Nel 2015 Agrigento sarà la Capitale della Cultura. La domanda che si sono posti in tanti è: come arrivare ad Agrigento? Fino ad oggi arrivare nella Città dei Templi è un esperimento di Dio. Non ci sono trasporti aerei, perché hanno deciso che l’aeroporto sarebbe non economico. A parte la nave che collega Porto Empedocle con Lampedusa, utilizzate per il 90% per trasferire i migranti da Lampedusa in Sicilia, non ci sono trasporti via mare. Esiste solo una linea ferroviaria a binario unico che, pur essendo stata migliorata, lascia molto a desiderare. Quanto alle strade sono percorribili, bene o male, le vecchia provinciali, mentre le autostrade o strade a scorrimento veloce (non si capisce come definirle) sono da quasi un ventennio un delirio di appalti senza fine che alimentano il clientelismo, l’affarismo, il sindacalismo e gli sprechi. Chi scrive, da oltre 40 anni, sente dire che l’aeroporto ad Agrigento e dintorni non può essere realizzato perché, come già accennato, sarebbe non economico. Dagli anni ’80 del secolo passato al 2000 la politica siciliana ha cercato la soluzione. Grazie anche ad Agenda 2000 – che è stata la prima Programmazione dei fondi strutturali dell’Unione europea – si è arrivati alla conclusione che per Agrigento sarebbe bastato il raddoppio ferroviario (mai realizzato) e le nuove autostrade Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta (quest’ultima avrebbe assicurato il collegamento con l’autostrada Palermo-Catania). Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000 è stato assiomaticamente detto che Agrigento non ha bisogno di trasporti via mare. Adesso vi raccontiamo cosa hanno combinato i politici e i sindacalisti che sostenevano che un aeroporto ad Agrigento sarebbe stato “non economico”.
Nel 2018 abbiamo pubblicato un’inchiesta a puntate sulle autostrade siciliane firmata da Alfio Di Costa, che nella vita fa l’ingegnere e che conosce molto bene lo stato delle strade nella nostra Isola. Ecco cosa scriveva cinque anni fa Alfio di Costa sulla Palermo-Agrigento: “Probabilmente qualcuno voleva progettare, nei primi anni ’50 del secolo passato, l’autostrada Agrigento-Palermo che, riprendendo il percorso delle Strade Statali 121 ‘Catanese’ da Villabate al Bivio Manganaro e S.S. 189 ‘Valle dei Platani’ da bivio Manganaro fino ad Agrigento, collegava i due capoluoghi. Spesso, ahimè, in Sicilia si inizia con il progettare una chiesa e si finisce per realizzare una sagrestia: credo proprio che, con la Palermo-Agrigento sia accaduto questo. Il percorso lungo circa 120 km è fra i più trafficati di Sicilia e spesso definita ‘la scorrimento veloce della morte’. Risente, a mio modo di vedere, oltre che di una progettazione vecchia e non adeguata nemmeno al tempo della stessa progettazione, di grandi problemi di sicurezza e di svincoli progettati e realizzati in modo assurdo; di ‘trazzere’ e di strade provinciali che si immettono direttamente nel percorso. Quest’opera ha visto impegni di spesa spropositati con risultati scadenti. Basti pensare che solo per il rifacimento del tratto che va da Lercara Friddi a Bolognetta – è storia di questi anni – è stato speso oltre un miliardo di euro!”. Cinque anni fa, solo per il tratto Lercara Friddi-Bolognetta, sì e no 25 km di strada, era stato spesa un miliardo di euro. Ma almeno questi 25 km di strada sono stati completati? “Ma quando mai – ci dice Franco Calderone, imprenditore agricolo e produttore di vino con azienda a Marineo -. Non solo hanno fatto poco o nulla, ma hanno realizzato strade laterali allucinanti. Sono stradelle di due metri di larghezza. Se un’automobile si ferma lì blocca tutti”. Se cinque anni fa era stato speso un miliardo di euro a quanto ammonta la spesa fino ad oggi? Un miliardo e mezzo? Due miliardi di euro? Soldi spesi per non avere nulla!
Ancora Franco Calderone: E del viadotto Scorciavacche ne vogliamo parlare? Uno scandalo messo a tacere”. Della vicenda ci siamo occupati due anni fa. Per la cronaca, questo viadotto, che si trova lungo la strada Palermo-Agrigento, ha registrato problemi nel 2014, poco dopo l’inaugurazione. “Il viadotto Scorciavacche – ci diceva due anni fa Franco Calderone – non è mai crollato. C’è stato solo un assestamento naturale. Sarebbero bastati alcuni metri cubi di materiale inerte per riportare la rampa all’altezza dei viadotto. Tutto si sarebbe risolto con una spesa di qualche migliaia di euro. Invece, ad oggi, il viadotto è chiuso al traffico (in realtà è stato riaperto circa due settimane fa ndr). Hanno rimosso tutta la rampa di accesso con costi esorbitanti. Un’assurdità, perché il viadotto è perfettamente integro. Una scelta dissennata, che ha penalizzato il traffico automobilistico verso Agrigento, deviando i mezzi gommati verso una strada tortuosa e sconnessa. In questa storia – dice ancora Calderone – c’è, in primo luogo, la superficialità della politica del tempo. Con particolare riferimento all’allora capo del Governo, Matteo Renzi, che volle a tutti i costi inaugurare il viadotto per una questione di visibilità politica. Si è trattato, in questo caso sì, di un errore tecnico, perché non è stato dato il tempo al materiale inerte di assestarsi. Siamo, insomma, al danno da pavoneggiamento. Al renzismo dilagante di quegli anni si è sommata la speculazione politica grillina. Nel 2018, è noto, i grillini sono andati al Governo dell’Italia. E sono stati il vice Ministro siciliano, Giancarlo Cancelleri, e i parlamentari grillini a complicare lo scenario. Sarebbe bastato che questi signori alzassero gli occhi per verificare che il viadotto era stabile. Volendo, avrebbero potuto chiedere chiarimenti a qualche tecnico. Invece bisognava fare passare il messaggio che il Governo precedente aveva sbagliato, mettendo in evidenza le inefficienze della Sicilia, che nel caso in questione non c’erano state. E ancora oggi nessuno ha il coraggio di raccontare la verità: una verità che ci dice che i partiti politici nazionali sono fatti da nani e da ballerine che speculano sul Sud e sulla Sicilia. Una politica fatta di partiti nazionali che continuano a danneggiare la nostra Isola. Partiti che, non potendo e non volendo ammettere gli errori commessi, continuano a condannare gli automobilisti siciliani che transitano sulla strada Palermo-Agrigento a una penalizzazione inutile!”.
