- Un grande successo per la Sicilia e un grande successo per Agrigento, città bellissima che il mondo ci invidia
- Quando ad Agrigento, nella prima metà del ‘700, con le colonne dei Templi si realizzava il porto…
- ‘u inglisi spirdutu ‘nmezzo ‘i templi che convinse Mussolini a tutelare l’area archeologica
Un grande successo per la Sicilia e un grande successo per Agrigento, città bellissima che il mondo ci invidia
Nella seconda metà degli anni ’90 del secolo passato, pur di mettere in cattiva luce Agrigento (e, con molta probabilità, chi la amministrava), ‘taroccavano’ le fotografie. In pratica, avvicinavano Agrigento città con i suoi ‘tolli’ (palazzi molto alti, in alcuni casi di dieci piani) ai Templi, così da far apparire l’area archeologica assediata dal cemento. Chi scrive ha origini agrigentine e, conoscendo come stanno le cose, provava a dare un’informazione corretta. Ma non era facile. Oggi apprendiamo che Agrigento sarà la Capitale delle cultura italiana nel 2025. Cos’è cambiato da allora ad oggi? Nulla. O meglio, è finita nel nulla la campagna di denigrazione e di disinformazione ai danni di Agrigento. Nella seconda metà degli anni ’90 c’era chi scriveva – senza nemmeno conoscere come stavano le cose – che la Valle dei Templi era stata ‘cementificata’. Falsità. Le uniche case abusive realizzate nell’area archeologica risalgono agli anni precedenti alla frana del Luglio 1966. Va ricordato che negli anni ’60, in Italia, in materia di ‘cementificazione’, ne succedevano di tutti i colori. Basti pensare alle battaglie civili di Antonio Cederna contro l’assalto alla via Appia antica, a Roma. Paradossalmente, ad Agrigento l’assalto al territorio c’è stato, ma è stato molto contenuto rispetto ad altre parti d’Italia. E subito dopo la frana della città – che per Agrigento ha segnato un’epoca – molte delle abitazioni abusive sono state sequestrate. Non solo, con il Decreto Gui-Mancini l’area archeologica di Agrigento è stata salvaguardata in modo quasi ‘militare’ (forse anche con qualche eccesso: ma questa è un’altra storia).
Quando ad Agrigento, nella prima metà del ‘700, con le colonne dei Templi si realizzava il porto…
C’è chi dice che la frana del 1966 ha salvato l’area archeologica di Agrigento. Questo è vero solo in parte, perché Agrigento ha sempre avuto personaggi di grande sensibilità e di grande cultura. Tra questi noi vogliamo ricordare Alexander Hardcastle: ed è a lui che andrebbe dedicata la designazione di Agrigento Capitale delle cultura italiana nel 2025. Hardcastle era un capitano dell’aeronautica inglese che, tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del secolo passato, non ancora cinquantenne, venne in visita ad Agrigento, che allora si chiamava Girgenti. Poiché l’autocitazione non è plagio, riportiamo un passo di un articolo che abbiamo scritto nel 2015 per la Voce di New York: “Uomo di cultura e appassionato di archeologia, il capitano inglese s’innamorò di una città che, ai suoi occhi, era un sogno. Benestante, se non ricco, impegnò tutti i suoi soldi per valorizzare l’area archeologica che gli agrigentini di quegli anni consideravano poco meno di niente. Basti pensare che alcune centinaia di anni prima i resti di alcune colonne dei Templi erano stati utilizzati per costruire il porto della città…”. Questo avvenne ai tempi del Vescovo di Agrigento, Lorenzo Gioieni, tra il 1730 e il 1754, anno della dipartita di questo uomo di Chiesa. Allora non c’era molto interesse per i resti del passato e siccome servivano le pietre per il nuovo molo, si utilizzarono parte delle colonne dei Templi. Questa storia faceva impazzire Hardcastle, che cercava in tutti i modi di sensibilizzare gli abitanti di Agrigento, per convincerli a valorizzare una zona a archeologica che l’inglese considerava unica al mondo. C’erano alcuni abitanti di Agrigento che lo ascoltavano, ma la massa lo considerava un mezzo matto.
