Politici e sindacalisti siciliani tornano a riesumare la vicenda della stabilizzazione dei circa 4 mila precari Asu che operano nella pubblica amministrazione siciliana, soprattutto nei Comuni. Si tratta di una stabilizzazione che Roma ha più volte ‘bocciato’. Contrario il Governo nazionale che ha impugnato le leggi approvate dal Parlamento siciliano nel 2021 e nel 2022. Sulla vicenda, dopo il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è pronunciata la Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionali le norme regionali. I giudici della Consulta hanno sottolineato che i precari Asu non possono essere stabilizzati come è stato fatto negli anni passati con i lavoratori socialmente utili (Lsu). La Corte Costituzionale contesta anche la mancanza di copertura finanziaria. La vicenda dovrebbe essere chiusa, ma politici e sindacalisti siciliani insistono.
“Sugli Asu va messo a sistema un costante e costruttivo dialogo con il governo centrale che coinvolga anche le forze sindacali”. Lo scrivono in un comunicato Gaetano Agliozzo e Monica Genovese, segretario generale e segretaria regionale con delega della Fp Cgil, Paolo Montera e Margherita Amiri, segretario generale e segretaria regionale con delega della Cisl Fp Sicilia e Danilo Borrelli, segretario generale della Uil Temp. I sindacalisti hanno incontrato l’assessore regionale alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro Nuccia Albano. “La Regione – chiedono i sindacalisti – individui con certezza i fabbisogni finanziari, proceda alla storicizzazione della spesa, attui la norma che permette il definitivo ‘sganciamento’ dalle Cooperative e promuova una norma approvata dal Parlamento nazionale, come già avvenuto per altre Regioni. La richiesta di un dialogo serrato con il Governo nazionale – spiegano i sindacalisti – sempre avanzata dalle nostre sigle, si fa più forte dopo la dichiarazione di incostituzionalità della norma che prevedeva la stabilizzazione dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili. All’assessore abbiamo chiesto, nelle more dell’approvazione della norma, che si proceda alla definizione e adozione di una carta dei diritti e di un piano di fuoriuscita, per quei lavoratori interessati. Se non ora quando? Il Governo regionale avvii senza indugi il necessario confronto con il Governo nazionale così da arrivare al superamento di questa annosa, e già troppo a lungo protratta, vertenza”. Sulla vicenda intervengono anche Gianluca Cannella e Clara Crocé del Csa-Cisal: “La vertenza Asu merita risposte certe e chiarezza: abbiamo chiesto al Governo Schifani non solo di procedere alla stabilizzazione in deroga, mediante un serrato confronto con Roma, e alla fuoriuscita dalle cooperative utilizzati in scuole e parrocchie, tra i motivi dell’impugnativa della Corte costituzionale, ma anche di mettere finalmente ordine nelle direttive emanate nel tempo a vantaggio dei lavoratori e degli enti utilizzatori. Serve un atto di indirizzo urgente che superi le varie circolari, sciogliendo ogni dubbio interpretativo sul recupero delle ore, sulle ferie e i permessi. L’assessore Nuccia Albano ha accolto le nostre proposte e si è detta disponibile alla formulazione di una disciplina organica sull’utilizzo degli Asu”.
Che dire’ Che politici e sindacalisti siciliani stanno solo perdendo tempo, illudendo questi lavoratori precari. Se non ricordiamo male, la Corte Costituzionale contesta anche la proroga dei contratti sino alla fine di quest’anno. La verità è che politici e sindacalisti siciliani fanno finta di non sapere che la Regione siciliana è senza soldi. A nostro modesto avviso, piuttosto che puntare sulla stabilizzazione – che ormai è stata cassata dalla Consulta – politici e sindacalisti dovrebbero cercare di capire come pagare questo personale precario fino al raggiungimento della pensione. E, soprattutto, dovrebbero dimenticare per sempre l’idea di stabilizzare nuovi precari nelle pubbliche amministrazioni, perché ormai verranno ‘bocciate’ tutte. Sbagliatissimo, ad esempio, avere chiesto la stabilizzazione del personale emergenza Covid non medico. Con quali soldi dovrebbe essere pagato questo personale? Con i soldi della Regione siciliana che non ci sono più? Con i soldi del Fondo sanitario regionale siciliano che non bastano a coprire le spese per il personale sanitario, che infatti manca negli ospedali pubblici della nostra Isola? La Sicilia non ha più bisogno di politici e di sindacalisti che fanno i politici e i sindacalisti con il precariato. Non è più il momento. E tra un po’ – è solo questione di tempo – verrà introdotta una norma che impedirà tassativamente ai politici di creare nuovo precariato.