di Nota Diplomatica
L’artista tedesco Albrecht Dürer, simpaticamente noto in italiano – almeno anticamente – come “Alberto Duro” – è, dopo cinque secoli, ancora il più famoso incisore che il mondo abbia mai visto. Viene inoltre considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale. Fu anche importante teorico dell’arte, particolarmente per via di un trattato in quattro volumi sulle proporzioni umane – uscito in una traduzione italiana a Venezia nel 1594 – in cui esaminò: “con quai modi possano i pittori, & scoltori mostrare la diuersita della natura de gli huomini, & donne, & con quali le passioni, che sentono per li diuersi accidenti, che li occorrono”. (fedele al testo…) In più, inventò – con un mezzo millennio d’anticipo – le cosiddette “pain map”, le “mappe del dolore” entrate nel comune uso clinico a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso e che servono ai medici ospedalieri per registrare graficamente “dove fa male” ai loro pazienti. Il disegno di sopra appare in una comunicazione di Dürer – si pensa del 1521 – in cui descrive i sintomi di un malanno al suo medico, residente in un’altra città. Indica un punto sul fianco che gli doleva in modo particolare. Non è noto di cosa soffrisse in quel momento. Qualunque cosa fosse, non l’uccise. Morì sette anni dopo, nel 1528, per cause incerte: forse per malaria, forse per avvelenamento da parte di un concorrente invidioso.