- Una proposta alla luce dello scenario siciliano in ordine alla cocaina
- C’entrano le ‘reti volanti’?
- Perché non legalizzare la cocaina? Stato e Regione siciliana incasserebbero un sacco di soldi con una semplice imposta sul consumo
Una proposta alla luce dello scenario siciliano in ordine alla cocaina
Premesso che non ci occupiamo quasi mai di cronaca, colpisce, e molto, la presenza di cocaina a fiumi in Sicilia tra mare e terra. Scoperto, così leggiamo sui giornali, un fiume di cocaina che, dalla Calabria, arrivava a Palermo /sarebbe più corretto scrivere arriva, perché non siamo convinti che il traffico finirà). A quanto pare, i corrieri della droga trasportavano 10 kg di cocaina al mese, destinata al mercato di Palermo, con un volume di affari, per chi lo gestisce, di circa 10 milioni all’anno. Ora, ci chiediamo: a Palermo di ‘sniffano’ 10 kg di cocaina al mese? Quanti cocainomani sono coinvolti in questa storia? Se per le persone mature c’è la cocaina, per i più giovani, sempre a Palermo, c’è il crack. Già due anni fa Nino Rocca, una figura nota in città, se è vero che da oltre quarant’anni si occupa degli ultimi del capoluogo siciliano, denunciava parlava del crack – grandi affari gestiti dalla mafia nigeriana – parlando senza mezzi termini di “emergenza sociale tra i ragazzi“. A quanto pare la situazione peggiora. Sempre in questi giorni, nel mare di Catania, sono state trovate 2 tonnellate di cocaina. Ebbene, 2 tonnellate di cocaina è una quantità pazzesca, droga arrivata sempre dalla Calabria. Dice al quotidiano La Stampa di Torino – dichiarazione ripresa da La Sicilia, il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri: “Abbandonare temporaneamente in mare un carico così rilevante comporta meno rischi e ogni volta che la cocaina arriva nei porti le organizzazioni criminali che controllano quello scalo percepiscono una tangente pari al 20% del valore del carico”.
C’entrano le ‘reti volanti’?
La cocaina trovata nel mare di Catania era sistemata nei pacchi in modo preciso: niente infiltrazioni di acqua in confezioni galleggianti. Da quello che abbiamo capito, la cocaina è stata messa in mare in balia delle correnti. Essendo vissuti in una cittadina di mare e conoscendo un tipo di pesca che si pratica in particolari giornate, quando i pescatori sono in grado di prevedere il gioco delle correnti, ecco, ci è venuta in mente la pesca con le ‘reti volanti’: reti che vengono mollate in mare in balia delle correnti. Le reti vagano in mare secondo un percorso che i pescatori, per grandi linee, conoscono, intrappolando i pesci che si trovano a passare dal percorso delle stesse reti. Non è che questi pacchi di cocaina vengono in trappolate dalle ‘reti volanti’? Di solito, quando ci sono le ‘reti volanti’ le imbarcazioni da pesca le evitano. Solo chi ha interesse a tirarle a bordo le va a prendere. Questa è una nostra ipotesi.
Perché non legalizzare la cocaina? Stato e Regione siciliana incasserebbero un sacco di soldi con una semplice imposta sul consumo
Ma il vero motivo del perché di questo articolo si condensa in alcune domande: a Palermo chi è che ‘sniffa’ tutta questa cocaina? Quanti cocainomani ci sono nel capoluogo siciliano? I nasi di queste persone sono tutti a posto, considerati gli effetti della cocaina, tra perdita delle capacità olfattive, irritazioni croniche delle narici e emorragie nasali? Le 2 tonnellate di cocaina trovate nel mare di Catania a chi erano destinate? Ma quanta cocaina si consuma in Sicilia? Se il consumo di cocaina è così elevato non sarebbe più logico legalizzare la cocaina per i maggiorenni imponendo una tassa come per i tabacchi? Considerato che in Sicilia c’è tutto questo consumo di cocaina la Regione siciliana potrebbe chiedere almeno la metà della tassa allo Stato. Nei fatti, una buona parte degli introiti che oggi finiscono ai trafficanti verrebbero incassati da Stato e Regione. Proposta sbagliata perché chi si droga sta male? Invece con la cocaina fornitagli dai trafficanti di droga sta forse meglio?
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