- Questo veleno, utilizzato per eliminare il moscerino dei piccoli frutti, è dannosissimo per la salute umana e per l’ambiente. La Ue ha bandito il Fosmet nel Novembre dello scorso anno. Ma non ha bloccato l’importazione di ciliege trattate con questo insetticida. La solita ipocrisia di un’Unione europea fallimentare, schiava del liberismo e dell’ultraglobalismo economico
- Noi abbiamo smesso di portare in tavola ciliege dal 2021, perché arrivano da tanti Paesi del mondo e non si capisce come vengono coltivate
- L’Italia è il quarto produttore al mondo di ciliege. Si potrebbe benissimo fare a meno di importare ciliege o, quanto meno, organizzare controlli rigorosi sulla qualità di ciliege importate. In Sicilia due sole zone importanti di produzione di ciliege: le pendici dell’Etna e Chiusa Sclafani. Perché anche in Sicilia sarebbero necessari i controlli di qualità
Questo veleno, utilizzato per eliminare il moscerino dei piccoli frutti, è dannosissimo per la salute umana e per l’ambiente. La Ue ha bandito il Fosmet nel Novembre dello scorso anno. Ma non ha bloccato l’importazione di ciliege trattate con questo insetticida. La solita ipocrisia di un’Unione europea fallimentare, schiava del liberismo e dell’ultraglobalismo economico
La Francia ha vietato le importazioni di ciliege trattate con il Fosmet, un insetticida fosforganico dannoso per la salute umana e per l’ambiente. Non deve essere stata una decisione adottata a cuor leggero, perché la ciliegia è uno dei frutti più richiesti dai consumatori. Ha fatto bene la Francia? Assolutamente sì. Proviamo a illustrare il perché. La ciliegia matura dalla metà di Maggio (varietà precoci) sino alla fine di Luglio (varietà tardive). Un problema, per questo frutto, è rappresentato dal moscerino dei piccoli frutti (Drosophila Suzukii). Siccome questo insetto rovina le ciliege, ecco che gli agricoltori ci vanno pesante. In questo MATTINALE vogliamo raccontare la nostra esperienza. Abbiamo notato che, ormai da alcuni anni, quando arriva il tempo delle ciliege, sembra che tutto il mondo passi il tempo a coltivare questo frutto. Se ne trovano di tutti i tipi e non si capisce da dove arrivino. E, in effetti, le ciliege si coltivano in tanti Paesi del mondo. I Paesi più importanti, per la produzione di questo frutto sono la Turchia, Stati Uniti d’America, Iran e poi, al quarto posto, l’Italia. Poi c’è la Spagna, che produce poco meno dell’Italia. Quindi il Cile, l’Uzbekistan, la Siria, l’Ucraina, la Russia, la Romania, la Grecia, la Polonia e via continuando. Ora non tutti i Paesi prestano molta attenzione ai trattamenti che vengono effettuati per controllare gli insetti che attaccano le ciliege, a cominciare dal citato moscerino dei piccoli frutti. Una domanda alla Commissione europea e ai deputati europei: che senso ha bandire l’uso di Fosmet nella coltivazione delle ciliege perché fa male alla salute e danneggia l’ambiente se poi non si blocca l’importazione di ciliege che contengono lo stesso insetticida? Non è ipocrisia allo stato puro? Ma veramente dobbiamo essere schiavi di questa Unione europea di falliti e banditi, venduta al liberismo e al globalismo economico? Per anni ci hanno detto che il Fosmet è un insetticida di “discreta pericolosità per l’uomo”. Ora hanno scoperto che è pericoloso! Ipocriti!
