- Oltre a fare ridere, le sanzioni dell’Unione europea al Paese di Putin hanno convinto i russi a bere più vino italiano. I dati record diffusi all’apertura del Vinitaly di Verona
- Tre buone ragioni per non puntare più sull’Occidente per vendere vino e per guardare invece alla Russia e anche alla Cina
- Alla fine degli anni ’80 i russi acquistavano volentieri vino siciliano ad alta gradazione
Oltre a fare ridere, le sanzioni dell’Unione europea al Paese di Putin hanno convinto i russi a bere più vino italiano. I dati record diffusi all’apertura del Vinitaly di Verona
La sanzioni alla Russia da parte dell’Occidente industrializzato non hanno solo rilanciato l’economia del Paese di Putin ma, contro le previsioni, hanno rilanciato anche l’export di vino italiano verso la stessa Russia. L’economia, per definizione, non è una scienza esatta e quanto sta succedendo con il vino italiano tra i consumatori russi ne è la prova: Il volume delle esportazioni di vino italiano in Russia nel 2022 è aumentato del 16% rispetto al 2021 e ha raggiunto il record storico di un valore di 172 milioni di dollari. A dare questa notizia è la Coldiretti in occasione dell’apertura del Vinitaly 2023 a Verona. L’assenza dei russi, tra gli oltre mille buyer provenienti da 68 Paesi accreditati al Vinitaly – leggiamo su agricolae.eu – non ferma gli acquisti di vino italiano che, anche attraverso triangolazioni, arriva a Mosca dove i cittadini non rinunciano a consumare bottiglie tricolori, a casa e al ristorante. L’Italia è diventata nel 2022 il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Spagna e Georgia”. I vini più richiesti, oltre al Prosecco, sono l’Asti, i Dop toscani, i vini siciliani, i vini piemontesi e i vini veneti.
Tre buone ragioni per non puntare più sull’Occidente per vendere vino e per guardare invece alla Russia e anche alla Cina
E dire che la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia avrebbero dovuto fare crollare l’export di vino in Russia. “Vino: a rischio l’export in Russia per 375 milioni di dollari”: questo il titolo di un articolo dell’ANSA del 25 Febbraio dello scorso anno. I fatti stanno dimostrando che le previsioni catastrofiche non si sono avverate. Il boom dei vini italiani riguarda, ovviamente, i prodotti imbottigliati. Noi, nel Luglio del 2019, abbiamo lanciato un a proposta che potrebbe diventare la soluzione per le cantine sociali siciliane che non sanno a chi vendere il vino: venderlo alla Russia. Oggi aggiorniamo la proposta: provare a vendere il vino delle cantine sociali della nostra Isola anche alla Cina. In Occidente – a cominciare dall’Unione europea – i consumi di vino diminuiscono. Alla base di questa riduzione dei consumi di vino c’è un’idea salutistico-demenziale introdotta nel Vecchio Continente dall’unione infausta di tre categorie di persone: 1) gli ambientalisti del Nord Europa (quelli che dicono che dobbiamo vivere da malati per morire sani…) che vorrebbero eliminare la carne tradizionale per farci mangiare la carne da laboratorio; 2) i servi sciocchi delle multinazionali che vorrebbero farci mangiare gli insetti; 3) quelli che dicono che bisogna mangiare poco e non bere vino e alcolici perché dobbiamo essere tutti magri. Pensare di impostare l’export di vino – soprattutto l’export del vino sfuso – in Europa e nell’Occidente di malati ‘i stomaco, per dirla alla siciliana, è tempo perso. Le cantine sociali siciliane debbono fare quello che facevano alcune cantine sociali del Trapanese alla fine degli anni ’80: fare arrivare le grandi navi-cisterne russe e vendergli il vino.
Alla fine degli anni ’80 i russi acquistavano volentieri vino siciliano ad alta gradazione
La Russia e anche la Cina sono Paesi seri, dove le persone sono ancora normali. Persone che quando si siedono a tavola vogliono mangiare e anche bere e sinnj futtinu di tutte le minchiate dell’Occidente, dagli insetti a tavola alla carne di laboratorio fino al vino che fa male… Tra l’altro, il vino siciliano delle cantine sociali si presta molto bene per un mercato giovane in espansione dove i prezzi bassi possono fare la differenza. Non solo. Da quanto ci risulta – sono notizie che giravano alla fine degli anni ’80 del secolo passato – i russi accettavano di buon grado che una quota del vino siciliano che importavano avesse un’alta gradazione che li agevolava nella produzione di superalcolici. A nostro avviso, i titolari delle cantine sociali siciliane, invece di andare a perdere ancora tempo negli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura o, peggio, invece di andare dietro ai politici siciliani che di questi argomenti sanno poco o nulla, dovrebbero prendere contatti con i russi per vendere il loro vino. C’è la guerra in Ucraina? Sì, ci sarà qualche difficoltà in più ma vale la pensa tentare.
Foto tratta da Sicilia Verde
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal