Certo che ne succedono di cose strane nella politica italiana. Cose inaspettate. Fatti che si possono spiegare soltanto con le miserie della stessa politica. E’ il caso delle polemiche scatenate contro Totò Cuffaro, appena eletto segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Per chi segue le cronache politiche, l’obiettivo raggiunto dall’ex presidente della Regione siciliana è scontato. Finita la sua avventura giudiziaria, Cuffaro ha sempre detto che avrebbe lavorato per fare rinascere la DC. E ha cominciato, ovviamente, dalla Sicilia. Non tanto e non soltanto perché è siciliano, quanto perché la Democrazia Cristiana è nata proprio nella nostra Isola, per la precisione a San Cataldo, nella casa di Giuseppe Alessi, seguace di Don Luigi Sturzo. Normale che Cuffaro sia ripartito dalla Sicilia. Perché non era difficile capire che, dalla Sicilia, una volta rimesso in piedi il partito, Cuffaro avrebbe puntato sulla ricostruzione della DC in Italia? Forse – azzardiamo un po’ – per due motivi. Il primo motivo è perché è uno dei pochi dirigenti della grande Democrazia Cristiana che ha la volontà, la forza d’animo e una grande capacità organizzativa per tentare un’avventura così complicata in un mondo dominato dal liberismo economico e dal globalismo: liberismo economico e globalismo che sono valori, o meglio, disvalori che stanno agli antipodi del solidarismo cattolico. Il secondo motivo è perché, a differenza di tanti altri ex democristiani, o presunti tali, Cuffaro è un vero democristiano, un democristiano ‘mitologico’ che non si è mai mescolato con Forza Italie, Margherite, Alleanze nazionali e Fratellanze italiane varie. Preciso nella gestione e nel rispetto delle alleanze politiche, Cuffaro, dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica in poi, ha sempre agito da democristiano legato alla propria storia. E questi due requisiti fanno la differenza con altri personaggi che agitano il vessillo della DC dopo essere andati di qua e di là in cerca di poltrone.
Quando abbiamo letto che il XX Congresso Nazionale della DC, in scena presso il centro congressi Sheraton de’ Medici, a Roma, con oltre 400 delegati provenienti da varie regioni italiane lo ha eletto segretario nazionale non siamo rimasti stupiti. Si sta verificando quello che abbiamo qualche volta scritto: e cioè che dietro il progetto di rinascita della DC di Cuffaro non c’è solo Cuffaro ma qualcosa di più e di più profondo. E’ questo il motivo per il quale siamo rimasti invece stupiti quando Gianfranco Rotondi, anche lui democristiano di lungo corso, anche se un po’ ‘girovago’, ha prima fatto gli auguri a Totò Cuffaro per il ritorno sulla scena politica nazionale, per poi accusarlo di essersi impadronito di qualcosa che non sarebbe suo. “La sua iniziativa – dice Rotondi, che è stato anche Ministro del centrodestra – usurpa un nome, quello della DC, già presente e a buon diritto nella competizione politica”. Rotondi annuncia, addirittura, di aver dato mandato ai legali per contestare a Cuffaro l’appropriazione del nome della Democrazia Cristiana. “Sarà un tribunale a decidere chi ha ragione”, ha scritto su Twitter Gianfranco Rotondi. Contro Cuffaro si è schierato anche un altro democristiano, Fabio Desideri. Sul quotidiano La Sicilia leggiamo le sue dichiarazioni: “L’elezione di Cuffaro non è piaciuta nemmeno a Fabio Desideri, portavoce e coordinatore politico nazionale di un’altra Democrazia Cristiana: «L’adunanza organizzata a Roma da Cuffaro e dai suoi sodali finirà come sono finite le sue liste ricusate in Sicilia. Nelle prossime ore gli atti della riunione fatta a Roma dai sodali di Cuffaro saranno impugnati già domani nelle sedi competenti. La cosa certa è che né Cuffaro, né i suoi sodali, rappresentano in alcun modo la Democrazia Cristiana”. Anche Desideri annuncia un’azione legale contro Cuffaro.
