J'Accuse

Le aggressioni a medici e infermieri e i veri responsabili del caos nei Pronto Soccorso della Sicilia

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  • Il terribile e doloroso caso della dottoressa Barbara Capovani e il comunicato di Rete Civica della Salute siciliana
  • La mancanza di medici e infermieri nei Pronto Soccorso della Sicilia 
  • I veri responsabili dei disservizi dei Pronto Soccorso e, in generale, nella sanità pubblica siciliana non sono né i medici, né gli infermieri ma i politici regionali   

Il terribile e doloroso caso della dottoressa Barbara Capovani e il comunicato di Rete Civica della Salute siciliana

Fa discutere il caso della dottoressa Barbara Capovani, psichiatra, morta dopo essere stata presa a colpi di spranga in testa da un suo paziente. L’occasione per tornare a porre il problema delle aggressioni negli ospedali. Su tale argomento interviene Pieremilio Vasta, coordinatore della Rete Civica della Salute siciliana, nata per avvicinare il SSR (Sistema Sanitario Regionale) agli utenti e accrescere la loro partecipazione responsabile, organizzazione che riunisce oltre 68 mila cittadini informati e centinaia di Riferimenti Civici in tutti i Comuni dell’Isola: “La vicenda della dottoressa Capovani – dice Vasta – lascia sgomenti, ma non deve farci sentire impotenti. Un evento tragico, che riaccende i riflettori sulle violenze subite da medici e infermieri, in un contesto, quello sanitario, dove si respira un crescente e inaccettabile clima di frustrazione e aggressività. Servono contromisure da adottare sia in termini di sicurezza e legittimazione del ruolo degli operatori sanitari sia di miglioramento di comunicazione e umanizzazione. L’impegno a rendere i luoghi di assistenza e i programmi diagnostici terapeutici orientati quanto più possibile alla Persona, considerata nella sua interezza fisica, sociale e psicologica, è la definizione di ‘Umanizzazione’ in Sanità che bene spiega il nostro principale obiettivo – continua Vasta – anche e soprattutto, a protezione di chi esercita il servizio pubblico a tutela della salute. Una visione convergente, dove operatore e paziente si trovino dalla stessa parte e guardino nella stessa direzione”. Vasta cita alcuni dati: “I numeri parlano chiaro – aggiunge -: l’allarmante fenomeno delle aggressioni, che in Italia sono 4 al giorno, 1600 l’anno, secondo i dati Inail, va fermato. È una priorità di tutto il sistema e di tutti gli attori che ne sono coinvolti: professionisti, aziende sanitarie, cittadini utenti. La RCS, che esprime profonda solidarietà alla famiglia della vittima, è molto impegnata in questa integrazione solidale, attraverso la continua sollecitazione di aggiornamento dei bisogni formativi di medici e professionisti sanitari sulla cultura del cambiamento organizzativo e il rafforzamento della compliance col paziente (aderenza del paziente alla terapia). Altrettanto sull’Educazione Civica alla Salute, che implica fiducia e profondo rispetto degli Operatori”.

 

La mancanza di medici e infermieri nei Pronto Soccorso della Sicilia 

Con tutto il rispetto per la posizione di Rete Civica della Salute siciliana, abbiamo la sensazione che questa dichiarazione non colga tutta la complessità dei problemi che oggi travagliano la sanità pubblica siciliana. Noi ci riferiamo alla Sicilia, che è la realtà che in parte conosciamo, anche se – stando a quello che leggiamo e ascoltiamo in alcune trasmissioni radiofoniche, che oggi sono molto più informate della televisione, dove a prevalere sono gli interessi di parte – nel resto d’Italia non ci sembra che le cose, nella sanità pubblica, vadano meglio. Gli scenari dei Pronto Soccorso siciliani in particolare e della sanità pubblica – sempre siciliana – in generale non trovano, a nostro avviso, l’attenzione che meriterebbero. In questi ultimi giorni abbiamo letto di proteste degli utenti che lamentano attese estenuanti nei Pronto Soccorso prima di essere visitati. La responsabilità di questi ritardi viene ascritta a medici e infermieri che, spesso, sono oggetto di proteste e qualche vota di atti violenti da parte dei cittadini stanchi dei disservizi. Cittadini che non sanno come stanno le cose. Non sanno, ad esempio, che nei Pronto Soccorso rimangono ricoverati per giorni e giorni pazienti, anche in gravi condizioni, per mancanza di posti letto nei reparti. Ciò significa che i medici e gli infermieri dei Pronto Soccorso – che già sono in numero esiguo rispetto alle piante organiche – debbono occuparsi, contemporaneamente, dei pazienti, anche gravi, ricoverati nei Pronto Soccorso e delle persone che arrivano negli stessi Pronto Soccorso. Un doppio impegno che, già irrituale in un Pronto Soccorso dove il personale medico e infermieristico è presente nel rispetto della pianta organica, diventa di difficile e rischiosa gestione in un Pronto Soccorso in carenza di medici e infermieri.

 

I veri responsabili dei disservizi dei Pronto Soccorso e, in generale, nella sanità pubblica siciliana non sono né i medici, né gli infermieri ma i politici regionali   

Nessuno, ad esempio, spiega ai cittadini i problemi che debbono affrontare i medici e gli infermieri dei Pronto Soccorso che vanno a dare il cambio ai rispettivi colleghi che hanno finito il turno. Nel prendere le consegne dai colleghi che hanno ultimato il turno di lavoro, i medici e gli infermieri debbono prendersi in carico i pazienti ricoverati. Tra questi pazienti ricoverati nei Pronto Soccorso ci sono anche malati in gravi condizioni. Capita così che medici e infermieri, prima di iniziare a lavorare, debbano pendersi in carico cinque, dieci, talvolta anche quindici pazienti, alcuni dei quali in gravi condizioni! Questo, ovviamente, impedisce ai medici che sostituiscono i colleghi che hanno terminato il turno di cominciare a visitare i nuovi pazienti in tempi celeri. Il problema si risolverebbe in due semplici modi: 1) aumentando i posti letto nei reparti, impedendo così i ricoveri nei Pronto Soccorso; 2) aumentando il numero dei medici e degli infermieri nei Pronto Soccorso. Ma di questo non si parla. Così talvolta succede che cittadini esasperati dalle estenuanti attese se la prendono con gli infermieri e con i medici dei Pronto Soccorso, invece di andare a chiedere conto e ragione ai veri responsabili del caos negli stessi Pronto Soccorso: i politici che amministrano la Regione siciliana. Abbiamo cercato, con i nostri limiti, di descrivere che cosa succede nei Pronto Soccorso della Sicilia, o almeno nei Pronto Soccorso a corto di medici e di infermieri. Domani proveremo a entrare nel dettaglio, provando a individuare i punti dolenti, partendo dai dati ufficiali del Bilancio della Regione siciliana 2023, con riferimento alla spesa sanitaria. Partendo dal presupposto logico-economico che i disservizi del sistema sanitario siciliano che provocano le proteste dei cittadini non sono giustificati dai dati ufficiali di Bilancio.

Fine prima parte/ continua   

Foto tratta da Qds

 

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