- Il tentativo di smantellare l’ospedale di Corleone è grave. Ma non è l’unico caso. La Sicilia è piena di strutture sanitarie pubbliche ridotte ai minimi termini
- “I medici non vogliono venire a Corleone, esiste ormai anche un problema serio di reperimento di professionalità”
- Gli scippi finanziari alla sanità pubblica siciliana avallati dalla politica siciliana. Meno male che in Sicilia c’è la Corte dei Conti
- Perché la Cgil siciliana, con il proprio ufficio studi, non fa luce sui 9 miliardi e 400 milioni di euro che, sulla carta, vengono spesi ogni anno per la sanità in Sicilia?
Il tentativo di smantellare l’ospedale di Corleone è grave. Ma non è l’unico caso. La Sicilia è piena di strutture sanitarie pubbliche ridotte ai minimi termini
“Anche la Cgil in campo per la difesa dell’ospedale di Corleone e contro il suo depotenziamento. In particolare, in quello che rappresenta l’unico presidio di zona, critica è la situazione del ‘punto nascite’: le donne dei tanti comuni del corleonese partoriscono nel nosocomio, ma i neonati vengono trasportati all’ospedale Ingrassia perché a Corleone mancano i pediatri, così come mancano cardiologi, radiologi e ginecologi”. Così leggiamo in un comunicato della Cgil di Palermo. Anche dalle parti di questa organizzazione sindacale, aggiungiamo noi, si sono accorti che la sanità siciliana va indietro. Tranne qualche eccezione, tutta la sanità pubblica della nostra Isola presenta mancanza di medici, mancanza di infermieri, carenza di posti letto. La Cgil del capoluogo siciliano, mettiamola così, accompagna la protesta – assolutamente legittima – del comitato civico di donne del Corleonese “Voglio nascere a Corleone”, comitato “nato per tutelare la salute delle future mamme e dei nascituri”. L’ala gelida dei tagli dei servizi sanitari è arrivata anche all’ospedale di Corleone e dei Comuni del circondario. Gli amministratori comunali segnalano le cose che non vanno: mancanza dei principali servizi, difficoltà a far partorire una mamma in dolce attesa, mancanza del pediatra h24, carenza di medici e personale sanitario nei reparti, a cominciare dal Pronto Soccorso e dal reparto di Cardiologia.
“I medici non vogliono venire a Corleone, esiste ormai anche un problema serio di reperimento di professionalità”
Leggiamo il comunicato della Cgil di Palermo: “Finalmente ritornano le iniziative civiche. In particolare questa iniziativa che vede le donne come protagoniste. Questa è una battaglia di dignità. Abbiamo il diritto di sapere cosa si vuole fare per garantire il diritto alla salute nell’area del Corleonese”, dichiara Caterina Pollichino, neo segretaria della Camera del Lavoro di Corleone, che puntualizza l’importante del fare rete e aprire percorsi di confronto fra le istituzioni, le rappresentanze sindacali, i comitati civici e le realtà associative in generale. “L’ospedale di Corleone – prosegue Caterina Pollichino – è un importantissimo presidio istituzionale. Viviamo in un territorio dove la maggior parte della popolazione è anziana ed effettuare spostamenti è complicato e in alcuni casi risulta rischioso per la salute. Per la pessima viabilità in inverno Corleone è in pratica isolata, con difficoltà enormi a raggiungere Palermo. Non tutti possono permettersi il taxi per spostarsi. E non possiamo consentire che si venga esclusi dalle cure per motivi economici. Abbiamo bisogno di risposte. La salute è un bene primario. La nostra bussola deve sempre essere la Costituzione. La salute è un bene costituzionalmente garantito. Continueremo con la raccolta di firme e siamo disponibili ad altre iniziative”. Aggiunge Gregorio Pizzolato, dipendente dell’ospedale, rappresentante sindacale della Fp Cgil Palermo: “Il punto nascita di Corleone ha una deroga ministeriale come punto nascita in zona disagiata e l’Asp 6 avrebbe dovuto impegnarsi di più per garantire maggiori risorse per il funzionamento di questo punto nascita e non di altri dell’azienda. Siamo quasi al capezzale di un morto. I medici non vogliono venire a Corleone, esiste ormai anche un problema serio di reperimento di professionalità”.
