di Nota Diplomatica
In mezzo alle notizie di guerre, disastri naturali e bancari, inflazione e altre amenità di questi giorni, è passata perlopiù inosservata la recente uscita di uno sciame di studi scientifici da parte di ricercatori che ritengono di avere già identificato tracce di vita su Marte. Sono reperibili: (qui), (qui), (qui), (qui). Si tratta dei lavori di scienziati associati alla Smithsonian Institution e l’Oklahoma State University (Usa), l’Istituto di Microbiologia dell’Accademia delle Scienze cinese, l’egiziana Minia University, le università inglesi di Buckingham e di Aston, l’University di Peshawar (Pakistan) e anche due istituzioni italiane: l’Università di Napoli Federico II e il CNR IRPI di Cosenza. I risultati finora ottenuti sono preliminari, basati su immagini fotografiche ritrasmesse sulla Terra dalle sonde ‘Rover’ americane che da tempo frequentano la superficie del pianeta rosso. Tuttavia, i ricercatori annunciano di avere identificato fossili di spugne, coralli, alghe, funghi, licheni, gamberi, granchi e di altro ancora. L’eventuale conferma cambierebbe drasticamente la nostra visione dell’Universo e di cos’è la vita biologica. In primo luogo, gli organismi ‘marziani’ che si ritiene di aver trovato sono straordinariamente simili a quelli presenti sulla Terra. È possibile che si tratti di un inatteso caso di evoluzione ‘parallela’? O piuttosto che potrebbe esserci stato qualche tipo di contaminazione terrestre-marziana, cioè un’inimmaginabile comunicazione tra i due pianeti in epoca remota?
Tutto è – in teoria – possibile. La circostanza tenderebbe anche ad avvalorare l’antica ‘eresia’ scientifica della panspermia: l’ipotesi che i ‘semi della vita’ siano stati distribuiti ovunque nell’Universo attraverso gli spostamenti della polvere stellare e dei meteoriti, asteroidi, comete e planetoidi che si muovono nello spazio. L’idea si deve al filosofo greco Anassagora (496 a.C. – 428 a.C. circa) che ipotizzò anche il moto dei corpi celesti. Le sue affermazioni ‘empie’ gli causarono l’allontanamento da Atene, ma la panspermia trova ancora sostenitori in ogni nuova generazione. Molti sondaggi hanno dimostrato che una larga maggioranza della popolazione della Terra ritiene che ci sia ‘altra vita’ nello spazio. Anzi, il 20% crede che gli alieni siano già tra noi, anche se non si vedono… L’idea che la vita sia comune nell’Universo cozza però con il ‘Paradosso di Fermi’. A suo tempo, il fisico italiano osservò schiettamente che, se la vita è così comune, allora “Dove sono tutti quanti?”. Qualcuno dovrebbe essere già venuto a visitarci, o almeno, avrebbe dovuto generare segni della presenza che dovremmo essere in grado di osservare. Supponiamo però, sulla base dei ritrovamenti marziani, che gli abitanti delle galassie siano tutti imparentati. Gli ‘altri’ potrebbero essere nella stessa situazione di noi terrestri, cioè in attesa che qualcuno si muova per andare da loro… La vita sulla Terra dopotutto è la più convincente prova che esista la vita nell’Universo. E se esiste, o è esistita, anche su Marte, è almeno ipotizzabile che gli alieni siano dei nostri cugini, oppure che gli alieni siamo noi…
Foto tratta da Corriere della Calabria