Brutte notizie per l’agricoltura siciliana e, in generale, per tutti i consumatori italiani. Brutte le condizioni meteorologiche e ancora più brutto il disastroso accordo per fare transitare dal Mar Nero, per altri due mesi, il grano e gli altri prodotti agricoli dell’Ucraina. E infatti non appena è stata resa nota la notizia che le navi cariche di prodotti agricoli ucraini hanno avuto il via libera è andato giù il prezzo del mais, è crollato il prezzo del grano e, come ha scritto l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, “sono affondati tutti i mercati agricoli”. Il report di Puglisi di ieri faceva riferimento a due giorni fa ma non crediamo che ieri e oggi la situazione cambierà. “I prezzi del mais hanno perso il 3,4% – scriveva ieri l’analista dei mercati internazionali -. I prezzi della soia hanno perso dell’1,98%, con farina di soia in calo dello 0,37%, e olio di soia in basso del 2,19%. La maggior parte del contratto del grano ha dovuto affrontare un calo a doppia cifra, con CBOT SRW che ha colpito più duramente, dopo aver perso il 3,4%, Kansas City HRW è calato dell’1,09%, mentre i prezzi del grano molla MGEX sono scesi del -2,
In #Europa sono affondati anche tutti i mercati agricoli. L’estensione per il critico affare di spedizione del Mar Nero è stata finalmente inchiostrata, con altri 60 giorni per esportare in sicurezza i grani. La notizia, insieme al clima per lo più favorevole per la piantumazione primaverile, e alla cancellazione di una grossa vendita di mais negli Stati Uniti hanno tenuto i prezzi globali in rosso”. Sembrava che i russi ci avrebbero ripensato, bloccando il corridoio umanitario nel Mar Nero, impedendo così al grano e altri prodotti agricoli ucraini di invadere il Mediterraneo. Invece hanno siglato una proroga per altri due mesi, quanto basterà per fare crollare il prezzo del grano in Europa proprio quando proprio quando inizierà la mietitrebbiatura di Giugno. I russi non hanno nulla da guadagnare da questo accordo, perché continuano ad essere penalizzati dall’Unione europea. Ma lo hanno accettato per mettere in difficoltà l’agricoltura europea nel suo complesso. Per dirla in breve, la cerealicoltura europea si dovrà sorbire un crollo dei prezzi fino a Luglio. Un disastro voluto da ONU e Unione europea con i russi che se la ridono. Geniali!
Non c’è solo un problema di caduta dei prezzi (che, detto per inciso, è un problema paradossale: perché mentre l’inflazione sempre fuori controllo fa crescere i prezzi di pane, pasta, il prezzo del grano va giù!), ma anche di qualità dell’offerta. Noi continuiamo a sottolineare che importare prodotti agricoli dall’Ucraina – Paese sommerso dalle bombe russe – è sbagliatissimo. Ci sono tanti modi per sostenere un Paese in guerra e non ci sembra che all’Ucraina siano mancati i sostegni internazionali. Quello che è inconcepibile è commercializzare i prodotti agricoli coltivati in terreni zeppi di sostanze inquinanti, a cominciare dai metalli pesanti. Abbiamo già raccontato dell’enorme speculazione che c’è dietro il grano che arriva in Europa via terra, con guadagni stratosferici per i governanti ucraini, per i governanti della Polonia e per tre multinazionali: Monsanto, Cargill e DuPont (qui il nostro articolo). La Monsanto da alcuni anni si è fusa con la tedesca Bayer; la Cargill è una multinazionale statunitense che opera nell’agroalimentare; la DuPont è un’altra multinazionale americana che opera nel settore chimico. In pratica, grazie all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che ha fortemente voluto il corridoio umanitario nel Mar Nero, i governanti di Ucraina e Polonia (i governanti e non i governi: la differenza è fondamentale!) e tre multinazionali stanno guadagnando una barca di soldi con i prodotti agricoli ucraini coltivati in terreni altamente inquinati. Va aggiunto, per completezza d’informazione, che se il grano e gli altri prodotti agricoli ucraini dello scorso anno presentavano già problemi di inquinamento, quest’anno lo scenario sarà ancora più problematico, perché i russi, già da qualche settimana, hanno moltiplicato i bombardamenti in Ucraina per frenare la controffensiva già iniziata da circa una settimana.
I problemi legati all’inquinamento dei prodotti agricoli ucraini che arrivano in Europa via terra e via mare non sembrano interessare l’Unione europea. A parte cinque Paesi dell’Est Europa – Ungheria, Romania, Bulgaria, Polonia e Slovacchia – che in un’atmosfera di grande confusione non importano più grano e altri prodotti agricoli ucraini, anche se li lasciano passare per farli arrivare ad altri Paesi europei, la Ue ignora il problema. Anche su tali argomenti le notizie sono frammentarie. Mentre è piuttosto chiaro quanto sta avvenendo in Sicilia a causa delle insolite piogge di Maggio. Il fieno – almeno per quello che abbiamo capito – è ‘andato’. Nel senso che le piogge lo hanno fatto marcire. Ci dicono che le piogge non hanno creato problemi al grano siciliano. Sarà così? Non è da escludere che potrebbe essere così per il grano coltivato in collina ma per il grano coltivato in pianura, che matura prima, qualche dubbio rimane. In ogni caso, se sono vere le previsioni meteorologiche, ovvero di altre piogge a partire da questo fine settimana e per la prossima settimana, anche il grano siciliano subirà inevitabili danni. Così come danni hanno giù subito gli oliveti coltivati in pianura e in bassa collina sempre a causa delle piogge. Per ora parliamo solo di piogge, perché non sappiamo, in realtà, che cosa succederà a Giugno, quando, secondo le previsioni, dovrebbe cominciare il caldo, anzi, un’Estate “soffocante”, per dirla con il Copernicus Climate Change Service, che ha messo nero su bianco previsioni disastrose per la stagione calda che sta arrivando. Impossibile, in questo momento, fare previsioni sugli effetti in agricoltura. Le uniche cose certe è che, tra prodotti agricoli inquinati che arrivano dall’Ucraina e cambiamenti climatici, siamo messi veramente male. Il nostro consiglio: non mangiate pasta industriale e acquistate il pane dove avete la certezza che non venga usato grano estero. L’unico dato positivo – da verificare sul campo e ormai non manca molto tempo – è che l’attuale Governo siciliano ha posto una certa attenzione ai cambiamenti climatici allertando in tempo gli operai forestali dell’antincendio, rinnovando l’accordo con i Vigili del Fuoco. Ma – lo ribadiamo – l’attività antincendio, soprattutto se si materializzeranno le disastrose previsioni di un’Estate caldissima, va misurata sul campo: senza operai forestali in servizio H 24 nelle aree verdi della Sicilia ogni sforzo sarà vano, perché i terroristi e delinquenti che quando arriva il caldo appiccano il fuoco ai boschi sembrano estremamente determinati e organizzati.