Ma quante bugie hanno raccontato sul Mezzogiorno d’Italia dal 1860 ad oggi? E’ una domanda che ci poniamo e poniamo spesso, alla luce delle verità scomode emerse a partire, grosso modo, dai primi anni ’70 del secolo passato, ad opera di scrittori, storici non di professione e giornalisti. Gli atti parlamentari del primo Parlamento d’Italia rimasti sepolti e le considerazioni di diplomatici che visitavano l’Italia negli anni subito successivi alla ‘presunta’ unificazione italiana erano squarci che sono molti anni dopo hanno trovato spazio in un’Italia soffocata da ricostruzioni storiche false e interessate. Oggi il dibattito è aperto e nuove verità vanno affiorando. E’ il caso dell’analfabetismo dei meridionali, tesi falsa imposta dai conquistatori piemontesi e dai loro tirapiedi. Un post sulla pagina Facebook Stato Magna Grecia – Due Sicilie fa giustizia di tutte le bugie raccontate in materia di istruzione sul Sud all’indomani del 1860. Il post porta la firma di Lorenzo Piccolo (da Lorenzo Cipriani).
“Da oltre un secolo e mezzo – leggiamo nel post – la storiografia ufficiale criminalizza i Borbone e i meridionali ‘analfabeti’ in base ai famosi censimenti del 1861. In realtà in questi ultimi tempi, grazie alle ricerche di tanti storici non accademici e di alcuni coraggiosi storici accademici si sta smantellando uno dei luoghi comuni più offensivi e diffusi sulla storia del Sud pre-unitario con tanti spunti pesanti anche per il presente perché la tesi del meridionale ‘brutto, sporco e cattivo’ (e anche ignorante) è alla base della nascita della questione meridionale e della sua mancata risoluzione. E così viene fuori che il numero medio di scuole ‘non era dissimile tra Nord e Sud’ (Vittorio Daniele, “Il paese diviso”, 2020). Così sappiamo anche che non era vero che il sistema scolastico fosse ‘arretrato’ e che i Borbone lo ‘ostacolassero’ (Maurizio Lupo, “L’istruzione superiore pubblica nel Mezzogiorno”, 2012). I dati riportati negli Annuari sono altrettanto chiari ed è assurdo pensare che in tutti questi anni nessuno li abbia studiati in maniera adeguata. Piemonte e Liguria contavano 1823 Comuni e 1755 scuole (96,3% di Comuni con scuole), il Sud continentale 1855 Comuni con 1755 scuole (94,6%) con picchi che -come rivelano le carte dell’Archivio di Stato- erano altissimi in alcune zone: a Napoli 66 Comuni e 371 scuole pubbliche, Terra di Bari 51 Comuni e 351 scuole pubbliche, private, maschili e femminili; Terra di Lavoro: 174-664. Non meno di 7.000 erano le scuole in tutto il Regno con una percentuale massiccia (e non registrata) di maestri privati: oltre 60mila nel 1820.
A questo dobbiamo aggiungere il più alto numero di iscritti alle Università (10.528 a fronte dei 5.203 complessivi del resto dell’Italia), il più alto numero di tipografie, di giornali, riviste e libri pubblicati ogni anno (che gli analfabeti di certo non avrebbero potuto leggere). Oltre 400 titoli per 2500 addetti alle stamperie.
Il mosaico è vicino alla sua ricostruzione: i famosi censimenti, le cui schede originali sono sparite, furono utilizzati a ‘fini politici’, come risulta anche da qualche denuncia parlamentare del tempo. Ed è poco logica anche la tesi secondo cui quei maestri non facevano bene il loro lavoro, sia perché parliamo di una semplice alfabetizzazione, che perché, trattandosi in gran parte di scuole private, nessun genitore avrebbe tollerato un figlio analfabeta dopo aver pagato.
In sintesi: i meridionali non erano affatto analfabeti e continuare a dirlo e a scriverlo è falso e offensivo”.
Non c’è da stupirsi nel leggere questi dati. Dobbiamo ricordare che nel 1860 il Regno delle Due Sicilie venne invaso in dispregio del Diritto internazionale da Garibaldi e i sui uomini appoggiato dai piemontesi e, soprattutto, dagli inglesi. Quando, dopo la caduta di Gaeta, i Savoia si impossessarono di tutto il Regno del Borbone cominciò una guerra civile durata anni. Ma non si doveva dire e non si doveva far sapere che era una guerra civile: la tesi da far passare era che gli analfabeti del Regno conquistato si ribellavano ai ‘civilizzatori’ piemontesi. Nasce da qui l’esigenza dei piemontesi di far passare la tesi che i meridionali erano degli analfabeti. In realtà, era l’esatto contrario: il Regno delle Due Sicilie non era solo più ricco del Piemonte e, in generale, di tutte le regioni del Nord messe insieme, ma era anche molto più avanti sotto il profilo culturale (come ha raccontato Ignazio Coppola in questo articolo). Lo dimostrano i primati del Regno delle Due Sicilie in tanti settori della cultura, dell’economia e della vita pubblica illustrati da Gennaro De Crescenzo ne “Le industre del Regno di Napoli”:
1735. Prima Cattedra di Astronomia in Italia
1737. Costruzione S.Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo ancora operante
1754. Prima Cattedra di Economia al mondo
1762. Accademia di Architettura, tra le prime in Europa
1763. Primo Cimitero Italiano per poveri (Cimitero delle 366 fosse)
1781. Primo Codice Marittimo del mondo
1782. Primo intervento in Italia di Profilassi Antitubercolare
1783. Primo Cimitero in Europa per tutte le classi sociali (Palermo)
1789. Prima assegnazione di “Case Popolari” in Italia (San Leucio a Caserta)
1789. Prima assistenza sanitaria gratuita (San Leucio)
1792. Primo Atlante Marittimo nel mondo (Atlante Due Sicilie)