Gli scippi finanziari alla sanità pubblica siciliana avallati dalla politica siciliana. Meno male che in Sicilia c’è la Corte dei Conti
Da quando è in rete I Nuovi Vespri ha posto con decine di articoli la questione relativa allo scippo, al Fondo sanitario regionale siciliano, di oltre 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2009. Questo vergognoso scippo va ancora avanti. L’attuale Governo siciliano di centrodestra di Renato Schifani ha avallato tale scippo con l’accordo firmato a Roma nel Dicembre dello scorso anno con il Governo nazionale: accordo con il quale il Governo siciliano rinuncia a circa 9 miliardi di euro di arretrati in cambio di 200 milioni di euro: accordo che consente allo Stato di continuare a scippare ogni anno oltre 600 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale siciliano. Questo scippo è stato voluto con la Finanziaria nazionale del 2007 dal Governo nazionale di centrosinistra di Romano Prodi e avallato dal centrodestra. I ‘compagni’ della Cgil di Palermo che oggi patrocinano la legittima protesta dei cittadini di Corleone e dei Comuni del circondario non sanno nulla dello scippo operato da Roma ai danni della sanità pubblica siciliana? Dove sono stati in tutti questi anni? Sulla Luna? Ancora: Nel 2016, dopo aver consentito al Governo nazionale di ‘svuotare’ le casse della Regione tra una truffaldina riscrittura delle norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto (leggere scippo di IRPEF e IVA ai danni della Regione) e l’assurda cancellazione, dal Bilancio della Regione, di oltre 6 miliardi di crediti che la Regione siciliana vantava soprattutto verso lo Stato, il Governo regionale di Rosario Crocetta decideva di togliere 280 milioni di euro all’anno dal Fondo sanitario regionale per pagare spese che nulla avevano a che spartire con la sanità. Tutto questo è stato fatta con una legge approvata dall’Assemblea regionale siciliana nel 2016. Ebbene, non ricordiamo proteste della Cgil in ordine a questa porcata a danno dei cittadini siciliani, perché questi 280 milioni di euro, egregi ‘compagni’ della Cgil, sono stati tolti agli ospedali pubblici della Sicilia. E’ stata la Corte dei Conti per la Sicilia, dopo una battaglia durata oltre cinque anni e finita davanti alla Corte Costituzionale, a togliere dalle ‘fauci’ del Governo regionale di Nello Musumeci questi 280 milioni di euro che sono stati restituiti agli ospedali pubblici della Sicilia.
Perché la Cgil siciliana, con il proprio ufficio studi, non fa luce sui 9 miliardi e 400 milioni di euro che, sulla carta, vengono spesi ogni anno per la sanità in Sicilia?
Il problema, egregi ‘compagni’ della Cgil, è che per sei anni i Governi siciliani – il Governo Crocetta per due anni e il Governo Musumeci per quattro anni – hanno scippato questi fondi agli ospedali pubblici della Sicilia. Sapete quanto fa 280 per 6, ‘compagni’ della Cgil di Palermo? Oltre un miliardo e mezzo di euro. Ora vi poniamo una domanda, ‘compagni’ della Cgil: secondo voi scippando al Fondo sanitario regionale siciliano oltre 600 milioni di euro all’anno (scippo – lo ribadiamo – che il Governo Schifani ha avallato e che, quindi, continua ad essere operativo ogni anno) e 280 milioni di euro all’anno dal 2016 al 2021 è normale o no che, adesso, i conti della sanità siciliana non tornano più? Lo scorso 20 Marzo abbiamo pubblicato un’inchiesta: “In tutte le strutture sanitarie siciliane mancano i soldi. Ma che fine fanno gli oltre 9 miliardi e 400 milioni all’anno di Fondo Sanitario Regionale?“. Sì, sulla carta, ogni anno, la Regione siciliana spende, per la propria sanità, 9 miliardi e 400 milioni di euro. Noi i conti li abbiamo fatti sulla base dei documenti ufficiali della Regione. A noi questi documenti ufficiali non convincono. E sapete perché, ‘compagni’ della Cgil? Perché va verificato – non sulla base del Bilancio di previsione della Regione e del Consuntivo – ma sulla base dei Bilanci di tutte le strutture sanitarie siciliane a quanto ammonta veramente la spesa sanitaria della Sicilia. Siamo sicuri che lo Stato – che già, lo ribadiamo ancora una volta, si tiene 600 milioni di euro all’anno dal Fondo sanitario regionale siciliano – faccia per intero la propria parte? La nostra è solo una domanda. Noi ricordiamo che la Cgil siciliana ha un ufficio studi economici: perché non monitorate la spesa sanitaria in Sicilia?
Il dubbio sulla pletora di amministrativi e precari
Un altro nostro dubbio è che nel mondo della sanità pubblica della Sicilia il clientelismo politico-sindacale abbia fatto lievitare a dismisura la presenza di personale non medico, tra amministrativi, precari e via continuando. Il nostro dubbio è che vengano tolti soldi agli ospedali pubblici per pagare le retribuzioni alla pletora di amministrativi, precari e via continuando. Gli ultimi arrivati sono i precari Covid, con riferimento a chi, tra questi signori, non è né medico, né infermiere ma che debbono essere stabilizzati. Con quali soldi dovrebbero essere pagati questi signori? Chiediamo ai ‘compagni’ della Cgil: fino a che punto è possibile patrocinare, contemporaneamente, le ragioni dei cittadini – come quelli di Corleone e dei Comuni limitrofi – che si oppongono ai tagli alla sanità pubblica con le richiesta di stabilizzazioni di personale non sanitario nella sanità pubblica siciliana? Per concludere – come abbiamo più volte scritto – ci auguriamo che, quest’anno, in sede di ‘parifica’ del Bilancio, la Corte dei Conti per la Sicilia faccia chiarezza sulla spesa sanitaria, per capire se è vero che ogni anno si spendono 9 miliardi e 400 milioni di euro o se all’appello mancano soldi, come si spendono questi fondi e qual è il rapporto, nella sanità pubblica siciliana, tra personale medico e non medico.
Foto tratta da Città Nuove Corleone
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