Chissà se il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, è al corrente di quello che sta succedendo dalle parti della Stazione consorziale sperimentale di granicoltura di Caltagirone (foto a destra tratta da Settimana del Pianeta Terra). Da quello che si capisce le elezioni al Comune di Catania debbono aver tenuto impegnato l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che non è esattamente ‘digiuno’ in materia di agricoltura. Quanto all’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, altro catanese impegnato in campagna elettorale, ebbene, non è molto affidabile: è giovane e, a giudicare da quanto ha fatto fino ad oggi, a parte qualche comunicato
“GIÙ LE MANI DALLA STAZIONE (di GRANICOLTURA) – leggiamo nel post di Foodiverso -. A due passi da #Caltagirone, nella piccola frazione di Santo Pietro, vive dal 1927 una realtà, non conosciuta ai più, ma che rappresenta uno dei vanti della #Sicilia: la Stazione consorziale sperimentale di granicoltura. Venne istituita nel 1927 da un regio decreto nell’ambito della battaglia del #grano, che voleva rendere l’Italia autosufficiente nella produzione di #cereali. La Stazione dispone di una vera e propria banca del germoplasma, che contiene i semi di 300 varietà di diverse specie, tra cui quelli di tutte le varietà di grani antichi siciliani. Varietà di #graniantichi siciliani che, da sole, sono più numerose di quelli di tutte le altre regioni messe insieme. E sappiamo gli appetiti che i #semi, soprattutto quelli rari, stanno suscitando in giro per il mondo. La Stazione, riproduce annualmente questi semi e li dona agli agricoltori, che in questo modo li conservano anche ex situ. La Stazione è di pertinenza dell’assessorato regionale all’Agricoltura che, in tutti questi anni, non ha mai brillato in quanto ad attenzione verso questo gioiello, che oggi fonda la sua attività soltanto sulla buona volontà di pochi singoli (Nello Blangiforti su tutti). Dobbiamo a loro la conservazione del patrimonio genetico dei #graniantichisiciliani. La Stazione oggi corre un grande rischio di sopravvivenza: non sono infatti alle viste interventi che possano assicurare un futuro a questa istituzione. E con essa tutti i semi delle varietà che lì vengono custoditi e riprodotti: un tesoro dal valore inestimabile.
Un patrimonio che interessa molto e a molti, con fini tutt’altro che nobili . Per assicurare un futuro alla Stazione ed ai suoi semi, in attesa di un sussulto di orgoglio e di amor proprio di chi governa la nostra regione, alcuni appassionati e operatori del settore, tra cui chi scrive, hanno cominciato a suggerire la proposta di fare diventare la Stazione di granicoltura di Caltagirone patrimonio #UNESCO. Sarebbe un’opportunità e una garanzia di prosecuzione dell’attività che si appresta a compiere il secolo di vita. Che speriamo sia solo il primo di una lunga serie. LUNGA VITA ALLA STAZIONE ed ai SEMI SICILIANI”.
Quanto sta avvenendo è incredibile. Mentre è in corso un assalto ai grani antichi della Sicilia – che a norma di legge possono essere coltivati solo in Sicilia – il Governo della Regione non trova le risorse per tutelare un’istituzione importantissima. Ribadiamo: il presidente Schifani, l’ex presidente Lombardo e il dirigente generale dell’assessorato all’Agricoltura, Dario Cartabellotta, sono al corrente dei pericoli che corre la Stazione consorziale sperimentale di granicoltura di Caltagirone? In Sicilia stanno finanziando con decine e decine di milioni di euro a valere sulle risorse del Pnrr il pozzo senza fondo dell’Anello ferroviario di Palermo, gli eterni raddoppi ferroviari della Sicilia che da quarant’anni e forse più, nonostante le montagne di denaro pubblico speso, non hanno mai visto la luce, si tengono in piedi ‘carrozzoni mangiasoldi’ (si pensi alle società partecipate di Regione siciliana e Comuni che, tranne rari casi, drenano solo risorse pubbliche) e non si trovano le risorse – peraltro somme contenute rispetto agli sprechi che ancora oggi caratterizzano la spesa pubblica in Sicilia – per sostenere la Stazione consorziale sperimentale di granicoltura di Caltagirone. Tutto questo è assurdo. Noi siamo certi che il presidente Schifani, l’ex presidente Lombardo e il dirigente generale Cartabellotta, in tempi celeri, troveranno una soluzione. Già una varietà di grano duro antico della Sicilia – la varietà Perciasacchi – è stata ‘saccheggiata’: nel senso che hanno cambiato il nome di questa varietà e la coltivano sotto mentite spoglie, in barba alla legge. Ci sono varietà di grani antichi siciliani coltivati in Lombardia e in Piemonte. Ci sono, soprattutto, gli interessi di multinazionali dell’agroalimentare che non vedono l’ora di impossessarsi dei grani antichi della Sicilia. E’ il momento di intervenire per evitare che le 300 varietà di grani siciliani – e tra queste tutte le varietà di grani antichi della nostra Isola – vengano ‘saccheggiate’.