino. In totale al suolo il manto nevoso è profondo 1 metro e 73 centimetri. Enormi accumuli di neve e ghiaccio si registrano sull’intero arco Alpino: dalla Val d’Aosta alla Marmolada. Quanto al Po, non rischia di esondare: lo ha già fatto ieri mattina a Cardè, in provincia di Cuneo. Nel complesso, si tratta di una piena ordinaria in cui ad evitare guai è la grandezza dell’alveo del fiume in molti punti: a Valenza, in provincia di Alessandria, ad esempio, è largo mezzo kilometro. In questo video si può vedere come si sia rapidamente riempito, ma come resti ampiamente entro i margini”.
LA PRODUZIONE DI ENERGIA IDROELETTRICA E LA FRANCIA CHE HA NAZIONALIZZATO L’INDUSTRIA ELETTRICA
Da tempo si parla produzione di energia idroelettrica in modo improprio. E’ vero?
“Più che improprio, guidato dalle esigenze di massimizzare i proventi della vendita dell’energia. Con poche eccezioni, le grandi dighe e i grandi impianti idroelettrici sono stati costruiti dallo Stato. Con la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è stato creato un mercato finanziario su cui si compra e vende energia elettrica il giorno prima di produrla e consumarla. E’ interesse dei produttori – trasformatisi in società a fini di lucro negli anni ’90 con la liberalizzazione del mercato elettrico imposto per direttiva dalla Comunità europea – vendere al maggior prezzo possibile. Il prezzo fluttua molto durante la giornata e durante i mesi dell’anno. Ormai, da anni, raggiunge i valori più alti dell’anno nel mese di Luglio a causa dei grandi consumi elettrici dovuti al raffrescamento degli ambienti. Se possiedi grandi quantità di acqua accumulata durante la stagione fredda, la produzione idroelettrica è a costo sostanzialmente nullo: basta aprire le paratie. La caduta dell’acqua fa girare le turbine, e si immettono in rete grandi quantità di pregiata energia elettrica priva di emissioni legate alla sua produzione e dal costo di produzione bassissimo”.
E’ per questo che la Francia ha nazionalizzato l’energia elettrica?
“Certo. La Francia ha verificato, con il folle aumento dei costi dell’energia del biennio 2021-22, che la produzione dell’energia elettrica a basso costo è strategica al funzionamento complessivo del Paese. In poche settimane ha liquidato l’intero impianto liberistico comunitario, nazionalizzando EDF, iniettandovi capitale per decine miliardi. E’ esattamente ciò che deve fare l’Italia. Nello specifico, il Governo francese ha liquidato a 12 euro per azione tutti gli azionisti, e ha imposto alla sua EDF perdite per quasi 18 miliardi bloccando le tariffe elettriche ed impedendo così a EDF di ribaltare su famiglie, imprese e Comuni gli extra costi della produzione. Pochi giorni e ritirerà EDF dalla Borsa. Il messaggio è chiaro: sull’energia non si gioca in Borsa. Tutte le perdite saranno ripianate dal Governo, e mai più la Francia privatizzerà l’industria elettrica. Sono principi elementari di economia politica e industriale: chi avrà energia a basso costo grazie all’energia di Stato, continuerà ad essere un Paese industriale. Gli altri smetteranno di esserlo in pochi anni”.
LA PRODUZIONE DI ENERGIA IDROELETTRICA IN SICILIA
In tante parti d’Italia con l’acqua degli invasi artificiali si produce energia elettrica. Qual è la situazione in Sicilia, dove si contano circa 50 invasi?
“Anche in Sicilia si produce energia idroelettrica da decenni. Quasi nessuno dei residenti a Palermo sa che il Lago di Piana degli Albanesi fu costruito proprio per produrre energia idroelettrica. Oggi in Sicilia ci sono 31 impianti idroelettrici di cui 6, con potenza superiore ai 10 MW, generano 223 MW, ovvero quasi tutta la potenza idroelettrica installata in Sicilia, pari a 272 MW. Il potenziale di sviluppo della fonte idroelettrica in Sicilia è enorme. Basti pensare che la terza più grande diga della Sicilia (prima in Europa per fra le dighe ad arco-gravità), la Diga di Rosamarina nei pressi di Caccamo, è ancora oggi priva delle turbine idroelettriche nonostante si ritrovi a sversare nel sottostante fiume San Leonardo grandi quantità di acqua ogni qualvolta il livello del bacino supera la quota massima autorizzata (pari a 81,5 milioni di metri cubi sui 100 che può contenere”.
Foto tratta da Il Riformista
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