1801. Primo Museo Mineralogico del mondo
1807. Primo Orto Botanico in Italia a Napoli
1812. Prima Scuola di Ballo in Italia, gestita dal San Carlo
1813. Primo Ospedale Psichiatrico in Italia (Real Morotrofio di Aversa)
1818. Prima nave a vapore nel mediterraneo “Ferdinando I”
1819. Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte
1832. Primo Ponte sospeso, in ferro, in Europa sul fiume Garigliano
1833. Prima Nave da crociera in Europa “Francesco I”
1835. Primo Istituto Italiano per sordomuti
1836. Prima Compagnia di Navigazione a vapore nel mediterraneo
1839. Prima Ferrovia Italiana, tratto Napoli-Portici
1839. Prima illuminazione a gas in una città città italiana, terza dopo Parigi e Londra
1840. Prima fabbrica metalmeccanica d’ Italia per numero di operai (Pietrarsa)
1841. Primo Centro Sismologico in Italia, sul Vesuvio
1841. Primo sistema a fari lenticolari a luce costante in Italia
1843. Prima Nave da guerra a vapore d’ Italia “Ercole”
1843. Primo Periodico Psichiatrico italiano, pubblicato al Reale Morotrofio di Aversa
1845. Primo Osservatorio meteorologico d’Italia
1845. Prima Locomotiva a vapore costruita in Italia a Pietrarsa
1852. Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (Napoli)
1852. Primo Telegrafo Elettrico in Italia
1852. Primo esperimento di illuminazione elettrica in Italia, a Capodimonte
1853. Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l’America (il “Sicilia”)
1853. Prima applicazione dei pricìpi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi
1856. Expò di Parigi, terzo paese al mondo per sviluppo industriale
1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta
1856. Primo Premio Internazionale per la lavorazione di coralli
1856. Primo sismografo elettrico al mondo, costruito da Luigi Palmieri
1860. Prima Flotta Mercantile e Militare d’Italia
1860. Prima Nave ad elica in Italia “Monarca”
1860. La più grande industria navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia)
1860. Primo tra gli stati italiani per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi, conservatori e strutture di assistenza e formazione
1860. La più bassa mortalità infantile d’Italia
1860. La più alta percentuale di medici per numero di abitanti in Italia
1860. Primo piano regolatore in Italia, per la città di Napoli
1860. Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per numero di Tipografie (Napoli)
1860. Prima città d’Italia per di Pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli)
1860. Primo Corpo dei Pompieri d’Italia
1860. Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli)
1860. Primo Stato Italiano per quantità di Lire-oro conservata nei banchi Nazionali (443 milioni, su un totale 668 milioni messi insieme da tutti gli stati italiani, compreso il Regno delle Due Sicilie)
1860. La più alta quotazione di rendita dei Titoli di Stato
1860. Il minore carico Tributario Erariale in Euro”.
Sono tutti dati oggettivi messi l’uno dietro l’altro. Questi dati sono rimasti nascosti per tanto tempo. Oggi sono di dominio pubblico e non possono essere smentiti. Ma negli anni subito successivi al 1860 questi fatti andavano tenuti nascosti. I meridionali che si ribellavano legittimamente agli invasori piemontesi venivano chiamati briganti, quando invece i briganti erano i piemontesi. Per avallare il genocidio compiuto dai piemontesi nel Sud e in Sicilia i Savoia utilizzarono alcuni ‘intellettuali’, o presunti tali, che dovevano dimostrare ‘scientificamente’ che i meridionali e i siciliani erano delinquenti. Uno di questi è stato Cesare Lombroso, che passava per grande scienziato, ed era in verità uno dei tanti positivisti che raccontavano cumuli di fesserie. Ma le fesserie raccontate in quegli anni furono preziose per giustificare gli eccidi dei piemontesi nel Sud e in Sicilia. Ecco un passo del ‘colto’ Lombroso sui siciliani: “Quando si pensa che il malandrinaggio in Sicilia si concentra quasi tutto in quella famosa valle della Conca d’Oro, dove le rapaci tribù Berbere e Semite ebbero le prime e più tenaci dimore, e dove il tipo anatomico, i costumi, la politica e la morale conservano una impronta araba (e bastino a provarlo le descrizioni di Tommasi Crudeli, quando si pensi che ivi come nelle tribù Arabe l’abigeato è il delitto più prediletto, resta facile il persuadersi che il sangue di quel popolo conquistatore e rapace, ospitaliero e crudele, intelligente, ma superstizioso, mobile sempre ed irrequieto e sdegnoso di freno, deve avere la sua parte nel fomentare le subitanee ed implacate sedizioni, e nel perpetuare il malandrinaggio, che, appunto come nei primi Arabi, vi si confonde non rare volte colla politica, ed anche al di fuori di questa, non suscita il ribrezzo né l’avversione che suole in popoli assai meno intelligenti, ma più ricchi di sangue ariano, anche della stessa Sicilia, p. es. di Catania, Messina”. Sapete qual è la cosa incredibile? Che queste scempiaggini resistono ancora oggi! Infatti ancora oggi la ‘civilissima’ Torino dedica un museo a Cesare Lombroso, museo che custodisce ancora oggi le teste dei meridionali scannati dai militari di casa Savoia. Poco meno di quattro anni fa nella Mole Antonelliana hanno anche organizzato una mostra su Lombroso, che per i torinesi di oggi è ancora un grande personaggio della scienza! Città di grande ‘cultura’ Torino, no?
Foto tratta da Alta Terra di Lavoro