- Questo articolo del blog di Federico Dezzani è dello scorso Gennaio. E, in effetti, da allora ad oggi…
“… Come una bomba atomica innescata sotto il pelo dell’acqua, l’insolvenza dei T-bills americani genererebbe uno tsunami che raggiungerebbe le coste di tutto il mondo…”
Il default delle finanze pubbliche americane ben si inserirebbe in quel contesto di “guerra civile” strisciante che, quasi certamente, culminerà tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 nel definitivo regolamento di conti tra democratici e repubblicani, sancendo la vittoria dei “trumpisti” anti-Cina ed anti-Iran. Il default americano avrebbe, però, conseguenze più immediate e soprattutto estese ben oltre i confini americane. Come una bomba atomica innescata sotto il pelo dell’acqua, l’insolvenza dei T-bills americani genererebbe uno tsunami che raggiungerebbe le coste di tutto il mondo, provocando il collasso delle piazza finanziarie, degli assetti politici, delle relazioni internazionali consolidate in questi ultimi decenni, della residua fiducia nelle istituzioni globali. In una parola: il tracollo di quel che rimane dell’ordine mondiale uscito dal conflitto del 1945 e solo apparentemente rafforzato dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991… La Cina, che è il secondo detentore estero di titoli di Stato americano (con circa 900 miliardi di dollari), vedrebbe nel default americano il conclamato sabotaggio di quell’ordine mondiale in cui ha prosperato per un trentennio. I cinesi considererebbero confermata la loro tesi secondo cui gli USA stiano deliberatamente alimentando il “caos” mondiale, coll’obiettivo di tarpare le ali alle potenze emergenti. L’insolvenza americana sarebbe un affronto secondo solo ai costanti flirt di Washington con l’isola di Taiwan: i guadagni accumulati in decenni di avanzi commerciali sarebbero spazzati via da un giorno all’altro, causando ad un Paese ancora relativamente “povero” come la Cina enormi perdite finanziarie. Pechino quasi sicuramente subodora la trappola, e ciò spiega perché, negli ultimi anni, abbia progressivamente ridotto l’esposizione verso il debito americano. All’indomani del dissesto americano, spetterà in ogni caso alla Cina il compito di tentare di ricreare una qualche forma di mercato mondiale dei capitali, magari poggiante nuovamente sulle riserve auree, pena la progressiva “balcanizzazione” dell’economia mondiale.
Tratto da Default USA: l’innesco della crisi del blog di Federico Dezzani
Foto tratta da Valori.it
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