Noi abbiamo smesso di portare in tavola ciliege dal 2021, perché arrivano da tanti Paesi del mondo e non si capisce come vengono coltivate
Siamo arrivati alla nostra esperienza personale. A Palermo, come in tante altre città italiane, di ciliege se ne trovano di tutti i tipi. L’ultima volta che abbiamo portato in tavola le ciliege è stato nel 2021. Le abbiamo acquistate quattro o cinque volte. Gusto molto approssimativo. L’ultima volta, dopo averle mangiate, siamo stati male per due giorni. Da quello che abbiamo capito, in Francia – dove i controlli sulla qualità dei frutti che arrivano sulla tavola delle persone sono severi – hanno verificato che le ciliege importate, spesso, contengono il pesticida Fosmet: così hanno deciso di bloccare l’importazione di ciliege che contengono questo pesticida che, lo ricordiamo, è stato messo fuori legge anche dal Novembre del 2022 (in realtà, il provvedimento avrebbe dovuto essere adottato già da prima). Va detto che, se la Ue è intervenuta, cosa che non fa quasi mai, visto che l’Unione europea è espressione del peggiore liberismo ultra-globalista, ci debbono essere motivi seri. Ed è molto singolare che sia stata solo la Francia, a un mese circa dall’inizio della raccolta delle ciliege, a bloccare l’importazione di ciliege che contengono questo pesticida. Tutti i Paesi dell’Unione europea dovrebbero fare la stessa cosa. Non solo. I consumatori andrebbero informati. I rivenditori di ciliege – dal piccolo commerciante artigianale alla Grande distribuzione organizzata – dovrebbero essere obbligati ad indicare la provenienza delle ciliege, perché lo sanno tutti che in certi Paesi del mondo ci vanno molto ‘pesante’ con i pesticidi.
L’Italia è il quarto produttore al mondo di ciliege. Si potrebbe benissimo fare a meno di importare ciliege o, quanto meno, organizzare controlli rigorosi sulla qualità di ciliege importate. In Sicilia due sole zone importanti di produzione di ciliege: le pendici dell’Etna e Chiusa Sclafani. Perché anche in Sicilia sarebbero necessari i controlli di qualità
In Sicilia le ciliege si producono in pochissime aree. La zona di produzione più importante è il Catanese. Alle pendici dell’Etna si coltiva la varietà di ciliegia Mastrantonio, chiamata anche Donnantonio o Durone dell’Etna. E’ una varietà di pregio, con frutto cuoriforme, colore rosso scuro brillante, pezzatura medio-grossa e polpa compatta e croccante.Da quello che ci risulta, gli agricoltori dell’Etna sono molto attenti nell’uso di pesticidi. In ogni caso i controlli sulle produzioni di ciliege non dovrebbero mancare. Lo stesso discorso vale per una seconda area di produzione della cilliegia in Sicilia, Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo, dove si coltiva la varietà cappuccia. In conclusione, alla luce del tardivo provvedimento adottato dall’Unione europea che ha bandito l’uso di Fosmet, alla luce del blocco delle importazioni di ciliege disposto dalla Francia, anche l’Italia dovrebbe disporre non soltanto il no all’importazione di ciliege che contengono Fosmet, ma anche controlli sulle ciliege che vengono vendute. Ricordiamo che, per quasi tre mesi, le ciliege vengono portate in tavola da milioni di persone e non è tollerabile fare arrivare ciliege da dove capita, come vuole la globalizzazione dell’economia. Noi, già da tre anni – non avendo la possibilità di portare in tavola ciliege con la certezza che siano prive di residui di pesticidi (in primo luogo il Fosmet) – abbiamo deciso di non mangiare più ciliege e, in generale, di non portare in tavola almeno il 90% della frutta estiva, perché priva di sapore e prodotta chissà dove. La verità, al di là di quello che scrivono persino i giornali italiani specializzati (ve li raccomandiamo…), è che la frutticoltura italiana – con riferimento soprattutto alla frutta estiva – è un caos totale e arriva di tutto e di più. Meglio evitarla, a meno che non ci sia la certezza che si tratti di frutta locale, a km zero e con uso razionale di pesticidi (la frutta estiva biologica avrebbe costi proibitivi). Il resto sono solo chiacchiere.
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