Arrivano pessime notizie dalla Tunisia. E sono notizie che ci interessano direttamente. Perché è dalla Tunisia che arriva la maggior parte dei migranti in Italia passando dalla Sicilia. In Tunisia, da oltre un decennio, la crisi economica non dà tregua e non è chiara la situazione politica. Ai problemi che si trascinano da anni se n’è aggiunto un altro: la siccità. Nel suo report della fine della scorsa settimana l’analista dei mercati internazionali, Sandro Puglisi, scrive che la siccità ha provocato effetti “disastrosi”. Il riferimento è soprattutto al grano, se è vero che la mancanza d’acqua ha ridotto di un terzo la produzione di questo cereale, passata da 750 mila tonnellate a 500 mila tonnellate circa. “Il previsto calo del raccolto di grano – scrive Puglisi – aggraverebbe le difficoltà finanziarie della Tunisia mentre cerca di concludere un pacchetto di salvataggio internazionale”. Puglisi racconta anche che “Le autorità tunisine hanno iniziato a tagliare l’acqua potabile durante la notte nelle aree della capitale e in altre città in quello che sembra essere un tentativo di ridurre il consumo di fronte alla grave siccità”. Nel report si legge anche una dichiarazione di un funzionario del Ministero dell’Agricoltura, Hamadi Habib: “Le dighe tunisine hanno registrato volumi in calo di un totale di 1 miliardo di metri cubi a causa della mancanza di pioggia da Settembre 2022 a metà Marzo di quest’anno”.
La siccità che sta colpendo la Tunisia potrebbe far aumentare il numero di migranti verso l’Italia, passando da Lampedusa e dalla Sicilia. Anche se i migranti che arrivano a Lampedusa e, in generale, in Sicilia dalla Tunisia non sono tutti tunisini. In questo Paese, infatti, arrivano migranti dalla Costa d’Avorio, dalla Guinea, dal Pakistan e dal Bangladesh. Non è chiaro se il Governo tunisino del presidente della Repubblica Kais Saied sia favorevole al fatto che il suo Paese sia diventato il punto di passaggio di migranti verso l’Italia. La verità è che lo scenario in Tunisia è molto complicato e di non facile ‘lettura’. L’Occidente e, in particolare, l’Unione europea hanno aiutato la Tunisia anche se non si capisce a che prezzo. Il Fondo Monetario Internazionale è disposto ad aiutare la Tunisia, ma in cambio chiede le solite riforma d’impronta liberista. Non sappiamo che ruolo stia svolgendo la Cina. Ma si ha l’impressione che la Tunisia sia contesta tra Occidente e Cina, cosa, questa, che accentua i problemi. Alla siccità si somma oggi la crisi del turismo, che è stato messo in ginocchio dalla pandemia, e l’inflazione che non è di origine monetaria ma dovuta alla mancanza di beni, a cominciare dai beni alimentari, grano in testa. E poi c’è la disoccupazione giovanile ad elevati livelli. In questo scenario si inserisce la questione dei migranti. Il problema dei migranti non riguarda solo l’Europa, ma anche alcuni Paesi dell’Africa. A cominciare proprio dalla Tunisia. Ha destato scalpore la dichiarazione rilasciata dal presidente tunisino Saied lo scorso 21 Febbraio: “Esiste un piano criminale per cambiare la composizione demografica della Tunisia, ci sono alcuni individui che hanno ricevuto grosse somme di denaro per dare la residenza ai migranti subsahariani. La loro presenza è fonte di violenza, crimini e atti inaccettabili, è il momento di mettere la parola fine a tutto questo perché c’è la volontà di fare diventare la Tunisia solamente un Paese africano e non un membro del mondo arabo e islamico”. Insomma, anche in Tunisia c’è un problema di immigrazione clandestina. E non è facile capire le moltitudini di migranti che arrivano in Tunisia dall’Africa subsahariana scelgano volontariamente di imbarcarsi per l’Italia o se siano costrette a lasciare la Tunisia. Un dato comunque è certo: sono tanti i migranti subsahariani che arrivano a Lampedusa e in Sicilia.
Foto di Kais Saied tratta da Il Riformista