‘u inglisi spirdutu ‘nmezzo ‘i templi che convinse Mussolini a tutelare l’area archeologica
“Si racconta che, rimasto a corto di soldi – stiamo citando sempre il nostro articolo di otto anni fa – visto che li aveva spesi tutti per Agrigento, si catapultò da Mussolini. Il ‘Duce’, prima di riceverlo, si era fatto inviare un’informativa dal federale e dal podestà di Agrigento. Questi ultimi gli avevano detto che il capitano dell’aeronautica di sua maestà la regina d’Inghilterra era un matto, per la precisione ‘u inglisi spirdutu ‘nmezzo ‘i templi (l’inglese sperduto in mezzo ai Templi: così lo chiamavano molti agrigentini di quegli anni)”. I ‘capi’ del fascismo agrigentino “pensavano di farsi belli con ‘Lui’, che notoriamente non amava l’Inghilterra”. E’ noto che Mussolini aveva definito l’Inghilterra “perfida Albione” (Albione è l’antico nome della Gran Bretagna). E’ vero, Mussolini non amava l’Inghilterra. Ma non era uno sprovveduto. Era rimasto molto colpito dal fatto che un inglese che si era trasferito a vivere ad Agrigento, regalando buona parte dei suoi averi a una città italiana, era partito a proprie spese per Roma per parlare con lui di una “città unica al mondo che va salvata dall’incultura e dagli speculatori”. Mussolini ricevette il capitano inglese: “Il capo del fascismo ascoltò con attenzione Hardcastle. E capì tutto. Chiamò federale e podestà di Agrigento e gli disse che, se non avessero fatto tutto quello che diceva il capitano inglese, li avrebbe fatti arrestare. Conoscendo il loro ‘capo’ – e ricordando, soprattutto, quello che il suo emissario, il Prefetto Cesare Mori, aveva fatto in Sicilia (migliaia di mafiosi arrestati e tanti boss fuggiti negli Stati Uniti d’America), prima di dover cedere, ma con l’onore delle armi, alla borghesia mafiosa che, anche allora come oggi, occupava i vertici della società siciliana – tornarono ad Agrigento con la coda in mezzo alle gambe. E da allora la Valle dei Templi iniziò a splendere (Hardcastle, per la cronaca, è sepolto nel cimitero cittadino di Bonamorone in una cappella con una finestra che dà sulla Valle dei Templi, secondo le sua volontà)”. Esageriamo se affermiamo che la Valle dei Templi di Agrigento deve molto a questo inglese? Crediamo proprio di no. E ci auguriamo che, nel 2025, quando Agrigento sarà Capitale della Cultura, la figura di Hardacastle venga ricordata come merita.
P. s.
Solo un appunto. Sappiamo che, da qui al 2025, la nuova strada Palermo-Agrigento non sarà mai completata. Ma almeno si potrebbe potenziare la linea ferroviaria. Chiediamo troppo? Certo, se fosse stato realizzato un piccolo aeroporto a qualche chilometro da Agrigento, beh, oggi sarebbe tutto diverso. “Sarebbe un aeroporto in perdita”, dicono gli ‘scienziati’. Invece i miliardi di euro che hanno ‘bruciato’ nella nuova strada Palermo-Agrigento che non verrà completata prima dei prossimi dieci anni sono soldi impiegati bene? E i miliardi di euro dell’autostrada Agrigento-Caltanissetta che quattro anni fa era data per “completata” e che è ancora in corso di realizzazione sono soldi ben spesi? Con un decimo dei soldi che hanno speso per queste due strade – che ancora esistono solo sulla carta – si sarebbe potuto realizzare un piccolo aeroporto a Licata e oggi chissà quanti turisti arriverebbero ad Agrigento. Invece ecco le strade che non ci sono costate una barca di soldi, un collegamento ferroviario che è un mezzo punto interrogativo e arrivare ad Agrigento da Palermo è come ‘essere estratti a sorte’… Del resto, Luigi Pirandello è nato da queste parti. E infatti le strade e i collegamenti ferroviari di Agrigento sono pirandelliani a tutti gli effetti!
Foto tratta da You On Tour
AVVISO AI NOSTRI LETTORI
Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.-La redazione
Effettua una donazione con paypal