Passiamo alla nuova autostrada Agrigento-Caltanissetta. Riprendiamo l’inchiesta di cinque anni fa di Alfio Di Costa: “Fra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 viene progettata la Strada Statale 640 che da Porto Empedocle attraversa la Valle dei Templi a sud della città di Agrigento e percorre i territori di numerosi Comuni delle due provincie, fino a Caltanissetta. La strada è lunga circa 70 km e per molto tempo è stata chiamata ‘scorrimento veloce’. Oltre a collegare Porto Empedocle a Caltanissetta, si incrociavano i bivi per Favara, Racalmuto, Canicattì, Serradifalco, Delia, San Cataldo. La strada costituisce la principale via di comunicazione tra Agrigento e Caltanissetta ed il collegamento all’autostrada A19 Catania-Palermo. La vecchia Strada Statale 640 era a carreggiata unica con una corsia per senso di marcia e incrociava lungo il suo percorso la Strada Statale 189 Agrigento-Palermo, la Strada Statale Canicatti-Licata e la Strada Statale 626 Caltanissetta-Gela. La superstrada risentiva di una vecchia progettazione con accessi diretti sia di trazzere, sia di stradelle interpoderali. Agli inizi anni duemila si pensa ad una riqualificazione trasformandola in strada extraurbana principale con importanti lavori di ammodernamenti finalizzati, oltre che al notevole miglioramento della viabilità e della sicurezza, al sostegno dello sviluppo economico del territorio. La fine dei lavori era prevista entro il 2018. Non vado lontano dal vero se stimo in oltre due miliardi di euro le somme per ammodernare questi 70 km che prevedono due carreggiate con due corsie oltre la corsia d’emergenza. A mio parere i costi finali sono eccessivi per il risultato che sarà ottenuto, non credo prima della fine del 2019”. Pensate un po’: quando Alfio Di Costa scriveva – Estate 2018 – erano stati spesi 2 miliardi di euro e la strada avrebbe dovuto essere completata entro il Dicembre 2018. Siamo arrivati ad Aprile del 2023 e i lavori vanno avanti. Secondo voi quanti altri soldi hanno speso dal 2018 ad oggi? Un altro miliardo che si somma ai due miliardi di euro volati cinque anni fa?
Ricordare l’inizio di questo articolo: no all’aeroporto di Agrigento troppo diseconomico. Ebbene, un ingegnere trasportista ci ha detto che con tutti i soldi spesi fino ad oggi per le ‘nuove’ autostrade Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta si sarebbe potuto realizzare un piccolo aeroporto a Licata o a Racalmuto con venti anni di autonomia economica, al netto degli introiti. Se oggi, con una viabilità disastrosa, la Valle dei Templi di Agrigento è tra le prime mete turistiche della Sicilia, quanti altri turisti sarebbero arrivati con un piccolo aeroporto funzionante? Quante altre strutture turistiche si sarebbero potute realizzare ad Agrigento e dintorni? ? Invece abbiamo due ‘autostrade’ i cui lavori vanno avanti da oltre venti anni. Un sistema collaudato di sprechi e clientelismo con l’accordo di politici, sindacalisti, imprese, Stato italiano e Regione siciliana. Con gli operai di queste due autostrade in costruzione che vanno in pensione dopo anni di ‘duro lavoro’… Egregi politici che siete contrari all’aeroporto ad Agrigento: i miliardi di euro ‘bruciati’ per due autostrade che ancora non ci sono non sono sprechi? Questa vicenda è o no una manifestazione di sottosviluppo culturale prima che politico ed economico? Domanda finale: cosa faranno per Agrigento Capitale della Cultura 2025? Visto che aeroporto e trasporti via mare non esistono, daranno una ‘azzizzata’ alle linee ferroviarie senza raddoppio, come negli anni del Far West, e saranno costretti, loro malgrado, a interrompere la ‘greppia’ tra Agrigento e Caltanissetta. E, forse, ma non è detto, getteranno un po’ di asfalto nelle strade provinciali. E poi fine. In compenso, avremo due ‘Capitali’: la Capitale della Cultura e la Capitale del sottosviluppo culturale…