Capita di non poter seguire per filo e per segno l’andamento dei mercati agricoli internazionali. Per esempio, nella settimana di Pasqua, per mille motivi, non abbiamo avuto il tempo di legge tutti i report dell’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi. Così, di capo e collo, qualche giorno fa, abbiamo impattato con una notizia che ci ha molto colpiti: l’Unione europea che ha deciso di far entrare il grano proveniente dall’Ucraina a dazio zero! Abbiamo scritto un articolo per dare la notizia ai nostri lettori, ammettendo di non conoscere bene tutti i particolari di questa storia e anche i retroscena. Ieri abbiamo dato un’occhiata a varia pubblicazioni e, soprattutto, ai report di Puglisi. Ci siamo fatti un’idea di quello che sta succedendo. Sono notizie che non piaceranno ai consumatori italiani e, in generale, ai consumatori che, come proveremo a raccontare, sono le vere vittime di questa vicenda.
Cominciamo col dire che l’Unione europea, oggi, è piana zeppa di grano canadese, di grano ucraino (in giro ce n’è tanto, ma meno, sotto il profilo quantitativo, del grano canadese) e poi grano proveniente dalla Russia e dal Kazakistan. Questo spiega il perché il prezzo del grano, in Europa, è andato giù. E spiega soprattutto perché il prezzo del grano duro della Puglia e della Sicilia è crollato (in Puglia, in un anno, il prezzo del grano è passato da 60 euro al quintale al 40 euro e forse anche meno al quintale; in Sicilia – dove il prezzo del grano duro è sempre più basso del prezzo del grano duro pugliese – il prezzo del grano duro è passato da circa 50 euro al quintale a 30 euro al quintale). La brutta notizia che diamo subito è che il prezzo del grano duro potrebbe scendere ulteriormente. Non è sicuro, ma p un’eventualità che va messa nel conto. A meno che l’annata che sta per arrivare non presenti crolli di produzione di grano. Nell’articolo di qualche giorno fa abbiamo scritto che in Polonia c’è stata una sollevazione popolare contro l’invasione di grano ucraino che ha fatto crollare il prezzo di questo cereale. Leggendo i report di Puglisi abbiamo appurato che, in realtà, le protesta degli agricoltori sono state registrate in quattro i cinque Paesi europei, sempre a causa del grano ucraino che avrebbe provocato la caduta del prezzo del grano. Le proteste sono arrivate alla Commissione europea insieme con la richiesta di sospendere il flusso di grano ucraino in Europa. La Commissione europea ha risposto picche e, anzi, ha precisato – cosa che abbiamo scritto – che il grano ucraino a dazio zero continuerà ad arrivare per tutto il 2024.
La cosa strana che abbiamo notato approfondendo tale questione è che le proteste degli agricoltori di questi quattro-cinque Paesi europei sono arrivate a fine stagione. Non sarebbe stato più logico protestare prima? Perché non lo hanno fatto? Mistero (o quasi, come ora leggerete). In compenso gira voce che la Commissione europea stia valutando la possibilità di aiutare gli agricoltori europei che producono grano e che sono stati danneggiati dall’arrivo non soltanto di grano ucraino ma, come abbiamo scritto, soprattutto di grano canadese. Sorge il dubbio che nessuno di questi Paesi dove oggi si registrano le proteste degli agricoltori, abbia, in realtà, subito danni. Sorge il dubbio che questi Paesi europei abbiamo preso soldi per lo spostamento delle merci, che abbiano preso soldi per lo stoccaggio di grano, che abbiano realizzato anche nuovi centri di stoccaggio per guadagnare più soldi. Il tutto con servizi annessi e connessi abbondantemente pagati. Dopo di che sorge il dubbio – che in realtà è più di un dubbio – che abbiano rivenduto il grano arrivato dal Canada, dall’Ucraina e, in parte, anche dalla Russia e dal Kazakistan sul mercato europeo facendo crollare il prezzo del grano europeo. Con il dubbio che tutto questo possa essere avvenuto anche con il World Food Program, o con la Banca Mondiale, o attraverso il Grain Deal, ovvero attraverso il canale umanitario nel Mar Nero voluto dall’ONU per aiutare l’Ucraina a esportare il grano, il mais, l’olio di girasole prodotto in questo Paese in guerra. Non contenti di tutto questo – come già ricordato – adesso stanno ‘protestando’ con la Commissione europea perché vogliono pure essere ‘risarciti’.
Insomma, questa storia del prezzo del grano europeo crollato è stato e continua ad essere un grande imbroglio orchestrato dagli stessi Paesi dell’Unione europea che oggi si lamentano con la Commissione europea! Sarebbe da chiedersi se gli agricoltori di questi quattro-cinque Paesi europei che oggi lamentano l’invasione di grano ucraino (che, come abbiamo visto, non è solo ucraino, perché, in maggioranza, il grano estero che ha invaso l’Europa è canadese) siano coinvolti in questo imbroglio o se, invece, siano le vittime. Di certo sappiamo che i produttori di grano duro della Puglia e della Sicilia non sono coinvolti in questa storia della quale stanno solo piangendo le amare conseguenze, se è vero, come abbiamo già accennato, che il prezzo del grano duro, in queste due Regioni del Mezzogiorno, è crollato. Ci saranno risarcimenti anche per i produttori di grano duro della Puglia, della Sicilia e, in generale, dell’Italia? Certo, sarebbe singolare – là dove dovessero materializzarsi questi risarcimenti – se l’Italia dovesse essere esclusa! Detto questo, arriviamo alle conclusioni che interessano milioni di consumatori. Che non sono solo quelli italiani, ma dei tanti paesi del mondo che importano derivati del grano prodotti dalle industrie europee, dalla pasta ai dolci e via continuando. E’ chiaro che l’Europa ha fatto il piano di grano canadese che potrebbe contenere glifosato e micotossine e di grano ucraino inquinato dalle bombe di un anno di guerra. Sono notizia che vi abbiamo raccontato in questo articolo e anche in questo articolo. Questo vale per l’annata che si è conclusa. Non sappiamo cosa succederà con la prossima annata. Il consiglio che diamo ai nostri lettori in questo momento è di non acquistare pasta industriale. Acquistate solo pasta artigianale prodotta con grano duro a Km zero. Attenzione alla pubblicità. Attenti anche la pane: acquistatelo solo dai panifici che lavorano grano locale. Attenti alle pizze. Attenti a tutti i derivati del grano, duro e tenero. Sì, anche il grano tenero: ricordatevi che il grano tenero canadese varietà Manitoba da anni invade l’Europa. E quando ascoltate in televisione la frase “prodotto esclusivamente con grano italiano” pensate all’articolo di controinformazione che avete finito di leggere in questo momento e traetene le opportune conclusioni. La controinformazione è l’unica cosa che ci può tutelare. Ancora buona Pasqua a tutti. E scusateci se in queste feste vi raccontiamo storie non esattamente belle. Ma sono i fatti del nostro tempo.
Foto tratta da Il Fatto Quotidiano