Sempre su La Sicilia leggiamo la replica di Cuffaro a Desideri: “Noi, gente normale, siamo soliti risolvere contenziosi politici ragionando e riflettendo, ma questo lo facciamo con chi ha possibilità di ragionare e riflettere. Immagino, da come scrive, che non abbia neanche la facoltà di capire cosa significa sodale. Si è messo d’accordo con il suo amico Rotondi su chi prima dovrà portarci in tribunale?”. L’ex presidente della Regione siciliana replica anche a Rotondi che ringrazia per gli auguri ricevuti aggiungendo, però, che l’affermazione di Rotondi, che lo accusa di aver usurpato un diritto, ovvero di aver utilizzato il nome della Democrazia Cristiana, è “sconsiderata”. Poi arriva il ‘siluro’: “Ho soltanto dato voce, fino ad adesso, a chi ha capacità di rappresentanza, ai tanti siciliani che hanno votato finalmente una DC presente nella scheda elettorale, cosa che fino ad adesso è accaduta solo in Sicilia”. E qui ha ragione, perché la DC di Cuffaro ha già preso parte alle elezioni comunali eleggendo consiglieri comunali qua e là; e ha anche partecipato alle elezioni regionali siciliane superando lo sbarramento del 5%. Non sono cose da nulla, considerato che altri democristiani non hanno raggiunto questi risultati. Queste parole hanno anche un altro significato: quanto fatto in Sicilia si farà nel resto d’Italia. Dopo di che, da democristiano vero – e cioè politico abituato a mediare – Cuffaro porge un mezzo ramoscello d’ulivo a Rotondi, dicendo che non si aspettava da lui l’annuncio della citazione davanti alla Giustizia. E conclude: “Credo e spero che voglia ragionare di politica piuttosto che andare in un tribunale”. Come finirà? Rotondi è campano ma non è nato a Napoli ma ad Avellino: che, con rispetto parlando, non è la Napoli del grande Totò e di Giuseppe Marotta. Che vogliamo dire? Che Napoli è Napoli e quest’anno ha anche vinto il campionato di calcio, mentre poco sappiamo di Avellino in materia di democristiane mediazioni in politica.
E noi, invece, come concludiamo il nostro articolo? Con una considerazione piuttosto semplice: e cioè che Cuffaro a ruota libera, senza mandati parlamentari, da organizzatore, anzi da democristiano impegnato nella rifondazione della DC comincia a fare un po’ di paura. Ed è anche logico, perché il momento storico è quello che è. La guerra in Ucraina finirà male, soprattutto per l’Europa, perché gli americani stanno utilizzando questo conflitto per provare a bloccare l’attacco che la Cina e i suoi alleati stanno portando al dollaro statunitense. Ci sarà molto caos e un notevole peggioramento delle condizioni economiche e sociali. L’attuale politica italiana – centrodestra e centrosinistra – non sono messi bene. In più, Forza Italia ha già perso i due terzi dei voti e Berlusconi, benché sempre lucido, come tutte le espressioni della personalizzazione della politica, non lascerà eredi. Senza di lui Forza Italia non farà molta strada. Anche dalle parti del PD non sono messi bene. Ormai gli elettori hanno imparato a conoscere questo partito, che toglie diritti sociali per conto di una fallimentare Unione europea dando in cambio diritti civili che interessano una minoranza di persone, peraltro benestanti. Di solito le coppie omosessuali che vogliono figli non si trovano tra i disoccupati ma tra i danarosi borghesi: ed è a questi che si rivolge la nuova segretaria di questo partito, Elly Schlein. Per dirla in breve, l’elettorato cattolico che ha seguito gli ex della Margherita nel PD non dovrebbe essere felice della svolta del PD. Ancora: checché se ne dica, i temi del PD versione Schlein hanno poco o punto a che vedere con un partito popolare. Insomma, tra Forza Italia in fase calante e un PD lanciato verso diritti civili, famiglie allargate e via continuando, per il ritorno della DC si aprono spazi importanti. Non è improbabile che tenteranno di ostacolare il progetto della DC cuffariana. Anzi, le camurrie, come si usa dire in Sicilia, potrebbero già essere iniziate…
Foto tratta da TRS 98