Chi ha un po’ di memoria – solo un po’, considerato che è passato poco meno di un anno – ricorderà le polemiche che hanno accompagnato l’alluvione che ha colpito Ischia. Si era a fine Novembre dello scorso anno e, dopo una pioggia torrenziale di circa sei ore, una parte di un monte si è riversato a valle nel Comune di Casamicciola Terme. La frana ha causato danni a edifici, strade, automobili e, in generale, nel territorio. Dieci vittime, 230 persone evacuate, 30 famiglie bloccate nelle loro abitazioni. Immediate le polemiche: ah, i soliti meridionali, il solito abusivismo edilizio, oltre 27 mila pratiche di condono edilizio e via continuando. In Emilia Romagna i danni, rispetto ad Ischia, sono di gran lunga maggiori: per ora si contano 14 morti e un numero di sfollati che si attesta da 15 mila e 20 mila. Il Quotidiano Nazionale riporta i dati di una relazione della Regione Emilia Romagna del Dicembre 2021, dove si legge che le aree a rischio di alluvione rappresentano il 16% di questa regione. Si legge che i fiumi spesso attraversano “contesti fortemente antropizzati con centri abitati, infrastrutture, attività produttive che si sono sviluppati sui terrazzi fluviali e, quindi, in aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione, sottraendo ai corsi d’acqua spazi preziosi per l’espansione delle piene”. Chi ha consentito agli abitanti di queste zone di realizzare “centri abitati, infrastrutture, attività produttive… in aree potenzialmente soggette a fenomeni di esondazione, sottraendo ai corsi d’acqua spazi preziosi per l’espansione delle piene”? Chi è che, da quando esistono le Regioni italiane a Statuto ordinario- cioè da oltre 50 anni – amministra ininterrottamente la Regione Emilia Romagna? Il Pci e tutti i derivati di questo partito. Come mai non se ne parla? Ma fino a qualche giorno fa gli amministratori dell’Emilia Romagna non erano i più bravi d’Italia?
In pianura, leggiamo sempre nella relazione del Dicembre 2021 ripresa da Quotidiano Nazionale, sono stati realizzati nel tempo argini continui anche di 14 metri d’altezza “con geometrie non dimensionate idraulicamente e inadatte alla manutenzione meccanizzata”. Una tempesta perfetta, perché l’efficienza del sistema idrografico è condizionata sì “dalle mutate condizioni climatiche”, ma anche “dall’uso che si è fatto del territorio. Un territorio che, negli ultimi decenni, ha profondamente modificato il suo assetto urbano e colturale inducendo – si legge nella relazione – l’artificialità strutturale del reticolo idrografico, l’impermeabilizzazione di ampie porzioni di territorio, l’inadeguatezza della rete di bonifica rispetto alle aspettative di sicurezza, e la progressiva e generale perdita di efficienza del sistema di smaltimento delle acque a causa delle alterazioni nella pendenza dei corsi d’acqua per effetto della subsidenza”. Ecco perché, ammette la stessa Regione, “il territorio dell’Emilia-Romagna è spesso interessato da fenomeni alluvionali importanti e intensi”. Un altro articolo del Quotidiano Nazionale riprende una dichiarazione del responsabile acque del WWf, Andrea Agapito Ludovici, già autore di un report del 2016 che evidenziava come solo nel 28% dei casi fossero state sistemate le criticità dei corsi d’acqua emiliano romagnoli. Anzi, dice Ludovici, “in alcuni casi gli interventi hanno addirittura peggiorato il rischio idraulico”.
Di fatto, in Emilia Romagna, non sembra ci sia stata molta cura nella gestione dei fiumi: del resto, se su 22 fiumi in piena ben 21 hanno rotto gli argini un motivo ci sarà. O no? Anche sul cemento non sembra che in questa Regione si siano risparmiati. Certo, le piogge sono state inclementi. Mentre le piogge che hanno colpito Ischia sono state diverse… La verità è che l’Italia non si smentisce mai: se un’alluvione colpisce un’area del Sud e della Sicilia, subito in testa ai meridionali e ai siciliani che sono “brutti, sporchi e cattivi” e pessimi gestori del territorio; se la stessa cosa succede nel Nord Italia – nella civilissima Emilia Romagna, esempio di grande e lungimirante amministrazione della cosa pubblica da citare come esempio da imitare – beh, in questo caso la pessima gestione del territorio non c’entra affatto: la responsabilità è della violenza delle piogge, non certo degli amministratori che, da oltre 50 anni, sono di un’unica parte politica e sono bravissimi per antonomasia, a prescindere. Vogliamo paragonare i grandi amministratori dell’Emilia Romagna con i ‘cafoni’ del Sud Italia? Per favore, non mescoliamo il grano con loglio! Piuttosto, la televisione si dia da fare per lanciare una bella sottoscrizione. E i meridionali si affrettino ad aiutare il Nord alluvionato. E la proliferazione incontrollata degli allevamenti intensivi di animali, fonte di inquinamento senza fine, gestiti sotto il segno della soccida non è un problema che ha colpito l’Emilia Romagna? Smettiamola di fare gli ‘sciacalli’ nel momento in cui serve “l’unità”. Certo, se la stesse cose avvengono nel Sud e in Sicilia – dove il territorio, detto per inciso, non è affatto gestito meglio: se dovesse andare in scena una pioggia torrenziale di sei ore, a Palermo, nella zona di Mondello e Partanna Mondello, non sarebbe esattamente una festa – cambia tutto e allora un richiamo ai citati meridionali-siciliani-cafoni va fatto, perché così si fa dal 1860. Però se la stessa cosa succede nel Nord Italia non si possono usare gli stessi criteri, perché non è la stessa cosa… Piuttosto, vediamo di sbrigarci con l’Autonomia differenziata: togliamo un bel po’ di soldi a Sud e Sicilia e diamoli al Nord, perché lì i soldi servono…
Foto tratta da Il Riformista